Dove eravamo rimasti?
Ah sì, abbiamo appena terminato il giro delle tenute del Gruppo Duca di Salaparuta e siamo pronti per immergerci fra le chicche (prima parte).
Ecco cosa ci attende.

La “tavola periodica”
degli abbinamenti Florio

Mini Verticale sui trenta anni di Duca Enrico

Duca Enrico 1987
Duca Enrico 1997
Duca Enrico 2008
Florio
Baglio Florio 2000
Donna Franca
Morsi di Luce 2010

Aegusa 1964

Duca Enrico è il rosso di punta della cantina che annovera ormai tre decenni di storia . Questa sera Giuseppe ci porta le tre annate più rappresentative e di maggior slancio di ciascun decennio.

“Ciascuno di questi tre vini porta con sé scelte epocali” che ne hanno scandito la tecnica produttiva, pur mantenendo uve provenienti sempre dallo stesso vigneto, ad eccezione del 2008.


Partiamo con il 1987.
Caratterizzato da una vendemmia fresca e mite le uve sono giunte a surmaturazione per essere vinificate a fine Settembre- inizio Ottobre con 2 settimane di macerazione sulle bucce; affinamento in botte grande e barrique.
Il naso è come te lo aspetti, complesso, cangiante e interlocutorio dove trovano terreno fertile i più disparati sentori di funghi disidratati, datteri, frutta cotta, pot-pourri di spezie e caffè appena macinato.
In bocca tuttavia l’acidità, che sottilissima si insinua in un sorso sapido ma dal corpo altalenante, è il tratto più penalizzato.
Sulla via della vecchiaia.

Con il 1997 la vendemmia è anticipata e cambia l’affinamento che passa a 18 mesi in barrique. In generale presenta meno tannino a fronte di una maggior struttura.

Naso anche qui complesso, balsamico dai tratti freschi, su frutta nera in confettura con sbuffi di carruba molto caratteristici e, ancora, amarena concentrata e liquirizia si contendono il finale con una nota di arancia sanguinella.
Al palato ha ancora parecchio da esprimere.
Bocca dai ritorni quasi dolcini, equilibrata con buona freschezza e tannino energico ma morbido. Sorso lungo e appagante.
La 2008 è l’ultima annata in commercio. Il salto epocale è rappresentato dalla diversa provenienza delle uve, originarie da terreni calcarei bianchi di proprietà.
Affinato in barrique nuove di rovere francese a grana fine e tostatura leggera, mostra un naso su toni eterei nonostante la giovinezza, colla soprattutto e vernice; successivamente toni aromatici di ginepro e pepe bianco e cenni vanigliati completano il quadro olfattivo.
Molto diverso rispetto ai predecessori e, ritengo, più volto alla longevità e rispetto al passato, oggi presenta un tannino potente e una struttura robusta. Lunghissimo al palato sarebbe da riprovare fra dieci anni.
Chiudiamo in bellezza con le eccellenza di casa Florio le cui cantine di tufo, in leggera pendenza, consentono una perfetta conservazione del marsala.
Marsala vergine baglio Florio 2000
Massima concentrazione in vigna e afffinamento in piccoli fusti di rovere. 
“Si lavora con torchi per estrarre tutto il tannino, e macerazione pellicolare per tirar fuori tutto il colore”.
Affina per almeno dieci anni, in questo caso quattordici.
Questo marsala è il prodotto eclettico della Cantina, sicuramente per meditazione ma inteso anche come aperitivo se bevuto freddo e abbinato a crostini con bottarga o mandorle tostare, o perché no da tutto pasto per piatti grassi come maiale.
Proverò, statene certi.
Colore oro antico al naso esprime intense note di caffè, noce moscata, dattero e cioccolato. Giuseppe lo paragona ai migliori rum . Chicco di caffè al palato da grandissima sapidità e persistenza.
Il Donna Franca affina per minimo quindici anni ed è annoverato fra i Marsala Superiore Riserva Semisecco Ambra.
Occorre ripassare il disciplinare mi sa…
Solo da uve grillo 100% coltivate nella fascia costiera del marsalese, per tutti i prodotti di punta, qui si aggiungono alcol da vino, mosto cotto e mistella. Il residuo zuccherino è di 93 grl.
Si parla di venti anni minimo di affinamento ma si arriva anche oltre!
Caramello, frutta gialla sciroppata, fichi secchi e mandorla tostata regalano un naso unico.  Al palato rimane fresco con ritorni di mandorla e caffè, affatto stucchevole e straordinariamente lungo.
Abbinamento consigliato con formaggi erborinati o dolci siciliani. 
Che altro aggiungere?!

Usciamo un attimo fuori dal seminato con il Morsi di Luce da 100% zibibbo.

Nasce negli anni ’80 nell’isola di Pantelleria; immaginate una giornata estiva di agosto con il cielo terso e ed un sole accecante che “morde la pelle” durante le ore più calde; ecco spiegata l’etimologia del nome! Molto evocativa e sicilianissima.
Affinamento di almeno dieci mesi in barrique per conferire note speziate e vanigliate.
Albicocca, frutta gialla disidratata ed esotica, zafferano, mineralità iodata.
Una bocca eclettica e avvolgente, morbida, lunga, suadente ed elegante; nonostante 140 grammi di zucchero presenta un perfetto equilibrio. Ottimo per dolci di pasta frolla e mandorla.
Un vinone da dessert per quanto mi riguarda anche se ho riscontrato diversi pareri discordanti; servito come ponte fra i due grandissimi marsala a qualcuno è risultato “sotto tono” e penalizzato; consiglio di proporlo come primo assaggio.
Ultimo assaggio di questa maratona siciliana è il marsala Aegusa Riserva 1964 Semisecco Ambra.
Naso esagerato… c’è di tutto! Dattero, funghi, vaniglia, albicocca disidratata frutta secca, fichi secchi, datteri. Al palato è anche meglio… non riesco quasi a parlare… imbarazzante per freschezza salinità e persistenza! Su mandorle, nocciole, noci, tutta la frutta secca che vi viene in mente, poi ancora cenni agrumati di limone e pompelmo ecc…
Un vino della vita.
Strizzo il calice.
La serata sarebbe valsa solo questo.