Una grandissima serata che passa da una mini verticale del rosso di punta della Casa, il Duca Enrico, per giungere al grandissimo marsala Florio Aegusa del 1964.
Tredici, dico TREDICI, vini che non potevamo assolutamente mancare per riportarci, almeno virtualmente, in Madre Patria.
Si è reso necessario fare un “fondo”, di sostegno all’impegno alcolico, con arancina siciliana… abbinamento regionale d’obbligo!

Ecco dunque i vini in degustazione secondo l’ordine di servizio.

I vini delle tenute  
Colomba Platino 2013
Kados 2013
Passo delle Mule 2011
Lavico 2010
Nawari 2010
Triskelè 2010
Mini Verticale sui trenta anni di Duca Enrico
Duca Enrico 1987
Duca Enrico 1997
Duca Enrico 2008
Florio
Morsi di Luce 2010
Donna Franca
Baglio Florio 2000
Aegusa 1964
Il post è piuttosto corposo pertanto in questa prima parte ci occuperemo de “i vini delle tenute”.

Tavole letteralmente ricoperte da calici…
Il gruppo Duca di Salaparuta comprende tre fra i nomi più rappresentativi della realtà isolana come Florio e Corvo e appunto Duca di Salaparuta; purtroppo o per fortuna, vedetela come vi pare, da più di un decennio la governance è passata al nord alla Illva Saronno Holding, quella dell Amaretto per dire.
Aziende che hanno scritto la storia della viticoltura della regione le cui radici affondano nel primo trentennio del 1800; importanti oggi ma soprattutto protese verso il futuro.
Un patrimonio culturale di quasi duecento anni di storia.
Benedetta Poretti e Giuseppe Spagnuolo ci parlano di un viaggio ideale che attraversa la terra di Trinacria, suddiviso in tre momenti.
Si parte da una prospettiva sulle tenute acquistate durante il corso degli anni, sparse da Marsala all’Etna al ragusano, per comunicare l’idea volta a caratterizzare i diversi vini, espressione ciascuno del proprio territorio.
Si continua quindi con una mini verticale di Duca Enrico per saggiarne la longevità, per chiudere con tre differenti marsala e lo zibibbo Florio.
Ci prepariamo con il Colomba Platino 2010 da Inzolia in purezza, vino anch’esso con cinquanta anni di storia alle spalle.
E’ nato infatti nel 1959, per volontà di Topazia Alliata, mamma della scrittrice Dacia Maraini. Il nome Colomba nasce per dirigere la vendita soprattutto al gusto femminile, fino a quel momento tenuto in disparte nel consumo del vino; Platino perché ai primi del novecento, le donne uscendo di casa usavano parrucche color platino.
Siamo nella zona sud vicino Cattolica e Ribera; una terra molto vocata che dà particolari caratteristiche di aromaticità.
Nota evidente di erba trita mista a buccia di limone e agrumi, al palato risulta beverino, minerale e facilmente abbinabile con svariati piatti di pesce. A Palermo è quasi un vino cult, per tutti i giorni.
Il Kados 2010 da uve 100% grillo è ancora lievemente vegetale al naso; successivamente, note leggermente vanigliate e floreali si integrano a cenni iodati. Quasi delicato, proviene da terreni calcarei che ben si prestano alla produzione di vini bianchi. Fermentato in barrique e qui affinato per altri 45 giorni, viene quindi travasato in vasca e mantenuto sui propri lieviti fino alla primavera successiva.
Il buon equilibrio e la gradevolezza complessiva lo rendono un bianco di buona bevibilità con caratteristiche longevità di almeno un paio d’anni.
Personalmente mi piace di più al palato mentre al naso avrei preferito un’incisività maggiore.
Il primo rosso della partita è il Passo delle Mule 2011 da Nero d’Avola 100%.
Siamo nel Ragusano, patria di grandi Nero d’Avola, a circa trecento metri di altitudine nella zona di Butera.
Ciliegia matura, prugna, erbe officinali di origano o timo fanno da apripista ad una nota fumé sul finale molto particolare e caratterizzante.
Bocca morbida e avvolgente su tannino appena accennato; sapido come ci si aspetterebbe, e dall’aroma spiccato, ha davvero molti tratti comuni ai vini bianchi. Per piatti di pesce con salsa di pomodoro e capperi, alla siciliana.
Saliamo di livello con il Lavico 2010 da Nerello Mascalese.
Ci troviamo nel territorio di Castiglione di Sicilia a settecento metri nella tenuta di Vajasindi coltivata in parte a Nerello e in parte, come vedremo, a Pinot Nero.
Frutta cotta, spezie aromatiche di pepe bianco e paprika.
Bocca su note di caffè e acidità vibrante e tannino morbido. Alcol ancora non perfettamente integrato all’inizio. Col tempo invece vengono fuori freschissime note di erbe di montagna e balsamiche, e anche l’apporto alcolico si bilancia meglio.
Giuseppe Spagnuolo

Il Pinot Nero Nawari 2010 è l’altro figlio della tenuta Vajasindi e ad oggi rappresenta la scommessa di Duca di Salaparuta.

Giuseppe racconta che sono stati i primi ad impiantarlo nel 2003 e ad immetterlo sul mercato con il millesimo 2007.
L’uva arriva in cantina a surmaturazione avanzata e viene lavorato a 18 gradi per conservare la parte aromatica evitando troppa estrazione.
“Nawari vuol dire viaggiatore in arabo”; il Pinot Nero che viaggia e si ferma nell’unica zona possibile in Sicilia. “Adesso inizia ad acquisire caratteristiche di territorialità ed identità”.
Naso su fruttato su ciliegia e litchi con ritorni di vaniglia e terra bagnata.
Bocca sapida, tannino morbido e rotondo ma nel complesso risulta poco legato e armonico.
Il potenziale c’è ma occorre ancora tanto lavoro (e qualche anno di vigna in più).
Proseguiamo il viaggio con il Triskelè 2010.
Un tempo in blend con Cabernet Sauvignon, oggi assemblato solo con Nero d’Avola e Merlot in percentuali uguali. 
Il Merlot conferisce un naso piuttosto elegante su sentori di fragola e tabacco. Buona la struttura, sorso rotondo pieno e non ruffiano; solo l’alcol brucia un po’.
E’ il momento della pausa in attesa che le tre annate di Duca Enrico e i grandissimi marsala ci vengano serviti.
Non mancate la seconda parte, mi raccomando!