A questo punto, dopo una Magnum e due bottiglie  da .75 ammetto di avere un leggerissimo mal di testa.
Credo che anche gli altri commensali inizino ad avvertire la “solforosa” infatti dopo i due Inglesi (vedi Sparkling Night: Parte Seconda), gli aneddoti sul mondo del vino, e, in particolare sulle bollicine, si moltiplicano.

Ricordo la storia piccante della vedova Clicquot. La famosa Veuve.

Breaky Bottom Cuveè John Inglis 2006

Si dice che, insieme al suo cantiniere, abbiano inventato la pupitre e messo a punto il metodo del remuage; la prima è il tipico cavalletto con fori a svasare per l’affinamento delle bottiglie. Il remuage è invece la tecnica che prevede la rotazione periodica di un quarto di giro delle suddette bottiglie, aumentando progressivamente l’inclinazione per far precipitare i lieviti contenuti, nel collo e facilitarne la rimozione.

Per pudore, tralascio la discussione sui modi creativi di come il cantiniere si possa essere esercitato con la povera vedova. Ora sulla pupitre, ora con la tecnica del remuage…chissà…
Entrano in scena gli ultimi due contendenti della serata
  • Breaky Bottom Cuvée John Inglis Hall 2006, Lewes, East Sussex
  • Champagne Bernard Brémont – Grand Cru, Ambonnay, Marne
Champagne Bernard Brémont

Non prima, però, di aver ascoltato un altro aneddoto, questa volta sulla vedova Bollinger (siamo già alla seconda vedova. Fossi vignaiolo presterei molta attenzione all’argomento!). 

Pare infatti che durante un’intervista del 1963, dopo aver preso in mano la società a causa della prematura scomparsa del marito, alla domanda: “Madame Bollinger, quando beve champagne?” lei abbia risposto così:

“Bevo Champagne quando sono felice e quando sono triste.



Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando sono in compagnia penso sia mio dovere proporlo.
Lo bevo copiosamente quando ho fame e, se non ne ho, provo a farmi stuzzicare l’appetito bevendolo. Altrimenti non lo tocco.


Salvo quando ho sete.”(Wiki)
Geniale! Non appena possible comprerò una bottiglia di Bollinger solo per aver letto questa frase.
In onore alla veuve.
Tornando a noi abbiamo lo Sparkling 100% Seyval Blanc contro lo Champagne 80% Pinot Nero e 20% Chardonnay.
Il Breaky Bottom si presenta di un brillante giallo paglierino con bolla fine, persistente e abbondante.
Risulta molto fresco al naso ma abbastanza intenso e abbastanza complesso.
Eleganti i profumi tipici del lievito e pane caldo. Farinoso a tratti.
Una buona corrispondenza naso-bocca, l’equilibrio fra morbidezze e durezze (un pizzico troppo fresco forse) gli fanno guadagnare il primo posto in classifica fino ad ora.
Fino ad ora, appunto, come era prevedibile abbiamo lasciato lo Champagne alla fine.
Dulcis in fundo.
Ebbene anche qui giallo paglierino leggermente più scarico con bolla fine, persistente e abbondante.
Leggermente più intenso e più complesso del Breaky Bottom.
Spiccano molto sentori farinosi, di lievito. Più tenui i profumi di pasticceria.
Più equilibrato, e in generale più armonico, lo Champagne vince a parer mio.
Ma…
Con onestà, se mi avessero fatto assaggiare “alla cieca” entrambe queste due bollicine, non credo avrei saputo distinguere lo Champagne dallo Sparkling…erano davvero molto simili.
In definitiva pare che agli Inglesi dobbiamo riconoscere una certa bravura nella vinificazione.
Sono le 23.00 adesso e mi sento un pò “collocato”, termine che nella mia lingua Panormita assume il significato multicomprensivo di alticcio/stanco/rilassato/vorrei-andare-a-dormire-ora
Ci intratteniamo ancora, del resto dobbiamo finire le bottiglie no? Sarebbe uno spreco ingiustificato!
Quattro chiacchiere durante il tempo di una sigaretta (non mia, io non fumo) mi fanno tornare per un attimo in Sicilia. David, ex fotografo e giornalista, mi racconta di una giornata nella tenuta di Murgo e di quando il Conte Scammacca gli disse queste parole: 
Ninive da uva stramatura

Il vino è come la “palette” del pittore; hai infinite possibilità di combinare i colori per formare la tua pittura”.

Per inciso, ho provato il Brut di Murgo da 100% Nerello Mascalese. Capisco e condivido le parole del Conte. Ottimo Metodo Classico.
Siamo in chiusura dunque ma, come in ogni concerto che si rispetti, non poteva mancare un bis.
In questo caso non bollicina ma Icewine; valdostano anche lui da uva stramatura (vendemmia a Dicembre), Ninive. Non troppo dolce e decisamente fresco per essere un passito. Particolare, è il primo che provo.
Abbinato al formaggio “3 latti muffito” e Cioccolato al sale ha concluso degnamente una splendida serata in compagnia di amici vecchi (si fa per dire) e nuovi.
Stiamo già organizzando un nuovo appuntamento…

Chi viene?

Tutti i vini della serata