Amiche e amici appassionati del buon bere, anche per l’edizione 2019 del Vinitaly Parole di vino vi fornisce una piccola serie di disinteressati consigli per gli assaggi, tratti dal catalogo ufficiale della più grande e importante manifestazione vitivinicola del mondo, in scena a Verona dal 7 al 10 aprile.
Con Road to Vinitaly avrete una guida ready to use da stampare o tenere a portata di mano sul vostro smartphone. Anche quest’anno i post dedicati saranno tre, divisi strategicamente così: un primo post, quello di oggi, dove tratteremo i padiglioni PalaExpo, A, 1,2, 4; un secondo post dove verranno elencati le visite delle cantine presenti nei padiglioni D, 9, 10, 11 e 12 e un terzo articolo con quelle dei padiglioni 3, 5, 6,7 e 8. A questo link potrete visualizzare la mappa ufficiale, per non perdersi nel mare magnum vinitalico.
Ribadiamo le solite avvertenze per i naviganti: il Vinitaly è un evento che può essere estremamente dispersivo e senza un’adeguata strategia si rischia di dissipare tempo prezioso negli spostamenti tra un padiglione e l’altro. Con Road to Vinitaly non intendiamo dare una risposta definitivamente esaustiva alle istanze del pubblico – impresa ardua anche per chi ha più preparazione di noi – ma solo un’interpretazione su come spendere il tempo una volta giunti in Fiera.
In questi articoli non consigliamo i grandi nomi, per quelli sono bravi tutti. In questi post troverete piccoli e medi produttori, salvo qualche eccezione che eventualmente sapremo motivare a dovere, cantine che abbiamo già provato o che intendiamo provare noi stessi. Nota: non abbiamo la certezza che i vini indicati saranno effettivamente in degustazione. Il vino è ricerca, you know.
L’edizione 2019 del Vinitaly, la 53ª per gli annali, si annuncia già ricca di novità. Recependo le istanze che annualmente molti tra gli addetti ai lavori presentano, il Salone ha intrapreso un percorso maggiormente business-oriented: a cavallo della fiera, per esempio, la Vinitaly International Academy organizza un corso per la certificazione di Ambassador ed Expert del vino italiano. Dal 3 al 5 aprile, inoltre, sono in programma le selezioni del Five Star Wines – The Book, che prevede da questa edizione la possibilità per ogni espositore di Vinitaly di partecipare gratuitamente con un proprio campione, e che rappresenta, con l’espressione del punteggio in centesimi, un vero e proprio sistema di rating certificato da Vinitaly.
Novità anche nella geografia fieristica vera e propria: il padiglione F ospiterà Organic Hall, uno spazio che comprenderà Vinitaly Bio, in uscita dal padiglione 8, e l’associazione Vi.Te – Vignaioli e Territori. Anche il Vinitaly si adegua, quindi, all’interesse crescente verso il vino green, destinando a queste realtà un maggiore spazio espositivo. Questo sarà l’ultimo anno dispari per Enolitech, ospitato anch’esso nel padiglione F: dall’anno prossimo il Salone Internazionale dedicato a tutta la filiera tecnologica applicata alla vitivinicoltura, all’olivicoltura e al beverage avrà infatti cadenza biennale. Ultimo consiglio: scaricate l’app della manifestazione, vi aiuterà a trovare gli espositori, a orientarvi in fiera e a stilare un calendario per i numerosi eventi che inevitabilmente vorrete vivere. Iniziamo con i consigli!
Accedendo da Cangrande è il primo padiglione che càpita a tiro. Ed è molto gettonato, specie nelle prime ore della giornata, anche perché ospita i produttori di numerosi spumanti. Iniziamo allora proprio da un Franciacorta: con Romantica (stand D13) e la sua versione di Satèn: il vino base effettua un passaggio in barrique e una volta imbottigliato sosta per 28 mesi sui lieviti. Una carezza effervescente, di ricercata raffinatezza.
Il Palaexpo non è solo effervescenza: allo stand C3 ci troviamo anche i vini di Calatroni, per esempio, che produce anche ottimi spumanti ma noi vi consigliamo in particolar modo il pinot nero Fioravanti. O se avete voglia di provare un bianco passate allo stand A11: troverete Podere Selva Capuzza e dei buonissimi Lugana. Il Lugana è un vino che può esprimersi su livelli qualitativi davvero eccellenti e non sempre è premiato dal mercato. Se di recente non ne avete provati molti questa è l’occasione giusta per mettervi in pari con uno dei grandi vini bianchi italiani.
Un padiglione quasi completamente dedicato al Lazio, una regione che – fuori da ogni retorica – sta rapidamente scalando posizioni nella gerarchia del consumatore. Il primo consiglio è per i vini di Sergio Mottura che dalla sua cantina nel Viterbese brilla per lo stile con il quale sa marchiare a fuoco ogni vino che produce. Recatevi senza indugio allo stand A23, e provate Poggio della Costa: grechetto in purezza, come probabilmente non ne avete mai provati. Se in degustazione non fatevi scappare il Magone, pinot nero: sì avete capito bene, pinot nero: nella decodifica che ne fa Mottura non può far altro che farvi esclamare: oh!
Se il Lazio vitivinicolo si sta facendo apprezzare è perché coniuga la viticoltura autoctona e quella internazionale in declinazioni di qualità. E allora ecco un merlot che io stesso non ho ancora provato ma che non perderò: Il Cerqueto di Le Macchie di Castelfranco di Rieti, stand A12: proviene da un vigneto interamente esposto a sud e da una raccolta rigorosa, limitata a soli quaranta quintali per ettaro. Affina in barrique di rovere francese non nuove. Ne ho sentito parlare molto bene e difficilmente le mie fonti si sbagliano!
Concludiamo il giro nel padiglione A con un passaggio allo stand A35: l’Antica Cantina Leonardi a Montefiascone è di proprietà dell’omonima famiglia sin dal 1900. I vigneti si affacciano sul lago di Bolsena in un contesto geologico – lo potete facilmente immaginare – a forte vocazione vulcanica. Se a questo aggiungiamo l’altezza media sul livello del mare delle vigne, circa 600 metri e la lunga tradizione vitivinicola il risultato non può che essere eccellente. Proveremo Metodoclassico, dosaggio zero da uve chardonnay e riesling renano e Nero di lava, syrah in purezza.
Un padiglione dedicato alle cantine dell’Emilia Romagna, sugli scudi negli ultimi anni per la varietà dell’offerta proposta, sia in termini varietali che in pluralità di produttori. Assodata la forza del sangiovese, capace di fornire spesso espressioni di alto livello, altrettanto si può dire dell’omologo bianco albana, vero fenomeno di questi ultimi anni. Il ruolo di outsider può senz’altro assegnarsi alla malvasia di Candia aromatica, la cui versatilità sembra essere gradita dai consumatori. Torre Fornello (stand A11) a Ziano Piacentino, per esempio, ne produce una davvero particolare. Il nome è Una, ed è ottenuta dalle uve botritizzate di un piccolo vigneto, successivamente affinata in barriques. Se ne producono davvero poche bottiglie, io per primo non l’ho mai provata e sono davvero curioso.
Parlavamo di albana, vero? Ed ecco il nostro consiglio che passa dallo stand C6 della Fattoria Montino Rosso, dove potremo provare Codronchio, da uve albana raccolte in vendemmia tardiva. Vellutato e complesso, è preceduto da fama di vino dinamico e caratteristico. Anche questo per noi sarà una scoperta, che intendiamo fare volentieri.
Potremo lasciare il padiglione 1 senza aver provato almeno un sangiovese? No, assolutamente. La nostra scelta ricade su Godenza di Noelia Ricci (stand C7): una cantina che stiamo seguendo e ci piace molto anche per il packaging che impiega per i propri vini, tutt’altro che convenzionale. Con Godenza, vinificato e affinato in inox per otto mesi con ulteriori dodici mesi in bottiglia, si assiste al’elogio del vino essenza, frutto del territorio e della stagionalità, armonizzata dal tempo. Provatelo e mi direte.
Umbria e Sicilia animeranno questo spazio, che si propone di essere uno dei più visitati di tutto il Vinitaly. Parlare di Sicilia vitivinicola in poche righe non è semplice. È sotto gli occhi di tutti il boom qualitativo e quantitativo delle produzioni isolane, raggiunto in pochi anni. Un successo deflagrante, internazionale, ampiamente riconosciuto e destinato a prolungarsi: perché il terroir siciliano è unico, vario e complesso come nessun altro al mondo, perché sono state fatte le giuste operazioni commerciali e – last but not least – perché finalmente nel mirino è stata messa la qualità, anche nelle produzioni entry level. Sorvoliamo su i grandi nomi – che pure meriterebbero almeno un passaggio – e passiamo alle bollicine, il cui movimento in Sicilia è un fenomeno da non sottovalutare: V38AG è un Metodo Classico Riserva di Milazzo (stand 86E/91F), da Campobello di Licata e se avete qualche… riserva sulla bontà degli spumanti siciliani, ve la dissiperà. Cuvée di inzolia e chardonnay, quarantotto mesi sui lieviti.
Girolamo Russo (stand 44C) è un nome che circola spesso tra i winelover. L’azienda è condotta da Giuseppe, figlio di Girolamo: quindici ettari vitati su tre contrade etnee, rivolte a nord e ognuna con le proprie peculiarità. Giuseppe Russo è riuscito in poco più di dieci anni a dare ai vini prodotti uno stile riconoscibile, un marchio di fabbrica di assoluta qualità. Per questo non vi consigliamo un vino in particolare ma di provarli tutti, da Nerina – blend a maggioranza carricante – al raro Feudo di mezzo, nerello mascalese e nerello cappuccio.
Il panorama vitivinicolo siciliano è davvero ampio e non mancano le eccellenze da vitigno internazionale: Alessandro di Camporeale (stand 114G) is the way, il suo syrah Kaid ha raccolto complimenti ovunque e merita di essere degustato. La Sicilia e le isole circostanti sono un distretto di vini passiti indimenticabili. Vi consiglio di concludere il circuito degli assaggi made in Trinacria con il passito di Pantelleria Alcova di Coste Ghirlanda (stand 63D).
L’Umbria sul versante dei vini rossi corre velocemente verso importanti conferme, trainata da grandi nomi (Lungarotti e Caprai su tutti a cui aggiungo l’affermatissima Barberani) ma anche per i bianchi si fanno passi da gigante e parlare di Umbria bianchista non è più un’eresia. Ne volete una prova? Allo stand E9 troverete la Cantina Roccafiore dove potremo provare Fiorfiore, da uve grechetto di Todi in purezza. Oppure, nello stesso stand, provate l’Orvieto Classico Belloro di Custodi, blend di procanico, grechetto, drupeggio, verdello e chardonnay . Voglia di un bel rosso? Ve ne consigliamo due ma badate bene, non si tratta di Sagrantino: Colle Uncinano, allo stand E10, propone un merlot in purezza che è un gioiello: Reo Superbo mentre con un salto allo stand F9 potrete visitare Duca della Corgna e provare il Trasimeno Gamay Divina Villa.
Uno dei due padiglioni dei padroni di casa del Veneto (l’altro è il 5). La storia vitivinicola della regione sta evolvendosi, al pari di altre zone italiane. Una produzione molto varia che poggia le basi su due zone molto diverse tra loro: la Valpolicella e Conegliano Valdobbiadene. Ma non si devono dimenticare gli altri classici della viticoltura veneta: i bianchi di Soave o di Custoza oppure i passiti Colli Euganei Fior d’arancio e Breganze Torcolato. La Valpolicella sta diversificando la produzione: non più e non solo amarone ma anche tanto Superiore, in un’accezione moderna e dinamica. A proposito di amarone, da provare è Casa dei Bepi di Viviani (stand C3), il cui stile è senz’altro classico e sarà per questo che piace. In Veneto ci sanno fare anche con gli internazionali, a me piace il merlot per cui la combinazione delle due cose mi porterà a provare uno dei vini che più mi incuriosisce quest’anno: sto parlando di Casara Roveri di Dal Maso (stand B6).
Voglia di prosecco? Subito serviti! Allo stand A2 troverete il banco di Adami, azienda pluripremiata di Vidor. Vignaioli illuminati, Armando e Franco Adami, differenziano la produzione mettendo sul tavolo diverse interpretazioni di prosecco: noi vi consigliamo il Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut Bosco di Gica.
Avete preso nota? La settimana prossima pubblicheremo il secondo Road to Vinitaly, stay tuned!