…La serata inizia a prendere forma e dopo la Magnum siamo tutti più sciolti. E’ a questo punto che Michele, parlando di modi veramente atroci per attirare l’attenzione ed aumentare ingiustificatamente i prezzi,  tira fuori l’aneddoto della vodka “affinata” sul corpo di pornostar… Prezzo agghiacciante (per restare in tema) diceva.  [Per saperne di più]
Una prelibatezza.
Mah!

Comunque, a parte vodka e pornostar, abbiamo introdotto sulla tavola due dei tre… non so come chiamarli in effetti perché spumante è desueto (scomunica AIS dietro l’angolo) e vino frizzante, sebbene tecnicamente corretto, non rispecchia la realtà dei fatti. Chiamiamoli Metodo Classico dunque.
Parola d’ordine NESSUN confronto fra vini diversi.
Abbiamo miseramente fallito.
Alla mia sinistra Ridgeview Cavendish 2010, Ditchling -East Sussex
Alla mia destra Court Gerden Vintage Classic Cuvée 2009, Ditchling -East Sussex
Stessa zona di produzione.
Stessa Cuveè -Chardonnay Pinot Nero e Pinot Meunier.[Particolarità su Pinot Meunier]
Diverse percentuali.
Champagne in terra inglese.

Si ma… chi ha inventato sto benedetto, e mai troppo acclamato, Champagne? Qualcuno lancia una terribile  provocazione…
La risposta è Dom Perignon per il 90% della popolazione mondiale mediamente informata sull’argomento vino.
Le cose semplici non mi sono mai piaciute e infatti questa è una storia  lunga e ricca di colpi di scena!
Non sarò breve. 
Occorre fare qualche premessa:
  1. A quanto pare, nel 1600, il vino non veniva ancora imbottigliato alla fonte.
  2. In Francia si usavano, e si usano ancora, che io sappia, tini aperti.
  3. La rifermentazione è un processo naturale che, avvenendo dopo la prima fermentazione, può essere indotto da determinati fattori come presenza di lieviti, aggiunta di zuccheri, temperatura ambiente.
  4. In Champagne, in origine, il vino rifermentato veniva buttato.
Si dice che Dom Perignon fu il primo a rendersi conto delle potenzialità di un prodotto volutamente frizzante e pertanto provò ad imbottigliarlo.
Ma anche questa storia risulta parzialmente vera.
In realtà entrera in gioco un altro personaggio: Christopher Merret: che nel 1662 descrive come i bottai inglesi aggiungessero zucchero e melasse al vino prima di imbottigliarlo per ottenere vino frizzante. (anche i francesi sono d’accordo su questo fatto, anche se poi dicono che sono stati loro a creare davvero il metodo champenoise). 
Merret quindi descrive il metodo classico che in qualche modo era una pratica diffusa in UK (c’era il vino da imbottigliare, il vetro resistente e i tappi di sughero), ma non ne è l’inventore.Non lo sapremo mai con certezza…
Comunque sia a Dom Perignon, si presentarono 2 inconvenienti seri.

  1. Usando tappi legno rivestito di stoffa impregnata di olio, di uso comune in Francia in quel periodo, durante la rifermentazione in bottiglia, il vino fuoriusciva;
  2. Provando a risolvere il primo problema, quindi sigillando la stoffa con la cera, invece, la bottiglia esplodeva sotto la pressione del’anidride carbonica…

Ebbene, come anticipato, dobbiamo agli Inglesi la soluzione al secondo problema infatti, in Inghilterra, il vetro utilizzato per le bottiglie era più resistente perché “forgiato” ad una temperatura più alta con carbon fossile [Per saperne di più].
Inoltre, pare che, sotto consiglio di alcuni monaci Spagnoli, Dom Perignon abbia infine adottato il tappo in sughero come strumento perfetto per la conservazione. (Il tappo di sughero era in effetti usato fin dall’antichità per chiudere le anfore, solo che nel corso della storia, in particolare nel medioevo e in Francia, se ne era persa la conoscenza e l’utilizzo.)

Mi sa che dovremmo iniziare a rivedere i libri di storia.

Ringrazio Michele, padrone di casa e vero mattatore della serata,  che mi ha anche aiutato a mettere ordine a tutte queste informazioni.
Sparkling Wine Ridgeview Cavendish 2010

Abbiamo finalmente i due bicchieri pronti davanti a noi.
Il Ridgeview (che porta in etichetta il nome di Merret) si presenta giallo paglierino un pò scarico con bollicine numerose, molto fini e persistenti.
Al naso risulta gradevole, franco nei profumi del lievito e discretamente elegante.
Niente male! 
L’entusiasmo, purtroppo però, finisce lì.
Bevo e mi guardo intorno pronto a cogliere qualche sguardo.
L’acidità mi lacera il palato…Michele dice acerbo, come quando mangi un frutto verde non ancora maturo.
Personalmente mi ha dato una sensazione astringente tipo tannino. Non sento quasi nulla di appagante al gusto.
Affatto fine e poco equilibrato non finiamo la bottiglia. Qualcuno pone una scommessa sul fatto che dopo un’ora possa risultare migliore.
(un’ora dopo) Il tizio ha perso la scommessa…
Speranzosi, passiamo al Court Garden.
Giallo paglierino abbastanza carico, con bollicine poco numerose abbastanza fini e persistenti.
Sparkling Wine Court Garden
Vintage Classic Cuvée 2009

Al naso, i simili sentori del Ridgeview ma in tono più morbido, più elevati. La mollica di pane caldo e un’intensità più marcata, ad esempio, lasciano presagire una struttura più equilibrata.

E infatti in bocca risulta cremoso, discretamente morbido e abbastanza equilibrato. 
E’ giustamente fresco, pulisce bene risultando abbastanza elegante.
Un prodotto convincente, più simile all’ideale di Champagne sebbene ancora lontano sotto parecchi aspetti.
Fino ad ora non mi lascio del tutto convincere dalle bollicine Inglesi….
Ma abbiamo ancora un asso nella manica!
[Fine Seconda parte]