Atteso da più parti come l’evento della prima parte di novembre a cui non mancare, Vini di vignaioli a Fornovo di Taro si è presentato puntuale a una folta schiera di pubblico. Partiamo proprio da questo: molta gente, a tratti anche troppa, ma bei sorrisi ed elettricità positiva.

Lo avevamo detto in tempi non sospetti, questo appuntamento diventerà sempre più importante e seguito.

Certo, qualche miglioria può essere apportata: a cominciare dal catalogo, sul quale non c’era il riferimento della fila e del numero, i produttori erano raggruppati per regione e un ordine alfabetico totale sarebbe stato utile. Piccolezze, dopotutto.

Quel che conta è la filosofia che caratterizza l’evento: l’incontro di quei vignaioli italiani e francesi che impiegano vitigni autoctoni, interpretando in modo personale e quindi unica il territorio dal quale provengono.

Il futuro del vino – a nostro parere – può solo percorrere questo sentiero: abbandonando pratiche massive, utilitaristiche, dal carattere prettamente industriale. Mi piace dire che l’unico futuro del vino possibile è tra le pieghe delle mani dei vignaioli sinceri e non tra le pagine fredde dei bilanci aziendali.
Bando alla eno-politica, ecco qualche breve nota redatta in collaborazione con la nostra Emma Assi. Prendete nota!
La Busattina ci propone Ciliegiolo 2008: un signor ciliegiolo, elevato dal rango che spesso non gli compete di semplice vino da taglio. Rubino intenso, avvolgente profumo di ciliegia matura e confettura di mora, nocciola. In bocca i sentori si invertono e prevale la croccante nocciola su una confettura di visciola e more. Strutturato e finale lunghissimo.

Porta del Vento la conosciamo bene, ma non per questo rinunciamo a provare qualche vino. Il Catarratto 2014, per esempio: annata abbastanza disastrosa nel resto d’Italia, non lo è stato per la Sicilia occidentale. Anzi le precipitazioni sopra la media, in questi territori arsi dal sole, hanno permesso di ottenere vini sì strutturati, ma estremamente freschi.

Sono infatti, freschezza e mineralità che colpiscono in questo vino mai banale, vivace eppure di gran corpo, ancora molto fresco, certo ma dalla buona capacità evolutiva.

Eugenio Rosi, e il suo Anisos, vino disuguale per autoproclamazione. Blend di pinot bianco, chardonnay e nosiola: noi diciamo disuguale e buono. Un altro volto del Trentino che vale la pena di provare: non sarà facile perché Eugenio produce ancora poche migliaia di bottiglie, ma se lo trovate la vostra curiosità sarà ripagata.

Da Castello Conti proviamo il Boca 2010 Il rosso delle donne: nebbiolo, vespolina e uva rara sono ben amalgamati. All’olfatto riscontriamo sentori nitidi e piacevoli, ben esposti e per nulla “chiusi”; nel sorso troviamo la potenza e l’energia di un vino dalle grandi prospettive di evoluzione, ma già pronto da godere, sostenuto da una acidità importante e mineralità vulcanica.