Doveva essere una settimana di solo mare, ma il richiamo del vino è stato più forte. Con la scusa – a cui le mie figlie non hanno creduto neppure per un attimo – che me lo ha prescritto il medico, ho visitato un’azienda al giorno. Qualche bagno, un po’ di sole e… tanti assaggi.
1° giorno – fermata durante il tragitto, Azienda Montecappone in Jesi
Assaggio i loro verdicchio perché dovendo guidare non posso abbandonarmi a una degustazione completa dei loro vini, che non sono pochi. I verdicchio Castelli di Jesi Doc e Castelli di Jesi Doc Classico sono i base. Solo acciaio, colpiscono per la piacevolezza e immediatezza con profumi freschi di fiori (acacia soprattutto) e di frutta (pesca gialla e mela). In bocca l’equilibrio fra morbidezza e freschezza è ottimo, come ottimo è il rapporto qualità/prezzo. Le cose si complicano con i due vini successivi – il Muntobe e il Federico II A.D. 1194 – che sono due verdicchio dei Castelli di Jesi classico superiore doc. Si complicano perché svanisce la semplicità dei base, ma rimane l’immediata piacevolezza e la facilità di beva, a cui si aggiunge una maggiore complessità olfattiva sempre giocata sui sentori di fiori e frutti: si aggiungono sambuco, zagara e pompelmo.
Decisamente più importante è l’Utopia Castelli di Jesi Doc Classico Riserva che matura in vasche di cemento per 12 mesi e 6 mesi in bottiglia. Al naso si riconoscono sentori floreali di acacia e sambuco e note fruttate di pesca, mela e melone, di frutti più maturi e succosi.
Il sorso è intenso ed equilibrato, piacevolmente fresco e rotondo. Un finale elegante e persistente. Diverso è il Tabano che, infatti, è un blend con 50% di verdicchio e il resto varietà aromatiche (moscato 30% e sauvignon blanc 20%). È un vino profumato, in cui si riconoscono le caratteristiche delle tre uve che si completano a vicenda, senza mai prevaricare o scomparire. Note floreali e fruttate, ricordi di erba tagliata, fieno e sbuffi di erbe aromatiche, salvia e timo. In bocca, l’assaggio è appagante, avvolgente e comunque fresco e sapido. Una buona variante al verdicchio in purezza.
2° giorno – costa abruzzese, visita alla Cantina De Angelis Corvi in Controguerra
È un produttore con 10 ettari vitati che segue i dettami del biologico e del biodinamico perché ci crede: in vigna lascia fare alla natura e in cantina interviene il meno possibile, i lieviti sono autoctoni e i solfiti aggiunti pochi. Produce circa 50.000 bottiglie di montepulciano e di trebbiano, vitigni tipici della zona. Ottiene così dei vini genuini, di facile e piacevole beva, che raccontano il territorio e non seguono mode o tendenze. Il Trebbiano, annata 2016, è un sorso fresco e sapido con profumi di fiori di primavera e frutti non maturi. Un vino dritto, quasi tannico che ben si accompagna ai piatti locali, di pesce sicuramente, ma anche al rotolo di coniglio. Identica sensazione si ha con il Cerasuolo d’Abruzzo, anno 2017: un vino da bere giovane che cerca un piatto: il baccalà nelle sue diverse ricette appare appropriato, ma anche qualche primo con ragù d’agnello.
Più strutturato e complesso, ma sempre godibile è il Fonte Ravillano, vendemmia 2015, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg. È un vino rosso rubino, con note di frutta rossa, accenni di spezie, di pietra focaia e con ricordi balsamici che ritornano all’assaggio. Assaggio in cui dominano freschezza e sapidità pur non tradendo l’equilibrio, con un finale lungo e una vocazione all’abbinamento culinario.
3° giorno – costa abruzzese, visita alla Cantina Monti in Controguerra
Anche questa è una realtà piccola (circa 70.000 bottiglie) che segue la lotta integrata. Produce vini da vitigni di zona con qualche licenza (per esempio nel Rio Moro Controguerra rosso doc riserva ci sono montepulciano, cabernet, merlot, sangiovese). Fra gli assaggi, merita attenzione il Raggio di Luna, anno 2017, ottenuto da uve chardonnay, passerina, pecorino e trebbiano. È un blend ottenuto seguendo il metodo dei vecchi ovvero unendo tutte le uve che si hanno in vigna in modo tale che le varie caratteristiche delle singole uve accrescano il valore complessivo del vino così ottenuto. Altro vino da annotare nella to drink list è il Pignotto Riserva 2008. Un montepulciano in purezza, evoluto in barrique, rosso rubino intenso, con naso generoso di frutti rossi maturi, piccoli frutti neri come ribes, note speziate e balsamiche. L’ingresso in bocca è avvolgente, pieno e la trama tannica elegante e ben integrata. Un vino dal lungo finale, da meditazione, ma che si accompagna bene anche a piatti di carne.
4° giorno – costa abruzzese, visita alla Cantina Dino Illuminati in Controguerra
Ad assaggiare i vini di Illuminati non diresti che producono 1,2 milioni di bottiglie perché c’è ancora un sapore autentico che spesso producendo tanto svanisce. Cantina storica, oggi continua a distinguersi con il montepulciano e con il trebbiano anche se il catalogo è ampio e comprende tutti i vitigni della zona ma anche gli internazionali. Assaggio il Costalupo 2017, trebbiano in purezza. Fresco, beverino, sincero nei suoi profumi di fiori e frutta non matura, pesche e mele soprattutto. Un vino che si presta ad essere abbinato ad una frittura di mare, è un vino estivo. L’Ilico, annata 2015, è un montepulciano in purezza. Un vino da bere tutti i giorni, con profumi semplici, immediato, dal sorso caratterizzato da freschezza e tannini decisi anche se non fastidiosi. Lo Zanna è il vino di punta dell’azienda. Annata 2013, riserva di montepulciano, è invecchiato in botti di legno di grandi dimensioni. È un vino che si apprezza per la sua bevibilità anche se complesso nei profumi e ricco al sorso. La frutta rossa matura si alterna a note balsamiche, speziate e floreali ed offre un profumo intenso che corrisponde ad un assaggio pieno e godurioso, dove i tannini levigati scivolano in un sorso dalla lunga persistenza.
5° giorno – costa abruzzese, visita alla Cantina Emidio Pepe in Torano Nuovo
Il tempio del montepulciano, si potrebbe dire. E come in ogni tempio, c’è un oracolo: in questo caso Emidio Pepe. In azienda non si trova nessuno, suoniamo, ma nessuno risponde. Giriamo per il giardino e vediamo un uomo arrampicato su una scaletta improvvisata intento a tagliare un ramo di una pianta: è lui, è il fondatore dell’azienda, Mister Montepulciano come molti lo definiscono. Timidamente chiediamo se è possibile visitare l’azienda e lui sorride. Ci porta in giro, ci racconta la sua storia, le sue intuizioni, la sua vocazione di fare un vino di territorio nel rispetto della natura. Ci racconta e ci mostra con orgoglio un premio ricevuto in America, a Chigago, nel 1979 per un suo vino del 1970: primo vino italiano, davanti a storici Barolo e Brunello! Ci mostra la cantina dove custodisce le vecchie annate, vini che ci garantisce per 50 anni ! Qui non assaggio, ma acquisto alcune bottiglie da degustare con calma, con il giusto tempo, magari fra qualche anno, perché i vini di Pepe devono maturare, evolvere. Sono già pronti certo, ma qualche anno di bottiglia li rende migliori, li completa, li rende unici. Terminato il giro, lo salutiamo e lui torna a potare la sua pianta.
6° giorno – costa abruzzese, visita alla Cantina F.lli Barba in Pineto
Ultima visita e ultimi assaggi. I Fratelli Barba producono, in una stalla riadattata, circa 300.000 bottiglie. Assaggio tre dei loro montepulciano: il Vignafranca 2014, il Collemorino 2016 e i I vasari 2015. I tre vini sono in crescendo, dal base che fa solo alluminio al vino di punta dell’azienda, I vasari, che fermenta già in barriques per poi evolvere in legno piccolo per oltre 12 mesi. Al naso e poi in bocca queste differenze sono evidenti: i primi due vini (il Collemorino fa barriques per qualche mese) sono più beverini, naso intenso con note di frutta, di sottobosco e spezie, sorso asciutto che invoglia a un nuovo assaggio. I vasari è un vino più opulento, con naso complesso di frutta rossa natura, note speziate e balsamiche, ricordi di viole e rose antiche, tocchi di vaniglia e tabacco dolce. Il sorso è avvolgente e carico, con un finale lungo e piacevole. Si avverte che è un vino appena imbottigliato che ha bisogno di tempo per raggiungere l’equilibrio e l’armonia, ma ne premio volentieri le ottime possibilità evolutive. Un vino decisamente da meditazione da attendere ancora qualche anno.