Il Jura è una piccola Regione francese, enologicamente messa un po’ in ombra dai giganti Borgogna, Bordeaux e Champagne.
Climaticamente siamo quasi agli estremi tollerati dalla vite, i vitigni sono pochi, le superfici vitate relativamente piccole (in totale 2000 ettari circa), i centri abitati poco più che paesini.
Il paesaggio collinare morbido e rasserenante lascia spazio, qua e là, all’ordine disciplinato dei filari. Questo è il regno del Savagnin, del Trousseau, del Poulsard, vitigni che si trovano solo qui, ma c’è anche spazio per lo Chardonnay e il Pinot Noir, giunti dalla non distante Borgogna.
I vigneron per lo più sono recoltant manipulant, cioè proprietari che si occupano essi stessi delle proprie vigne, solitamente dispiegate su qualche ettaro al massimo.
Come spesso accade, gli ostacoli aguzzano l’ingegno, e qui gli uomini hanno saputo trarre opportunità dai vincoli imposti dal clima, creando dei vini interessantissimi e tipologie talvolta uniche, esplorando al massimo le potenzialità di quei pochi vitigni a disposizione.
Il vitigno forse più emblematico della Regione è il Savagnin, da cui i vigneron hanno saputo trarre diverse tipologie di vino.
Oltre alla versione secca, che si esprime in modo assai differente in base al terroir, e al cremant, c’è il “vin de paille”, ottenuto da una vendemmia precoce ma lasciando appassire i grappoli per alcuni mesi su paglia, generando un vino passito in cui la forte concentrazione zuccherina, ottenuta grazie all’appassimento, restituisce un vino naturalmente dolce con una gradazione alcolica compresa tra i 14° e i 17°.
Forse il più originale vino jurassiano è il “vin jeaune”, ottenuto grazie alla capacità del Savagnin di formare il caratteristico velo di lieviti nelle botti non ricolmate, la “flor”.
L’evoluzione in botte dura almeno 6 anni, tempo in cui si perde per evaporazione circa il 38% di vino.
E’ un processo che ci ricorda i mitici vini andalusi, ma con la differenza che qui non è utilizzata alcuna aggiunta di alcol, per cui non si può parlare di “vini fortificati” o “vin de liqueur”.
Il “vin jeaune” presenta un naso ampio, buon corpo, grazie alla capacità del savagnin di accumulare zuccheri, e soprattutto grande acidità. Tutto questo gli consente di affrontare invecchiamenti anche pluridecennali, con risultati strabilianti. Questo vino, così caratteristico e poco noto fuori dalla Francia, è abbinato spesso al Comtè, il formaggio di latte vaccino, anch’esso prodotto nel Jura.
C’è ancora spazio per un’altra espressione della creatività dei “vigneron jurassienne”, il Macvin de Jura.
Come procedimento ricorda il Porto, ovvero al mosto in fermentazione viene aggiunto alcol (acquavite nella fattispecie) per lasciare una quantità di zuccheri non svolta. Il “vin de liqueur” ottenuto è quindi fortificato ma molto dolce per il suo elevato residuo zuccherino. Possono concorrere a Creare il Macvin tutti i 5 vitigni principali del Jura (Trousseau, Poulsard, Pinot Noir, Chardonnay e Savagnin) o una parte di essi, donando un colore che può sfumare dal giallo oro fino al rosè.
Nel Jura, precisamente nello Chateau de Gevingey, si è tenuta, tra il 20 e il 21 marzo, la fiera di vini biologici “le nez dans le vert” ovvero il naso nel bicchiere o il naso nel verde; il doppio senso francese si presta ad entrambe le interpretazioni.
Gli espositori erano 40, ne menziono alcuni che ai miei amici e me, sono risultati tra i più interessanti:
1- Jean-Francois Ganevat; un’istituzione involontaria, uno dei punti di riferimento del biologico nel Jura ma ormai anche oltre. Ha ereditato le vigne di famiglia coltivate con metodi convenzionali e si è subito convertito al biologico, ora prossimo al biodinamico. Possiede 8 ettari, non ha sito internet e neanche un’e-mail.
– Trousseau -2014- profumato, il più espressivo tra tutti i trousseu degustati in fiera.
– Savagnin – Les Vignes de Mon Pèpe- 2005. Non in vendita! un vino favoloso, note primarie e terziarie si accavallano, fiori secchi, pasticceria e persino aromi di caffè e cacao sostenuti da acidità e mineralità ancora assolutamente giovanili procedono lentamente verso un finale lunghissimo, mutevole, struggente.
– Chardonnay -la cuvèe du Pèpe- 2008 vino ossidativo, possiede già doti da dal potenziale evolutivo immenso,
2- Domaine Andrè et MireilleTissot di Benedicte et Stephane Tissot
Anche qui siamo tra i più noti produttori del Jura, vignaioli da generazioni
– Chardonnay 2014 su argille , molto floreale, come tra i migliori chardonnay, ma anche morbido, con una nota glicerica molto ben equilibrata.
– Chardonnay 2014 su calcare, più balsamico, offre note di salvia ed erbe officinali, con grande mineralità da sfondo. Notevole persistenza finale.
– Trousseau-Poulsard-Pinot Noir 2015 senza solfiti, 3 mesi di macerazione in botte, gli aromi floreali di rosa, ciclamino si fondono con quelli di frutti rossi, vino giovanile, piacevole e pronto.
– Trousseau “anphora” : qui il trousseau si mostra in una veste inconsueta, evidenziando sentori di ferro, ruggine, ma anche officinale e in sui si avverte qualche timido cenno di vernice. Potenziale evolutivo interessante.
3- “Domaine del Miroirs” di Kenjiro Kagami.
Che ci fa un piccolo giapponese nel Jura? Degli ottimi vini! Conosciamo bene l’umiltà e la determinazione dei nipponici quando vogliono cimentarsi in attività che non rientrino nelle loro tradizioni, Kagami ne è un esempio, abbiamo degustato due Chardonnay, uno su marna (2013) e l’altro su calcare (2014).
Incredibilmente diversi, eppure tutti e due così …chardonnay. Più evoluto, completo, floreale e morbido il primo, più pungente, acido e minerale il secondo. Potenza del terroir.
4- “Ratapoil” di Raphael Monnier. Si dedica ad interessanti esplorazioni, assemblaggi anche con vitigni non così diffusi nel Jura (come il gamay, ad esempio), ma anche tentando di recuperare alcuni vitigni tuttora non identificati. Tutti i suoi vini effettuano la fermentazione malolattica.
– Poulsard 2015, che regala sentori di fragola unitamente a diverse erbe officinali.
– Trousseau 2015, apre con una piacevole esplosione di frutti rossi, per poi cedere il passo ad un bel tannino pulente.
– Savagnin 2014, connotato da avvolgenti aromi di burro, cereali, mandorle, nonostante la sua giovane età si mostra come un vino più evoluto, ma la componente acida ancora decisamente vibrante, lascia immaginare un futuro ancora lungo.
I vini del Jura sono ben noti in tutta la Francia, ma molto meno all’estero. In parte a causa della poca quantità prodotta in termini assoluti, ma anche per la poca attitudine al commercio dei vigneron locali.
La nuova generazione appare più aperta a farsi conoscere anche fuori dalla Francia, ma si tratta comunque di vini che presentano una forte connotazione territoriale, un legame con il terroir che raramente si trova così forte altrove, per cui non troppo “piacioni” o versatili.
Ricordate la filosofia di molti produttori americani? Quella secondo la quale ogni vino dovrebbe possedere le caratteristiche intrinseche del suo vitigno a prescindere da dove sia stato coltivato?
Qui siamo agli antipodi. I vini del Jura “sanno” di terroir.
Lo stesso vitigno si presenta in vesti molto differenti per il fatto di provenire da una vigna o dall’altra.
Questa è ricchezza. Gustativa senza dubbio, ma anche culturale.