Continua il nostro viaggio tra i “quartieri” del Vinitaly, diretti verso vini da scoprire o da ritrovare. Stavolta ci addentreremo in alcuni dei padiglioni che ospitano le aziende vitivinicole che operano nel cuore dello stivale.
Il tour che vi propongo sarà il mio, un mix di visite a produttori che ho già avuto modo di conoscere e apprezzare in precedenti esperienze enoiche, e di incontri con vignaioli che, da letture sparse e suggerimenti di altri winelovers, hanno destato in me l’interesse di conoscere i loro vini proprio in occasione di questa kermesse.
Eccoci quindi pronti per iniziare al top, con delle proposte di assaggio che ben si prestano a trasformarsi in interessanti spunti di viaggio. Premetto che l’ordine di descrizione non segue un preciso ordine di degustazione.
Padiglione 9
È il padiglione dedicato in gran parte alla Toscana. Prima tappa, il Podere Forte (stand B13), un’azienda della Val D’Orcia in continuo fermento, dedita ad attività di ricerca volte a trovare la migliore combinazione tra terreni, vitigni e assemblaggi, e totalmente votata alle metodiche dell’agricoltura biologica e biodinamica. Qui il sangiovese viene declinato sia in purezza nel grande rosso Petrucci , sia in accoppiata con il merlot nel Petruccino, espressione del frutto di viti più giovani. In entrambi i casi si tratta di vini di notevole profondità aromatica e struttura. Da non tralasciare l’etichetta il Guardavigna, un Supertuscan di alto livello che combina armoniosamente la vigorosa trama del cabernet franc con la morbidezza del merlot e la persistenza del petit verdot. Un’azienda che vale la pena di visitare non solo presso lo stand del Vinitaly ma direttamente in loco, per ammirare il fascino e la bellezza del podere, oggetto di una sapiente e attenta attività di recupero architettonico.
Il viaggio continua verso Colle Bereto (stand C3), una conoscenza già fatta in occasione della passata edizione del Vinitaly e senz’altro da approfondire quest’anno. Specialità? Il chianti classico prodotto sui dolci declivi dell’omonimo Colle nelle vicinanze di Radda in Chianti in una cantina ricavata all’interno delle originarie strutture del Borgo e che i proprietari hanno immaginato come un vero e proprio “salotto del vino”. Segnate sul vostro memo degli assaggi sia il Chianti Classico Riserva che il Chianti Classico Gran Selezione, quest’ultimo ottenuto dalle uve de “la vigna del Convento”, un singolo vigneto esposto a sud che per la particolare composizione del terreno (scisti argillosi) è capace di dar luogo a vini di grande complessità olfattiva e notevole persistenza gustativa.
Si passa quindi alla cantina Tiezzi (stand B7-39), che fa del rispetto per la tradizione il proprio vessillo. Del loro Brunello di Montalcino Vigna Soccorso, di cui ho recentemente degustato l’annata 2012, serbo il vivido ricordo di un vino elegante, dall’ampio spettro olfattivo, in cui la frutta macerata, il cioccolato fondente e la nota dolce di vaniglia danzano su di un letto balsamico con sfumature sottili di speziatura. La struttura è al contempo decisa e aggraziata. Dato che il sorso mi ha procurato non poche soddisfazioni, intendo provare anche l’altro Brunello dell’azienda, il Poggio Cerrino, verso cui nutro l’aspettativa di una altrettanto interessante esperienza di assaggio.
Padiglione 7
Qui è possibile degustare i vini marchigiani dell’azienda Conte Leopardi Dittajuti (stand B10), situata a Numana ai piedi del Monte Conero, la cui conduzione enologica è affidata a Riccardo Cotarella. Il suo fiore all’occhiello è il vino rosso Pigmento. Si tratta di un montepulciano 100% prodotto in quantità limitata, dall’intensa impronta olfattiva connotata da sentori di sottobosco, di marasca e di prugna in confettura, che appaga e conquista il palato per la calda avvolgenza e la decisa persistenza. Da non sottovalutare i bianchi della stessa azienda di cui vi suggerisco il Calcare, un sauvignon blanc in purezza che schiude intensi profumi di frutta tropicale e agrumi. L’importante carica aromatica si accompagna ad un corpo ricco che ne fa pregustare un perfetto abbinamento anche con piatti dal sapore deciso. Personalmente mi vedo già a sorseggiarne un calice mentre affondo l’altra mano in un cartoccio di olive all’ascolana ancora calde!
Se vi trovate in “zona Marche” approfittatene anche per fare qualche assaggio di Verdicchio. Vi propongo un salto presso lo stand C6-C9 della cantina Vallerosa Bonci, un’azienda a conduzione familiare giunta alla quarta generazione, ubicata in Cupramontana, storica patria del Verdicchio. Concedetevi sia un assaggio del pluripremiato “cru” San Michele, dalle delicate ed eleganti note di anice, acacia, pesca e agrumi, che della Riserva Pietrone, ottenuta da una leggera surmaturazione delle uve dell’omonimo vigneto.
Per un interessante confronto, sempre a tema Verdicchio dei Castelli di Jesi, recatevi anche presso l’azienda Sartarelli (stand D7 per l’azienda , stand B4-B6 per il distributore in Italia) per un sorso del loro Balciana, che vi sedurrà sia per i suoi suadenti profumi dolci di miele e di agrumi canditi, di rose e spezie orientali, che per la sua morbidezza ravvivata da una energica acidità.
Padiglione 11
Qualora decideste di fare una piccola puntatina in Molise, andate a trovare uno dei guru della Tintilia, Claudio Cipressi (stand F5-H5), che la propone, sia nell’etichetta Macchiarossa, in versione di vino più snello e agile con maturazione in acciaio, sia nell’etichetta Tintilia {66}, in versione di vino di gran corpo e struttura. Si tratta, in quest’ultimo caso, di un vino maturato in legno per tre anni, capace di rappresentare un’interpretazione davvero magistrale del vitigno, sia per l’ampiezza del ventaglio odoroso che per la notevole persistenza gusto-olfattiva.
Da provare, sempre all’interno del medesimo padiglione e del medesimo stand, anche i vini del piccolissimo produttore Cianfagna che conduce personalmente, secondo i dettami della lotta integrata, la sua azienda di soli quattro ettari vitati. Concedetevi un assaggio della sua super tintilia Sator Gran Maestro, un vino prodotto solo in annate importanti da uve selezionate, lasciate appassire in pianta e vendemmiate tardivamente a novembre. Il corredo aromatico è variegato e vira dal floreale alla speziatura, dal frutto molto maturo al tostato, sciogliendosi in un sorso avvolgente e caldo in cui la trama tannica è sostenuta da una piacevole sapidità.
Padiglione 2
Vi esorto a non perdervi il ciliegiolo di Leonardo Bussoletti (stand A9-E10), uno tra i primi a credere nelle potenzialità di questo vitigno per lungo tempo abbandonato. Il ciliegiolo non è certo di facile gestione (tende all’ossidazione in fase di vinificazione) e, tuttavia, ripaga l’impegno e le cure ricevute in vigna regalando vini eleganti, con una buona freschezza e un tessuto tannico capace di garantire una buona tenuta nel tempo. Bussoletti, viticoltore attento all’ambiente e dedito all’agricoltura biologica, ha sposato la causa del ciliegio in modo completo attivando anche una collaborazione universitaria per lo studio dei diversi cloni al fine di individuare la migliore tipologia di tale vitigno. Da provare il Brecciaro, un ciliegiolo in parte maturato in botte grande per circa 9/12 mesi e affinato in bottiglia per circa 6-7 mesi.
Ma se tra i padiglioni del Vinitaly ci si trova in quello che ospita l’Umbria sarà impossibile resistere alla tentazione di assaggiare qualche sorso di vigoroso Sagrantino di Montefalco. A tal proposito non fatevi mancare una piccola degustazione del Collenottolo della Tenuta Bellanfonte (stand A9-E10), un sagrantino frutto della selezione dei migliori grappoli, che dopo la vinificazione viene fatto maturare per circa 36 mesi in grandi botti di rovere di Slavonia. Il naso, complesso, si apre a sentori di tostatura e torrefazione, arricchite dalle note di piccoli frutti neri in confettura e da un elegante soffio di spezie orientali. Il palato elegante esibisce un tannino superbo di aristocratico contegno che si accompagna ad un finale fruttato decisamente lungo.
E per continuare in bellezza proseguite con Fattoria Colleallodole (stand A9-E10), azienda fondata a Bevagna negli anni sessanta dal Cavaliere Milziade Antano e attualmente gestita dal figlio Francesco nel rispetto della tradizione e dell’ambiente circostante. Il Sagrantino viene qui prodotto, sia nella versione secca che trova il suo top di gamma nell’etichetta Colleallodole, sia nella versione dolce del Montefalco sagrantino Passito in cui i profumi di spezie dolci si combinano con quelli di cacao e di caffè, di frutta rossa sotto spirito e di tabacco. Un vero tripudio alla ricchezza gustativa e all’opulenza che può quindi rappresentare un finale perfetto per questa tappa intermedia del giro-Vinitaly.