La forzata clausura domestica di questo periodo ha dei lati positivi. Non mi dilungherò accennando ai libri che [comunque] non ho letto, né agli amici di vecchia data che [in ogni caso] non ho chiamato. Ma vi faccio partecipi di una delle bottiglie stappate in questa strana e – a suo modo – indimenticabile domenica di Pasqua.

Frank Cornelissen è stata una delle prima chicche che individuai approcciandomi più o meno seriamente al vino, circa quindici anni fa. Me ne parlò Gianpaolo l’Invinato Speciale, rispolverando chissà quale ricordo o articolo di giornale (lui ha tutta una serie di fonti che si ostina a non rivelarmi, ma tant’è…). Per anni l’ho inseguito, Cornelissen, non Gianpaolo. Poi lo vidi per qualche anno di fila nel corso di eno-eventi. Qualche assaggio, qualche commento. Poi nulla più, perché la mia sete di vino e di sapere mi aveva portato su altri percorsi (ah come sono lontani in cui avrei fatto pazzie per un Chianti!). E finalmente domenica la mano in cantinetta è finita su Susucaru Rosso, un tempo noto con il nome di Contadino, di cui parlammo diffusamente già nel 2014. Blend a forte maggioranza di nerello mascalese, sostenuto dall’apporto di alicante boushet, minnella e uva francesa, coltivati ad alberello sul versante nord della nuova El Dorado enologica italiana: l’Etna. È ben illuminato di rubino e restituisce al naso, innanzi tutto, una sorta di vinosità verace.

Si riscontrano i caratteri di un vino che certo non gioca con le sfumature che sovente caratterizzano il nerello mascalese: i sentori primari esplodono fragorosi, ma non gigioneggiano, anzi evolvono con energia verso profumi più marcati verso le spezie e la macchia mediterranea. Non ha il bouquet tipico di un nerello, mi ricorda – questo sì – il vino artigianale che assaggiavo in gioventù dal bicchiere di mio padre. Il sorso è dannatamente beverino, vi assicuro che – complice un titolo alcolometrico non elevato – la bottiglia intera si presta ad essere sacrificata all’altare della sete in pochi minuti. Fresco e minerale, ha una bella personalità, e del contadino ha sicuramente la tenacità con cui si sofferma al palato. Susucaru Rosso è un prodotto relativamente di nicchia, con una produzione di circa 35.000 bottiglie l’anno. Il prezzo si aggira, in enoteca, tra i 20 e i 25 euro circa.