Alla sua sesta edizione, Bottiglie Aperte ritorna al Palazzo delle Stelline di Milano con assaggi e degustazioni di oltre 900 etichette prodotte da più di 150 prestigiose aziende italiane. L’evento fortemente voluto da Federico Gordini e atteso con impazienza da operatori, appassionati ed esperti del settore, è caratterizzato da workshops e incontri tematici di altissimo livello. Per intenderci basti citare fra le numerose verticali quella di Barolo Sarmassa o di Brunello di Montalcino Conti Costanti.
Per l’occasione sono stati selezionati grandi produttori, aziende già affermate e storiche, e piccole realtà di nicchia: insieme offrono uno spaccato ben rappresentativo della produzione vitivinicola italiana, dal nord al sud della Penisola.
Ricordo le prime edizioni di Bottiglie Aperte – in cui già si intravedeva il grande potenziale dell’evento, ma che risultavano ancora poco strutturate – e osservo con ammirazione quello che è oggi: un momento di incontro atteso e importante per Milano in cui il vino è il grande protagonista.
Un evento di carattere commerciale che a Milano mancava e su cui noi di Parole di Vino già avevamo scritto, scommesso e creduto. Guardate come ne parlavamo già due anni fa leggendo questo articolo.
In questi anni è cresciuta la lista di aziende partecipanti così come la presenza ed i contributi di esperti e professionisti del settore: solo per citarne alcuni, sono intervenuti Daniele Cernilli, Renzo Cottarella, Bruno Vespa, Adua Villa, Orazio Vagnozzi e molti altri.
Durante le due giornate dell’evento, aggirandosi fra le eleganti sale di Palazzo delle Stelline si respirava un’aria davvero piacevole, informale e allo stesso tempo professionale, di mondanità e, contemporaneamente, familiare.
Ed eccoci agli assaggi.
Dai nomi già affermati arrivano tante conferme: Kettmeir con il suo Pinot Bianco 2016 è l’Alto Adige nella sua veste più tradizionale e sincera, con freschezza e mineralità al sorso e profumi di fiori freschi e mela verde al naso, così come Klaus Lentsch con il sauvignon blanc Amperg inebria con i caratteristici profumi di erba fresca e bosso offrendo un vino di montagna dalla beva piacevole.
Ci spostiamo a sud con Marisa Cuomo con i suoi cavalli di battaglia: il Fiorduva, caleidoscopio di profumi di fiori freschi di prato primaverile che si completa in un sorso morbido e fresco che invoglia a nuovi assaggi ed i due rossi, Ravello Riserva e Furore riserva, strutturati ed eleganti, anche se con tannini ancora giovani che solo il tempo saprà domare offrendo ai più pazienti vini di grande soddisfazione.
Sempre sorprendente Es, annata 2015, di Gianfranco Fino, esempio straordinario di Primitivo, dal sorso avvolgente, per nulla alcolico nonostante i 16,5% t.a.v., con un naso di prugna matura e amarena, subito seguiti da note di caffè e cioccolato. Un vino che più mediterraneo di così non può essere grazie alle sue note di macchia boschiva inconfondibili. Ed è già pronto? Lo è, fidatevi, altrimenti provatelo.
Degno di nota anche il SEN XIV di Alois Lageder, un Petit manseng che per definirlo mi viene in mente un termine non proprio tecnico: un vino ghiotto. Sì, ghiotto nel suo colore giallo quasi dorato, caldo, ghiotto nei profumi evoluti, di fiori gialli, di miele, di frutta disidratata. Ghiotto in bocca, rotondo, avvolgente, con il suo residuo zuccherino. Ghiotto, insomma! Fa parte di una linea di vini sperimentali, “Le Comete”. Le comete sono uniche ed irripetibili, come un’impronta digitale. Esattamente come la speciale etichetta applicata a queste bottiglie, che rappresenta una coda di cometa disegnata a mano, con un polpastrello.
Non si potevano non assaggiare i vini delle Cantine Colosi, provenienti dai dieci ettari ubicati nella bellissima
isola di Salina. Abbiamo assaggiato i bianchi secchi – Salina Bianco (da uve Catarratto e Inzolia) e Secca del Capo (da uve malvasia) – e i due vini dolci proposti in degustazione – la Malvasia delle Lipari naturale e la Malvasia delle Lipari Passito.
In tutti i vini l’aromaticità delle uve, le note floreali, quelle di frutta esotica e i sentori agrumati hanno trovato perfetta corrispondenza in bocca in cui il sorso, anche nei vini dolci, si è svelato inaspettatamente fresco. Notevole l’elegante mineralità cui segue una persistenza invidiabile. La bevibilità e la piacevolezza di questi vini ci ha positivamente impressionato.
Fra le new entry bisogna menzionare il Lugana Brut di Silenzi di Terra. Una rivincita contro i (pochi) detrattori del vitigno. Metodo classico con quindici mesi di affinamento, ci ha sorpreso per il perfetto – e diciamo perfetto – volume carbonico, una carezza lungo il palato. Fresco e di buon corpo, ha tutte le carte in regola per farsi conoscere in futuro. Segnatevi questo nome, ne riparleremo.
Infine, non si poteva non notare che una zona del banco degustazione era dedicata a WineTip, un modo diverso, più ampio e decisamente più moderno, di intendere l’enoteca lato sensu. Fondata nel 2000, oggi WineTip è un punto di riferimento a Milano – ma non solo – per la distribuzione, i corsi e la valutazione delle bottiglie, anche da privati, specie vecchi millesimi. Nel corso di Bottiglie Aperte al banco WineTip si sono stappate vecchie annate (persino uno Chateau Lafite Rothschild del 1962, ci hanno detto) molto rare: abbiamo provato un Hermitage Guigal 1999 pressoché perfetto. Naso certamente evoluto ma ancora fruttato, evidentemente speziato e molto ben bilanciato, sorso appagante e lungo finale. Un grande vino.
Insomma, anche quest’anno tante “Bottiglie Aperte”, anzi apertissime! Ci rivediamo l’anno prossimo!