Bigney, crabutet, langon, médoc noir. Vi dicono qualcosa, questi nomi? Sono tutti sinonimi del merlot, uno deiMerlot vitigni più diffusi e più apprezzati del pianeta.

Origine e prime menzioni

È originario della Gironda, da quelle magiche terre che tuttora danno vita ai migliori merlot di sempre. La prima menzione, sia pur approssimativa, è del 1783 in una stampa di Libourne en Gironde:

Merlau… fait un vin noir et excellent, et il abonde dans un bon terrein

Merlau… produce un nero ed eccellente vino, ed è produttivo in un buon suolo

Il nome “Merlot” appare per la prima volta nel 1824 in un trattato su vini del Médoc, lo stesso che ne delinea le origini del nome: gli è stato dato questo nome poiché le bacche del vitigno sono molto apprezzate… dai merli!

Parentele

Per molto tempo si è saputo che l’unico parente del merlot è il cabernet franc. Solo nel 2009 si è scoperta l’origine dell’altra ramo genetico: un vitigno dal nome sconosciuto classificato per la prima volta nel 1996 vicino Saint-Malo, in Bretagna, rinvenuto in un vigneto abbandonato ai piedi del Mont Garrot.  Questo “Mister X” fu rinvenuto quattro anni dopo in quattro diversi villaggi dello Charente dove veniva chiamato uva della Madeleine, con riferimento alla precocità del vitigno, già maturo il giorno di Santa Maddalena, il 22 luglio. Per non confondere questo vitigno con altri gli fu dato il nome magdeleine noire des Charentes, ufficialmente riconosciuto come la madre del merlot.

Caratteristiche e tecniche di allevamento

Il merlot è molto precoce, caratteristica che gli consente di adattarsi con facilità ai climi di tutto il mondo vinicolo. Ama i terreni umidi, ricchi di argilla e grassi; il sistema di allevamento più utilizzato è il guyot singolo e bilaterale. I suoi acini sono grandi e la buccia è sottile.

Varietà dal tannino aggraziato, spesso vi si associano vini connotati da morbidezza al limite della ruffianeria. In realtà il merlot vinificato nei luoghi di elezione, ha peculiarità importanti, ben più della sua rinomata rotondità: ma la sua caratteristica principale – la morbidezza – spesso è stata dilatata fino all’estremo, sia nel monovitigno che nei blend, dove concorre ad affievolire le asperità di altri vitigni. Questo uso spregiudicato ha contribuito ad alimentarne la fama di vino piacione, penalizzandolo. La morbidezza del merlot è accentuata dai passaggi in legno, specie in barriques, motivo per il quale difficilmente è vinificato in acciaio o cemento. I caratteri olfattivi del vitigno sono di fragrante frutta a bacca nera e rosa nonché nota erbacea, specie se il vino è giovane.

Nei blend il compagno del merlot è classicamente il cabernet sauvignon, con il quale – unitamente ad altri vitigni – dà vita a innumerevoli tagli bordolesi in ogni angolo del pianeta.

I rosati da merlot ottengono generalmente consenso, citiamo tra i tanti il Kotzner di Armin Kobler, un vino dal doppio vestito: fruttato e fresco al naso, di corpo e personalità forte al palato. Una chicca.

Il merlot si presta alla spumantizzazione, anche se le poche versioni che circolano – spesso ottenute con metodo Martinotti – sono difficili da reperire. Gli spumanti da merlot sono fruttati e vinosi e inevitabilmente hanno un carattere strutturato che da un lato li rende preferibili per pasteggiare, dall’altro risultano poco fini.

Presenza sul territorio

Il merlot è presente in tutto il mondo: dal Sudafrica al Cile, fino al Nuovo Mondo.Petrus

A livello europeo è sul podio, al terzo posto tra le varietà più coltivate, con 165.000 ettari. In Italia è la sesta uva più diffusa, con oltre 23.000 ettari in quattordici regioni. È curioso che la diffusione del vitigno superi quella di alcuni must italiani, come la barbera (circa 18.000 ettari). In Francia si piazza al terzo posto tra le uve rosse, dopo carignano e grenache e la denominazione più prestigiosa è senza dubbio Pomerol, patria dei più grandi merlot. Primo tra tutti Château Petrus, vino totem dell’enologia mondiale, in grado di raggiungere cifre da capogiro e rivalutarsi anno dopo anno.  Tra i grandi vini citiamo anche Château Le Pin: se ne avete una bottiglia in casa siete fortunati.

E in Italia? Introdotto già dal 1880 ha l’espressione più nota nel Masseto di proprietà della famiglia Frescobaldi , un cru di Bolgheri a 120 metri sul livello del mare, in un suolo di argille e sabbie ricche di ciottoli. L’eccellenza del Masseto spinge i prezzi di ciascuna bottiglia aldilà della mesosfera: inaccessibile ai più.

Il nostro Paese, per fortuna, produce ottimo merlot anche altrove, a prezzi più terrestri: dai fini friulani agli eleganti toscani, fino alle espressioni siciliane, ciascuno con le proprie caratteristiche identitarie. Proprio dalla Toscana consigliamo due nomi da segnare nella to drink list: Soloio di Casa Emma e Cantico di Podere La Cappella.

Curiosità

Al merlot è dedicato un concorso mondiale, tenutosi quest’anno dal 21 al 23 aprile: i vincitori saranno premiati dopodomani a Zurigo.

Da Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, parte e arriva la Strada del merlot, nel cuore della DOC Friuli Isonzo.