Ho conservato questi appunti gelosamente aspettando il momento giusto.
A distanza di quasi due mesi, quella grande manifestazione sul vino che è stata Bottiglie Aperte ha ancora qualcosa da raccontare in quest’ultimo strascico.
Una doppia verticale dei figli prediletti (in bianco) di Masciarelli. Marina Cvetic e Castello di Semivicoli: trebbiano in botte e trebbiano in acciaio.
Qualche briciola di storia è necessaria e poi si parte.
L’azienda nasce nel 1981 da Gianni Masciarelli con due ettari a cui poco dopo si affianca la signora Marina. Un rapporto privato oltre che professionale, nel perfetto stile di azienda a stampo familiare.


Due punte d’attacco per cogliere le diverse anime del trebbiano d’Abruzzo.
Facciamo un percorso parallelo di degustazione.
Marina Cvetic 2014
Fermentazione e sosta sulle bucce di 24 ore, poi in barrique e affinamento sulle fecce nobili per circa 22-24 mesi con fermentazione malolattica svolta; Una pratica via via ridotta nel corso degli anni fino alla malolattica non svolta del 2014.
Il legno fa la parte del leone oggi e e svantaggia il naso. Bocca densa e ben più integrata, acida, tesa citrica, amalgamata fra le sue componenti sebbene chiaramente giovane. Grande freschezza che lo rende longevo, con ritorni aromatici intensi e lunghissimi, dati dal legno, su note calde di frutti esotici, parte iodata sapida e frutti secchi. Da bere oggi? Anche si perché dotato di questa estrema e inaspettata leggerezza.
Castello di Semivicoli 2011
No legno dicevamo e profilo olfattivo più semplice ma sempre di nerbo. Note di pera e frutta a polpa gialla matura con sentori mediterranei balsamici di pino e tracce di erbe aromatiche. Sapido, teso diretto, in perfetto contrappasso con il fratello legnoso. Di grande struttura.
Colore che si intensifica appena e naso che si amplia su note balsamiche di erbe aromatiche mediterranee e frutta secca come il pistacchio. Bocca coerente fra il sapido e il fresco ben integrata dove sul finale ritornano in successione gli aromi nasali.
Castello di Semivicoli 2005
Oro giovane. Naso che esplode e si sposta su terziari intensi variegati. Balsamicità da paura. La pera? In confettura. Minerale da ricordi di idrocarburo e lieve nota eterea di vinavil.
Bocca da grande vino, bilanciatissima. Frutta in canditura e confettatura, salamoia di olive, ritorni retronasali secchi e vagamente amaricanti/agrumati. Una curva evolutiva non ancora completa.
Marina Cvetic 2004
Oro con ramatura antica, brillante. Naso di confettura di pere e arance; confetto. Gli aromi nasali sono eccelsi, variegati, cangianti e complessi e altri aggettivi tipo nocciolati.
Poi al palato è ancora acido, forte e teso sostenuto da un’altrettanto distintiva nota sapida. Sono in difficoltà ma felice.
Qui siamo sull’ambra oppure oro molto antico ma sempre brillante, riflettente, da dieci e lode. Al naso l’ossidazione è importante e caratterizzante. Un uso del legno da benedizione papale che insieme all’annata regala cappero, pistacchio, origano, salvia, salamoia, confettura di mandarino. Bocca equilibrata con un acidità che è sempre lì, sconcertante. Scende giù per il gargarozzo e non te ne accorgi.
Castello di Semivicoli 2000
Ambra ancora più intenso c’è tutto il 2002 con punte di intensità entusiasmanti. Concentrato di mieli e marmellate, erbe officinali e roccia, silice, frutta matura e agrume. Eccellente sotto ogni aspetto gusto olfattivo.
I sentori retronasali sono carichi, esplosivi, infiniti. Potrei stare lì ore col naso dentro al calice e sentirei ancora whisky, gin e mille distillati. Se lo avete in casa siete molto fortunati.
Scriverei all’infinito ma la sala deve chiudere.
Mi hanno buttato fuori di peso.