Secondo report sul Tempranillo, liberamente ispirato alle due serate organizzate lo scorso febbraio da AIS Milano e tenute da Mariano Francesconi. Sembra proprio che sia la Rioja la patria del tempranillo, che qui dà risultati differenti rispetto alla Ribera del Duero per via del clima completamente diverso.
La Rioja si trova tra due catene montuose: la Cordigliera Cantabrica e i Pirenei e non presenta quell’importante escursione termica che abbiamo visto nella Ribera del Duero.
Se la Ribera del Duero ha un clima continentale, la Rioja ha piuttosto due tipi di clima: a nord-ovest infatti troviamo un clima di tipo atlantico mentre a sud-est un clima di tipo mediterraneo.
Nella Ribera del Duero vi sono distese arse e le coltivazioni sono per lo più di cereali mentre nella Rioja il paesaggio è più “nordico” con campi di frutta e patate.
Anche in Rioja la presenza del fiume, l’ Ebro, è molto importante. La Rioja si suddivide in tre sottozone: la Rioja Alta, l’Alavesa e la Baja.
Per quanto riguarda l’aspetto storico risale all’835 d.C. il primo documento che attesta la cessione di una vigna al Monasterio San Millán de Suso e nel 1063 viene redatta la Carta de Plobación de Longares, in cui, tra gli obblighi fiscali della popolazione, è previsto il lavoro in vigna.
Nel XIII secolo, Gonzalo de Berceo, chierico di quello stesso monastero, scrive una poesia in castellano, dove compare la parola vino. Nel 1574 invece, con l’ordinanza del Consejo de Logroño, viene ratificato l’obbligo di acquisto di vino: cioè viene sancita la possibilità di vendere le proprie merci in cambio però dell’acquisto di vino locale.
La produzione di vino era talmente importante che nel 1632 viene vietato il passaggio dei carri per non rovinare il vino nelle cantine.
Qui nascono proprio le prime bodegas per tenere il vino al riparo in cantine fresche. Nel 1762 viene proibito l’utilizzo del mazuelo (carignano) per i risultati non soddisfacenti.
Come vediamo comunque un’attenzione sempre molto alta, nel corso dei secoli, nei confronti della produzione vitivinicola.
La linea ferroviaria del 1863 che arriva fino alla costa sarà un elemento molto importante per la diffusione dei vini della Rioja.
L’arrivo della fillossera in Francia nel 1870, porta la Spagna a istituire le prime scuole agricole e ad approvare nel 1885 una legge per la difesa contro questo parassita.
Così quando la fillossera arriva tra il 1896 e il 1899 in Navarra e Rioja, qui i viticoltori sono già pronti.
Tra l’altro con l’arriva della fillossera in Francia del 1870, molti viticoltori francesi, grazie anche alla nuova ferrovia, si insediano nella Rioja, portando con sé un bagaglio di esperienza e tecnica importantissimo.
Insomma una regione che con il vino ha veramente instaurato un rapporto speciale, tanto che ogni anno si tiene a Haro la battaglia del vino, in cui lo scopo principale è quello di colpire/macchiare l’avversario con secchiate di vino.
Veniamo ora alla degustazione dei vini. Assaggiamo i vini di queste annate valutate in questo modo: ottima 2015, buona 2014, ottima 2012, ottima 2009, ottima 2008, eccellente 2004.
Iniziamo con un bianco per poi passare ai rossi.
Félix Azpilicueta Colección Privada 2014 – 100% viura, 12,5° vol. – Il viura è il macabeo, usato anche per il Cava. Nel calice si presenta paglierino con qualche ben riflesso dorato. Il naso è intenso, agrumato, di legno dolce, frutta a polpa bianca, mandorla e leggera speziatura. Al palato cremoso e avvolgente con un tratto balsamico di intensa sapidità e persistenza, con un finale ammandorlato.
Viñas de Gain 2015 – 100% tinto fino, 14,5° vol. – Un bel porpora impenetrabile che macchia il bicchiere; un naso intenso di piccoli frutti rossi, accompagnati da una speziatura dolce, un lieve cenno di violetta e cuoio. Al secondo naso anche un ricordo di brodo vegetale. In bocca è ancora un po’ ruvido ma va perdonata la giovane età, che rende più irruenti l’alcol e il legno a sfavore di una frutta troppo accennata. Ma resta comunque un vino piacevole da tenere qualche anno in cantina per vederne l’evoluzione.
Baigorri Garnacha 2012 – 100% garnacha, 14,5° vol. – Da vecchi ceppi, questo vino si presenta di un bel rosso rubino, consistente e quasi impenetrabile. Al naso un cenno di tostato e medicinale, spezie e caramella per la tosse. Il legno domina sul tannino, abbastanza rotondo con una finale leggermente amaro.
Remelluri Reserva 2009 – assemblaggio di tempranillo, garnacha, graciano, malvasia e viura, 14° vol. – Rubino quasi porpora. Il primo naso è leggermente chiuso per poi aprirsi su note di cocco; elegante e delicato con una lieve speziatura e un finale di sottobosco. Una bella corrispondenza gusto-olfattiva con un legno meno invasivo del precedente, un tannino ben gestito e una migliore freschezza.
Viña Tondonia Reserva 2004 – 75% tempranillo, garnacha 15%, il restante 10% tra graciano e mazuelo, 12,5° vol. – Rosso granato per un vino e un’azienda della grande tradizione. Un naso balsamico, tostato, di rosa appassita e leggermente animale. Fresco con un tannino perfettamente gestito, con una nota dominante di frutta.
Amaren Reserva 2008 – 100% tempranillo, 14,5° vol. – Un rubino purpureo fitto e impenetrabile che macchia il bicchiere. Il naso inizialmente chiuso si apre su note di mora selvatica e sottobosco. Una buona corrispondenza gusto-olfattiva, una bella vivacità e il legno gestito bene che dona rotondità e avvolgente al palato.
Finiamo con il top della serata: il San Vicente 2012 – 100% tempranillo peludo, 14,5° vol. – Un vivace porpora-rubino per questo vitigno meno produttivo e delicato, veramente unico. Al naso, spezia dolce, fiori e ciliegia. Tostato e avvolgente in bocca, ottimo ora con una longevità che ci spinge a volerlo riassaggiare tra 10 anni.
Unica piccola osservazione: impossibile fare una serata unica, ma assaggiare i vini delle due aree in date così distanti non ha – a mio parere – fatto apprezzare con maggior immediatezza – la differenza gusto-olfattiva.