Si sa, i racconti del passato sono spesso la risultante di narrazione storica e mito; una fusione a volte indistinguibile intrisa di fascino e intensità. E’ così che parlando di Champagne vengono in mente tante storie più o meno precise nei dettagli. Oggi parliamo addirittura di Crociate.
Da sempre sinonimo di raffinatezza ed esclusività, infatti, lo Champagne ha radici lontane che sembrano risalire addirittura alle Crociate del XIII secolo.
Pare che, al ritorno dalla Terra Santa, il Comte de Champagne passò da Cipro e da qui importò un ceppo di Chardonnay che poi fu trapiantato nell’Aube, nella Côte des Bar. Il primo ceppo ad essere piantato in tutta la Champagne.
Questo aspetto farebbe dell’Aube il vero territorio di origine dello Champagne e non la Marne come si ritiene…
I commercianti della Marne intuirono per primi le potenzialità del vitigno di Chardonnay e subito lo acquistarono dall’Aube, diventando i primi a venderlo in Francia. E per evitare che l’Aube potesse produrre l’autentico Champagne, dopo, manco a dirlo, una guerra impedirono alla regione di origine per più di sei secoli, di utilizzare la denominazione “Champagne”.
La storia, sappiamo anche questo, viene scritta dai vincitori.
Comte de Montaigne, è una Maison dell’Aube che porta avanti concetti come autenticità territoriale primigena, sostenibilità ambientale e futuro.
Una Maison nata da un’immagine in particolare ancora oggi visibile in una delle vetrate della Chiesa di Santa Maddalena, a Troyes. Un grappolo d’uva, di chardonnay, donato dal Comte de Champagne a un cardinale. Un’immagine tanto semplice quanto forte che colpì così intensamente un bambino, Stéphane Revol ora Ceo della Maison de Champagne Comte de Montaigne, tanto da far nascere in lui l’amore e la passione per il vino.
E li scopriremo questi Champagne il prossimo 4 ottobre a Milano.