Parliamoci chiaro: il livello qualitativo dei vini etnei ha raggiunto soglie impensabili fino a qualche decennio fa, in grado di generare l’interesse non solo dei consumatori ma anche quello dei winemaker di tutto il mondo, che sempre più frequentemente giungono alle pendici della Muntagna – come viene chiamato il vulcano in dialetto – per sfruttarne il grande potenziale. Negli ultimi venti anni nessuna zona – ribadisco nessuna – in Italia ha avuto uno scatto di merito come quella etnea, in grado di coniugare tradizione, territorio ed evoluzione tecnica, indirizzandosi ad una produzione fiera e soprattutto riconoscibile. 
Con queste premesse il Consorzio tutela Vini Etna Doc ha presentato il 17 novembre scorso a Milano – in collaborazione con Ais – la seconda tappa di Etna Grand Tour, un evento itinerante organizzato per promuovere il marchio ed i vini del consorzio. La location è la consueta, l’Hotel Westin Palace di Piazza Repubblica. Abbiamo provato i vini di cinque aziende, ne avremmo degustato anche qualcuno in più, se solo qualche produttore – ahinoi – non avesse disertato l’incontro nonostante il suo nome comparisse tra i presenti. Peccato. Vediamo come è andata.

Benanti 

Un nome certo non nuovo nel panorama nazionale a cui si ascrivono alcune eccellenze vinicole assolute.

Nerello cappuccio 2010: una gran bella sorpresa. Olfatto nitido e raffinato, cui segue scattante e cadenzato un sorso appagante e originale. Emozionante.

Nerello mascalese 2009: al naso ha sentori di ciliegia, pepe nero e cannella. In bocca non mantiene ciò che l’olfatto ha promesso: manca una corrispondenza precisa; coadiuvato da rotondità e corpo scivola facilmente nella piacevolezza da legno.  

Rovittello 2010: quanto ci piace! Blend di nerello mascalese e nerello cappuccio, ha dimostrato spesso le proprie doti, sopportando paragoni con vini blasonatissimi (rinfrescatevi la memoria rileggendo il post sul vino dell’anno 2013). Il profumo intenso e variegato anticipa un sorso dalla spiccata personalità, ricco di tannino mai fuori fase, dalla stoffa vellutata e sapida. Un fuoriclasse.
Cirneco 2010: nerello mascalese in purezza. Sintetizzo come meglio non si potrebbe: questo vino è buono, molto. La tenuta di Randazzo è stata fortemente voluta da Nino Bevilacqua e ha solo pochi anni di attività alle spalle. Molti altri ne ha davanti perché i vini che produce meritano ogni centesimo speso per acquistarli. Nel Cirneco 2010, nome attribuitogli per ricordare l’omonimo cane dall’antico passato, l’approccio del profumo è subito molto personale, caratteristico, diretto: un’impronta vanigliata caratterizza la scansione nitida di ribes e more mature, pepe nero e sbuffo minerale. Al gusto manifesta potenza ben controllata dalla spinta acida, tannino allineato e godibile, sapidità percepibile e fiera fino a un finale dinamico e persistente. Concludendo, un gran bel vino.  

Patria 

Un’azienda che non conoscevo: ci propone un Etna bianco 2013, blend in perfetto equilibrio tra caricante e catarratto: giustamente morbido e fresco, offre un sorso vagamente ruffiano ma accattivante.
Il Rosso 2012 è fresco e beverino, molto energico. 
Infine Etna rosso riserva 2001, un vino fatto solo nelle migliori annate.  Aspetto luminoso e consistente, profumo complesso e lievemente alcolico, more e lamponi sotto spirito, speziato e concentrato.

Frank Cornelissen:  una nostra vecchia conoscenza, una chicca che andrebbe ricercata e bevuta almeno una volta nella vita. L’azienda ha sposato un approccio nei confronti della natura ponendo l’uomo totalmente osservatore nei confronti della Natura. Una filosofia coraggiosa e non interventista, per la quale si evita qualunque tipo di trattamento chimico e persino di arare la terra. Il risultato nel calice non può che essere un’espressione rigorosa del terroir, intimamente vicina all’anima del vitigno. 
Rosso del contadino 2013: essenziale sin dalla presentazione della bottiglia, blend di uve bianche e nere proveniente da viversi vigneti. Fresco, diretto e senza orpelli, è caratterizzato da grande bevibilità senza essere banale. 
Munjebel rosso 2013: nerello mascalese ottenuto da uve di diversi vigneti, ha personalità da vendere. Al naso si esprime con aromi di macchia mediterranea e more, con sferzate di note minerali, pietra focaia. Al gusto esplode con la sua identità, una verticalità decisa e nessun compromesso: tannini centrati in un contesto gustativo originale e piacevole, sapido e fresco. Spremuta di Etna.       

Firriato: è una delle aziende siciliane più note, la cui fama è solidamente legata a vini dal livello qualitativo elevato pur di fronte a numeri e varietà di produzione importanti. 
Il Cavanera Rovo delle Coturnie  è un blend di nerello mascalese e nerello cappuccio, coltivati in Contrada Verzella di Castiglione di Sicilia, sul versante nord est dell’Etna. Molto concentrato sin dall’aspetto visivo, manifesta un profilo olfattivo intenso ma non troppo variegato. Al gusto è particolarmente alcolico, parzialmente bilanciato da tannini esuberanti. Senz’altro le componente fruttate e minerali sono di pregio, ma non bastano a rendere armonico un vino che probabilmente deve ancora dare il meglio di sé.