Amiche e amici appassionati, in fervida attesa e smaniosi di andare al Vinitaly, eccovi anche quest’anno Road to Vinitaly, i nostri spassionati e disinteressati consigli su quali vini provare nel mare magnum della più grande rassegna vinicola del mondo. Perdersi al Vinitaly, si sa, è facile come per un fanciullo smarrirsi a Disneyland Paris. Ed è per questo che interveniamo noi, con i nostri suggerimenti per ottimizzare il tempo e provare quei vini che riteniamo un peccato perdere. Una lista ready to use da stampare o tenere a portata di mano sul vostro smartphone.
Avvertenza ai lettori: ormai lo sapete, qui non consigliamo i grandi nomi, per quelli sono bravi tutti. In questi post (tre, uno per ogni zona geografica d’Italia) troverete piccoli e medi produttori, salvo qualche eccezione che eventualmente sapremo motivare a dovere, cantine che abbiamo già provato o che intendiamo provare noi stessi. Perché il vino è ricerca. Lo diciamo sempre.
Iniziamo, allora. Nota: non abbiamo la certezza che i vini indicati saranno effettivamente in degustazione. Il numero dello stand è desunto dal catalogo ufficiale Vinitaly 2018.
PalaExpo
Tradizionalmente la prima ora alla Grande Fiera è dedicata, almeno per noi, alle bollicine e ai vini lombardi. In PalaExpo ci fionderemo a cercare Cantine Francesco Montagna, alias Bertè & Cordini (stand B4). Li abbiamo seguiti per un po’ nel 2014 o giù di lì; per colpa nostra li abbiamo trascurati ma quest’anno torniamo alla carica, più curiosi che mai di (ri)provare Cuvèe Nero D’Oro OP Metodo Classico Docg da 100% pinot nero. Lo spumante oltrepadano nella sua accezione più classica e piacevole: poche volte in Oltrepò ho bevuto bollicine più appaganti di queste.
E un Lugana, non lo vogliamo provare? Tempo fa assaggiammo Monte Lupo di Cobue (stand B11): freschezza e tipicità in un sorso agile, non troppo impegnativo ma neppure banale, anzi.
Per i rossi vi consigliamo (e ci consigliamo) i vini dei Fratelli Agnes (stand B4): assaggio d’obbligo, se sarà in degustazione, per Loghetto, croatina che non abbiamo mai provato ma della quale si parla molto bene. Citazione anche per Bonarda Campo del monte.
Padiglione 3
Il padiglione del Trentino Alto Adige al Vinitaly, fra gli altri. First name: Cembra (stand C4). Cantina di montagna, e ne vanno fieri. Una cooperativa nata nel 1952 e subito elevata a esempio per molte aziende nate successivamente. Le vigne di Cembra insistono su territori ricchi di porfido, roccia in grado di caratterizzare i vini con una riconoscibile sapidità minerale. Segnaliamo senza esitazioni lo spumante Ororosso Dosaggio zero, da uve chardonnay.
Non ci spostiamo di molto e allo stand B1 troviamo Cantine Monfort, dove gli appassionati di vini aromatici potranno provare il Gewürztraminer Trentino DOC. Lo sapete, vini come questo corrono il rischio concreto di stancare già al primo calice, se non sono equilibrati. Ma non è questo il caso: le durezze bilanciano lo slancio aromatico del gewürztraminer, sostenute da profumi molto ben definiti. Dopotutto, le vigne dalle quali proviene questo vino sono a cinquecento metri sul livello del mare, e l’apporto dell’altitudine è fortemente rappresentativo.
Padiglione 4
I padroni di casa del Veneto abitano qui e al padiglione 5. E allora giù subito con Loredan Gasparini (stand B5), che è nota ai più e fa anche vini molto molto buoni. Un pezzo di Bordeaux, tra Asolo e Montello, sulle strade e nei campi dove è ancora possibile scorgere testimonianze del primo conflitto mondiale. Fu il conte Pietro Loredan a fondare l’azienda negli anni cinquanta e il primo a intuire che quel territorio poteva fornire vini di altissima qualità. Provate il Montello DOC Della Casa, taglio total Bordeaux di cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc e malbec. Bordolese sì, ma in salsa italica, con guizzi e slanci di territorio di grande tipicità.
E all’improvviso arriva lui, un recioto. È Sparavieri di Trabucchi d’Illasi (stand C3), da uve garganega, ottenuto da uve appassite fino a marzo. Io non l’ho mai provato ma sono piuttosto curioso, perché me ne hanno parlato in termini lusinghieri. E chi me lo ha consigliato, di solito, non sbaglia.
Si può andare al Vinitaly e non provare un Amarone? No, non si può. Allora allo stand F1 andate da Speri: la cantina è sempre stata a conduzione famigliare e con quella attuale sono sette le generazioni impegnate in viticoltura. Andate con fiducia e assaggiate Vigneto Sant’Urbano, esempio cristallino di amarone potente e fiero, che difficilmente potrete dimenticare.
Padiglione 5
Voglia di Prosecco? Eccolo: tutta la tradizione e la qualità del territorio coniugata in un calice di Gorio Valdobbiadene DOCG, della cantina Malibràn (stand F3), azienda sita nel cuore della Valdobbiadene. Intorno al Prosecco si rincorrono falsi miti che spesso danneggiano l’immagine della denominazione: un sorso di Gorio vi farà capire istantaneamente perché il Prosecco è lo spumante più venduto al mondo.
Ancora una bollicina, ma molto diversa: l’Extra Brut di Barollo. Nella terra dove i rossi fanno la voce grossa, questo spumante vi sorprenderà. Metodo classico, 48 mesi sui lieviti, da uve chardonnay: effervescenza di pregio, struttura da campione e venatura sapida insospettabile. Provare per credere.
Albino Armani (stand A6) è quella che si definisce “azienda storica”, senza paura di essere smentiti. Era il 1607 quando il capostipite della cantina, Domenico Armani, assunse il controllo dei terreni vitati, gli stessi ereditati quattro secoli dopo da Albino. Della linea degli autoctoni proveremo Foja Tonda Casetta Valdadige Terredei forti: la casetta è un vitigno recuperato dopo aver rischiato l’oblio, sostituito in passato per far posto a vitigni più produttivi. Anche per noi è un inedito, e sarà un piacere verificare nel calice tutto il bene (tanto bene) che se ne dice.
Padiglione 6
Pronti via andiamo in Friuli Venezia Giulia da La Viarte (stand B5), cantina di Prepotto in forte ascesa. Proveremo volentieri il Friuli Colli Orientali sauvignon Liende, da più parti indicato come uno dei migliori sauvignon della regione, dalla trama olfattiva intensa e dal gusto deciso e accattivante.
Poi sarà il turno di Livon (stand B8), per provare Braide Alte, blend di chardonnay, sauvignon, picolit e moscato giallo. Come in un’orchestra ben affiatata i quattro vitigni si compensano e si rincorrono con armonia, regalando profumi estremamente suadenti, sorso sostanzioso e finale da star.
Ci spostiamo a Cividale del Friuli, sede della cantina Paolo Rodaro (stand A8). Assaggeremo il Friuli Colli Orientali Refosco dal peduncolo rosso Romain, una linea definita ” edizione limitata” poiché ottenuta solo nelle annate particolarmente favorevoli e nelle quali l’uva si presenta in perfette condizioni.
Padiglione 10
Il grande spazio del Piemonte al Vinitaly. Cosa scegliere in questo paradiso? Un bianco per partire: il Colli Tortonesi Timorasso di Ricci (stand H2), a Costa Vescovato. Nel cuore pulsante del timorasso, il vino di Carlo Daniele Ricci è puro piacere, con sensazioni intense al naso e bocca fresca, sapida e dinamica. Grande vino.
Potremmo facilmente consigliarvi un barolo o un barbaresco, ma per il vino rosso di questo padiglione optiamo per un grignolino, che
Veronelli definì testa balorda, anarchico e individualista. Vi indichiamo il Margherita Barbero di Luigi Spertino, azienda di Mombercelli, nell’Astigiano più puro e… vinoso. Non so che idea avete del grignolino, ma se pensate che sia un vino blando o poco emozionante vi sbagliate di grosso. Assaggiate questo e poi fatemi sapere.
Un passito, infine, da uve erbaluce, vitigno di grande versatilità e sempre più à la page: il Sulé di Orsolani (stand L2), di San Giorgio Canavese. Una spremuta di dolce energia, impressa su trama acida di pregio, per un sorso di grande appagamento.