Assetati amici di Parole di vino, proseguiamo il nostro viaggio tra i nomi dei produttori più interessanti che sarà possibile incontrare al prossimo Vinitaly. La seconda puntata è dedicata alle regioni del Centro Italia e come sempre abbiamo diviso i nomi per padiglione, così da facilitare la visita risparmiando tempo che, si sa, alla grande fiera è prezioso più che mai. Vi invitiamo a farci sapere se i nostri consigli sono stati di vostro gradimento: sarà un’occasione di dibattito e di crescita. Buon #RoadToVintaly!
Padiglione A
Cincinnato Stand 54. Ennesimo vitigno dalle origini semisconosciute e semidimenticato dal genere umano, il Nero Buono è quasi sempre stato relegato a uva da taglio. La caparbietà della Cantina Cincinnato, una cooperativa di 130 soci del Comune di Cori, ha portato invece alla valorizzazione del vitigno, fino ad ottenerne un risultato di assoluto valore. Il Pollùce, che cresce in acciaio e vetro, è un rosso succoso ed elegante ma dalla personalità decisa. Siamo certi che, dopo averlo provato, vi chiederete come mai (quasi) nessuno prima aveva pensato di produrre il Nero Buono in purezza.
Antiche cantine Migliaccio: Stand D4. Dall’Isola di Ponza questa piccola azienda a conduzione familiare produce uno dei migliori bianchi laziali. I vigneti crescono su terreni tufacei di origine vulcanica in ripidi terrazzamenti costantemente battuti dai venti marini. Il Fieno bianco, da uve Biancolella e Forastera, è una vera e propria esplosione floreale, minerale e agrumata. Fresco e, ca va sans dire, sapido, il suo assaggio vi lascerà la sensazione di aver trascorso una piacevole giornata primaverile al mare.
Padiglione 7
Le Caniette: Stand C10. A Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno, Le Caniette vinifica il Cinabro, da uve bordò. Il nome non inganni, non si tratta di uva tipicamente bordolese, anzi: il vigneto bordò è una selezione di piante centenarie di cloni di grenache, storicamente presenti sul territorio. Sono pochi i produttori che hanno riscoperto il vitigno per valorizzarlo: col Cinabro l’intento è riuscito poiché è un vino di rara eleganza e finezza, speziato e profondo.
Moroder: Stand C6-C9. Un nome, una garanzia. Con il Coinero Riserva Dorico, l’azienda si è fatta conoscere a livello internazionale. Noi – sempre alla ricerca di cose nuove – vi consigliamo il rosato Rosa di Montacuto, alicante nero e montepulciano di rara complessità olfattiva.
Il Pollenza: Stand E5. Ci spostiamo a Tolentino, nel Maceratese. Qui è sita la residenza del Conte Brachetti Peretti, attiva dal 1933 nel settore petrolifero e energetico. il Pollenza, vino di punta dell’azienda, è un blend di cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc e petit verdot che si ispira al Bordeaux, e non solo nei vitigni utilizzati. Eleganza, classicità olfattiva, sorso gratificante caratterizzano questo vino che non dovete assolutamente farvi scappare.
Padiglione 9
Podere Guado al melo: Stand B4-B5-B6. Non è semplice indicare un bianco tra i vini toscani da provare al Vinitaly. Noi lo facciamo senza indugio con il Bianco di Guado al melo. Blend di vermentino e altre varietà, ha dalla sua una signorile schiettezza, la pulizia del sorso sostenuta da una sorprendente mineralità e una grande persistenza che lo rende un vino perfetto per molte occasioni.
Boscarelli: Stand D5. Un nome ben noto agli appassionati di Montepulciano. Assaggiate tutti i vini, ma soffermatevi con attenzione sul Nobile di Montepulciano Il Nocio: particolarmente raffinato sia al naso che al palato, promette – e mantiene – un finale balsamico e molto lungo. Nobile di nome e di fatto.
Podere 414: Stand D16. Dopo tanti vini secchi è il momento di un dolce. Vi consigliamo l’Aleatico Passito di Podere 414 di Simone Castelli, azienda che si è fatta notare anche per l’ottimo Morellino. L’Aleatico Passito è prodotto in quantità davvero limitate ed ha uno stile produttivo davvero particolare: non è il frutto di un’unica annata ma un blend delle migliori annate per la tipologia. Le uve di aleatico vengono fatte appassire fino a 50 giorni in locali freschi e ventilati; successivamente si fanno fermentare in acciaio e in caratelli di legno di rovere francese. Fanno parte del blend vini che abbiano fatto almeno due anni di invecchiamento. Il risultato è un passito vellutato ed equilibrato, dal forte impatto gustativo e di grande appagamento sensoriale.
Castelvecchio: Stand C4. Duemila bottiglie o poco più per un vino eccezionale: Solo uno è una selezione di Castelvecchio costituita da un solo vitigno… ogni anno diverso. Viene infatti premiato il vitigno che ha dato il miglior risultato durante l’annata. Per il 2013, per esempio, Solo uno è stato vinificato con sangiovese: profumi affascinanti, palato di personalità e grande predisposizione all’invecchiamento. Provare per credere.
Padiglione 11
D’Alfonso del Sordo: Stand F2. Insignito del riconoscimento di Benemerito della viticoltura italiana l’anno scorso al Vinitaly, Gianfelice D’Alfonso del Sordo ha il merito – tra gli altri – di aver dato continuità concettuale al lavoro del padre Antonio, vincitore dello stesso premio nel 1992. Segnaliamo il Montero, montepulciano e cabernet sauvignon di straordinaria eleganza e capacità evolutiva.
L’Astore Masseria: Stand B2-20. Produttori di olio e di vino in quel di Cutrofiano, nel Leccese. Abbiamo sentito parlare bene di Alberelli di Negroamaro Dal 1947, di cui si tessono le lodi in fatto di caleidoscopico bouquet, assaggio profondo, finezza ed energia. E noi sappiamo tutti bene che con il negroamaro si riescono a fare grandi vini, vero? Sarà una delle sorprese del Vinitaly.
Garofano Vigneti e Cantine: Stand C2-23. Dopo una vita passata in cantina e tra i filari Severino Garofano ha fondato l’azienda nel 1995, che conduce ancora oggi insieme ai figli Renata e Stefano. Provate senza esitare il negroamaro Le Braci, simbolo della rinascita del vino salentino in grado di affrancarsi dalle vecchie classificazioni che lo vedevano solo adatto per il taglio dei grandi vini del nord e centro Italia. Aristocratico e potente, è il vino che noi di Parole di vino a volte definiamo mano di ferro in guanto di velluto.
Padiglione 12
Marchesi De’ Cordano: Stand C1-D1. L’Abruzzo vitivinicolo è nel nostro cuore da sempre e ogni anno ci sorprende per affidabilità e nuove realtà. Passeremo con curiosità da Marchesi De’ Cordano per provare un vino di cui si sente dire un gran bene: il Montepulciano d’Abruzzo Santinumi Riserva.
Baccellieri: Stand A5-D6. Piccola azienda a conduzione familiare da Bianco, in provincia di Reggio Calabria. Vi consigliamo Mantonico, un vino passito prodotto solo in due Comuni calabresi, dalle omonime uve coltivate ormai da pochi viticoltori. Una chicca rara, che – nonostante le poche bottiglie annualmente prodotte – si sta facendo apprezzare con crescente consenso da parte degli appassionati.