Partire una mattina di autunno da una Milano che, come nel più ovvio degli stereotipi, si presenta grigia e nebbiosa, per recarsi in un paesino assolato ai piedi delle colline novaresi, è già un ottimo motivo per affrontare (appena) un’ora di auto. Se poi il paesino in questione si chiama Ghemme, la spinta a muoversi è anche maggiore.
Centro di una delle DOCG del Piemonte settentrionale, con indiscusso protagonista il nebbiolo, Ghemme annovera diversi produttori di rilievo. Vincenzo e io decidiamo di visitare la cantina Antichi Vigneti di Cantalupo.
Se il terroir, parlando di vino, è sempre un argomento importante, nel caso di questa zona, è oltre modo affascinante perché siamo in una zona geologicamente davvero straordinaria.
Qui infatti, la composizione del terroir è unica: colline morenico-alluvionali ricche di ciottoli finemente e facilmente disgregabili; ciò agevola la vite nell’assorbimento di diversi minerali e microelementi vari che risultano poi fondamentali per conferire un’identità precisa e distintiva al nebbiolo, qui chiamato spanna. Il tratto balsamico, vivace e sempre presente in questi vini, è un elegante lascito del territorio.
Non solo alluvionale però, come ci racconta Alberto Arlunno, in un incontro purtroppo fugace dovuto al periodo di intenso lavoro (lo ringraziamo anzi per averci dedicato del tempo in piena vendemmia), il terroir del Ghemme presenta un complesso conglomerato mineralogico dovuto al collassamento di un antico vulcano, in epoche geologiche davvero remote, poi modificato dal perenne modellamento della Sesia (mi raccomando non dite mai il Sesia!). Nella collisione tra placca africana ed europea, lo scontro in Valsesia è stato frontale e oltre ad aver portato alla formazione del Monte Rosa che domina la valle, ha generato un ripiegamento della crosta africana come se fosse un ricciolo di burro, facendo riaffiorare alcune antiche scaglie. Non siamo troppo tecnici e speriamo di aver quanto meno reso l’idea della complessità dei questo territorio. Non a caso comunque Ghemme è la porta sud del Sesia Val Grande Global Geopark UNESCO.
Abbiamo assaggiato davvero tanto ma per ragioni di spazio possiamo descrivere qui solo alcuni dei vini provati.
Abate di Cluny 2009 – Colline Novaresi DOC – 100% nebbiolo, 13° vol., uva raccolta in leggera surmaturazione negli ultimi giorni di ottobre da un unico vigneto, malolattica, 12 mesi in acciaio e 24 in botti di rovere per poi finalmente riposare in bottiglia. Un naso davvero intenso di rosa rossa, poi una leggera speziatura dolce. Tannico, ha sviluppato dei profumi terziari interessanti: un intenso gusto di cioccolato, castagne bollite, spirito, acetone e noce ma al tempo stesso avvolge il palato come un morbido velluto. Ci dicono che solitamente piace molto alle donne per la sua morbidezza, pur senza sdolcinature e devo dire che posso confermare. Ma anche Vincenzo sembra gradire!
Cantalupo “Anno Primo” 2007 – Ghemme DOCG – 100% nebbiolo, Al naso è austero, più asciutto, minerale, con elaborate note di humus che richiamano i rigogliosi boschi delle colline soprastanti. Al palato un tannino ancora fresco, giovane, asciugante, tuttavia quasi dolce, con piacevoli rimandi di frutta dolce sciroppata.
Signore di Bayard 2006 – Ghemme DOCG – 100% nebbiolo, uva diraspata solo in parte per un maggiore apporto di potassio per rafforzare i polifenoli. A fine fermentazione il vino fiore viene collocato in carati per la prima fase di afffinamento. Fa 30 mesi di barrique: l’unico a sviluppare la sua evoluzione interamente in barrique. Il lavoro con legno piccolo ci appare ben fatto, non c’è la temibile invadenza della vaniglia, ma una delicata nota zuccherina fa da filo conduttore a tutto l’assaggio.Un bel rosso rubino-granato ci avvolge con un intenso profumo di viola e rosa, seguita dal lampone e da una piacevole speziatura. Fine, elegante con un tocco di goudron. Tuttavia rileviamo un leggero cedimento, come se fosse leggermente ovattato rispetto agli altri vini, a livello olfattivo.
Collis Breclemae 2005 – Ghemme DOCG – 100% nebbiolo, dopo la fermentazione, vengono eseguite manualmente due follature al giorno. Due anni e mezzo in rovere, seguiti da lungo affinamento in bottiglia. Quasi impenetrabile, dall’intenso naso di viola, sottobosco e spezia. La maggior evoluzione è consultabile già a livello visivo, iniziano a comparire delle sfumature aranciate, mentre al naso il varietale della spanna è ormai accompagnato da terziari affascinanti, su tutti prevalgono gli aromi di bosco, terra, humus, foglie secche bagnate, funghi… Un palato morbido, armonico in ottima corrispondenza gusto-olfattiva, dotato di buona complessità quindi, è anche il più materico tra tutti
Ci sarebbe da dire ancora molto perché tutta la storia del Ghemme è segnata dal legame storico con Cluny… ma questa è ancora un’altra avventura davvero interessante che speriamo di raccontarvi molto presto!
Chiudiamo con un’ultima annotazione che ci piace fare, un po’ perché legata a Milano (e io lo sapete sono molto affezionata alla mia città), un po’ perché il Natale si avvicina: da oltre vent’anni viene prodotta dalla cantina una bottiglia natalizia. A ricordo di un’antica leggenda e di una più moderna tradizione: Francesco Sforza pare amasse brindare la notte di Natale con una bottiglia di Ghemme. Così nei primi dell’Ottocento si faceva a Novara. Troviamo molto bello recuperare queste tradizioni e per questo non possiamo non apprezzare la volontà della cantina Cantalupo di rinnovare ogni anno questo appuntamento.
Che festa sia quindi!
Vincenzo e Anna, gli invinati non speciali