L’inverno lombardo ci sta regalando delle giornate di sole tanto fantastiche, quanto rare in questa stagione. Quindi quale migliore occasione per una gita fuori porta?
Un colpo di telefono venerdì sera e il sabato partiamo. Dove andiamo? Nel cuore dell’Oltrepò, a RIscoprire un vitigno autoctono abbandonato fino a pochi anni fa.


La destinazione precisa è Mornico Losana, dove ad accoglierci troviamo Domenico e Fabio Cuneo, proprietari di Cascina Gnocco.

“Gnocco”, ci spiega Fabio, è il nome del terreno acquistato dai nonni e sul quale erano presenti alcune viti superstiti di Uva di Mornico, detta localmente “Ugona“. Ebbene sì, superstiti, poiché questo vitigno autoctono, come molti altri  negli scorsi decenni, è stato accantonato o espiantato a favore di uve internazionali.

Anche i Cuneo si sono dedicati a queste produzioni, ma negli anni 2000 hanno deciso di cambiare completamente rotta e di fare della loro azienda una realtà che rappresentasse di più il territorio e la storia vitivinicola della famiglia. Nasce così il “Progetto Autoctoni“, con il quale Domenico e Fabio decidono di dedicare tutte le loro energie alla produzione di vino da vigneti autoctoni, in particolare da quelle viti di Uva di Morinco, che solo loro, in tutta Italia, possiedono in numero sufficiente per formare un vigneto.

Grazie a questa scelta ed ai successivi studi dell’università di Milano, l’Uva di Mornico è stata iscritta al registro nazionale delle varietà di vite con il nome di Mornasca e tutti noi, oggi, possiamo deliziarci nell’assaggio del vino prodotto dalle sue uve. 

Prima però una passeggiata tra i filari è d’obbligo. 

Cascina Gnocco e la mornascaEccoci, così, calpestare una delle prime colline dell’Oltrepò, formatesi nell’Eocene circa 45 milioni di anni fa. Il versante esposto a sud, con un terreno calcareo-marnoso, possiede le giuste caratteristiche per la vinificazione della mornasca, vitigno che ha bisogno di sole per concentrare un contenuto zuccherino relativamente basso.

Ma ciò non basta. Così, per aumentare l’alcolicità del vino, rendendola tale da sostenerne la struttura, i Cuneo ricorrono ad una leggera surmaturzione delle uve in pianta, possibile grazie alla straordinaria resistenza del vitigno alle malattie fungine. D’altronde si parla di un’uva autoctona, abituata da sempre al terroir del luogo.

Il movimento ci ha messo sete, andiamo a degustare.

Apriamo le danze con le bolle veraci del Rosè mornasca metodo classico 2009

Cascina Gnocco e la mornascaDi un piacevole colore salmonato, carezza l’olfatto con profumi di rosa, melograno ed una leggera sfumatura minerale. Percepibile quasi una nota ematica in evoluzione.
In bocca è semplice e definito: prima fragola e ciliegia, conclude sapido e amaricante. Pecca sull’acidità, che non riesce a bilanciare la morbidezza dei 7-8 g/l di residuo zuccherino. Pensato per il pasto, lo consigliano con pesci di lago.

Passiamo a Orione, Mornasca I.G.T 2007, 100% mornasca.
Cascina Gnocco e la mornascaÈ la nuova versione di questo vino in cui solo metà della massa affina per un anno in botte. Segue un lungo riposo in bottiglia, che porta l’annata 2007 ad essere la più recente in commercio.

Il ventaglio olfattivo è notevole, sottobosco, terra bagnata, frutta rossa, ciliegia sotto spirito, poi ancora polverose note vegetali e minerali, fiori secchi. In bocca si dispiega con inaspettata eleganza ed un tannino delicatamente ruvido.

L’apporto del legno è anch’esso delicato. Il finale amaricante e abbastanza caldo. Un vino ancora estremamente vivo, nonostante l’età.

Orione  Mornasca I.G.T 2005 sempre mornasca in purezza, ma con la differenza che tutta la massa del vino ha riposato in botte.
L’annata, probabilmente più calda e con meno precipitazioni, ci regala un naso decisamente più intenso del 2007, mentre i due anni in più e il maggior utilizzo del legno lo arricchiscono con profumi più dolci ed evoluti. Stupisce in bocca.

Elegante e sinuoso in entrata, si trasforma, poi in un sorso pieno e materico, concorde con le aspettative. La frutta lascia maggior spazio a sentori balsamici, di caramello e tabacco. Sapori che permangono a lungo, insieme ad un tannino ancora in grado di graffiare.

Cascina Gnocco e la mornascaConcludiamo con la semplicità della Bonarda Frizzante D.O.C. 2013 100% croatina. Un brio di fiori e frutta rossa croccante, con un pizzico di nerbo dato dal tannino. Un vino senza stonature, che ben rappresenta la sua tipologia.

Riflessione di fine giornata: questa mornasca mi ha davvero colpito per l’eleganza assolutamente inaspettata. Non so perché, ma mi immaginavo di assaggiare un vino con un carattere più rustico, con tannino e struttura maggiori, giocato più sulle durezze insomma. E invece… sorpresa!!


Un grazie e un bravi ai Cuneo che hanno creduto nel progetto e ci hanno permesso di riscoprire questo vitigno autoctono!!!