Il governo Conte bis ha appena giurato e una nuova fase politica si apre per il nostro Paese. Dal governo del cambiamento in salsa gialloverde sembra si sia passati al governo della svolta, a trazione giallorossa. Vedremo. Il nuovo Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali è Teresa Bellanova, che prende il posto del leghista Gian Marco Centinaio. Una scelta, quella del presidente Conte, che appare opposta e simmetrica al passato: curriculum, storia personale e partito di appartenenza ponevano Centinaio più vicino al nord Italia e a suoi problemi mentre il neo ministro parte da una posizione specialistica decisamente più vicina al Meridione. Già, il percorso di vita e professionale di Teresa Bellanova è ormai noto ai più: bracciante sulle colline brindisine sin dall’età di 15 anni, sindacalista e iscritta al PCI, coordinatrice regionale delle donne di Federbraccianti in Puglia, segretaria generale provinciale della Federazione dei lavoratori dell’agroindustria, componente della segreteria nazionale della Federazione Italiana Lavoratori Tessile, con delega alle politiche per il Mezzogiorno, Bellanova entra in parlamento nel 2006, eletta alla Camera della lista dell’Ulivo.
Non ha avuto il tempo di laurearsi, e nemmeno di prendere il diploma: nelle ore successive alla sua nomina qualche leone da tastiera lo ha rimarcato, come se il titolo di studio distinguesse necessariamente il capace dall’incapace. Teresa Bellanova non si è laureata all’Università della vita, come in parecchi scrivono su Facebook, ma ha vissuto sulla propria pelle le brutture del capolarato e delle discriminazioni di genere in campo lavorativo. Andrà giudicata per come condurrà il dicastero affidatole, una posizione chiave per l’Italia.
Le vere sfide saranno altre: il sostegno all’export agroalimentare, la difesa del made in Italy, un percorso per rendere l’agricoltura attrattiva per le nuove generazioni. E poi le risorse europee per il settore agricolo, con la revisione del decreto promozione per gli OCM, la tutela dell’ambiente e – naturalmente – la lotta al capolarato. Sembrano imprese titaniche, in confronto alle quali coloro che la criticavano per la silhouette e il vestito blu elettrico indossato al Quirinale il giorno del giuramento sembreranno quello che sono in realtà: piccoli e insignificanti voci indistinte. Auguri, ministra.