Negli appunti #RoadToVinitaly fin qui pubblicati mancavano gli assaggi più attesi, lo so. Con il post di oggi concludiamo il percorso virtuale che da domenica prossima potrà finalmente diventare reale. Quanti vini riusciremo a provare davvero alla Grande Fiera, tra quelli consigliati? Lo scopriremo solo… degustando! Iniziamo allora il percorso tra i padiglioni 9 e 10.
Nota: non abbiamo la certezza che i vini indicati saranno effettivamente in degustazione. Il numero dello stand è desunto dal catalogo ufficiale Vinitaly 2016.

Padiglione 9:

Monteverro: Stand A2. Prima di tuffarci nei rossi, proviamo un bel bianco. Magari internazionale. A Monteverro si pensa in grande: la filosofia è mirata al raggiungimento di un Premier Grand Cru di stile bordolese. Per riuscirci George Weber ha chiamato a collaborare, tra gli altri, persino Michel Rolland, che di bordolesi in effetti se ne intende. Lo Chardonnay che producono, tuttavia, strizza l’occhio alla Borgogna e non c’è nulla di male ad ammetterlo. Specie se i risultati nel calice sono questi: ampiezza olfattiva da record, freschezza fruttata, equilibrio e lungo finale lo caratterizzano. E lo fanno finire sulla nostra lista di assaggi da fare.  
Sassotondo: Stand E16 – D17. Iniziamo il tour dei rossi non con un classico sangiovese, non con un supertuscan ma con un vino a vitigno autoctono troppo spesso sottovalutato: il ciliegiolo. Da sempre fedele compagno di taglio del più celebre sangiovese, si è scoperto che il ciliegiolo ne potrebbe essere addirittura “padre”, geneticamente parlando. Una rivincita completa! Da un cru maremmano di tre ettari e mezzo nasce San Lorenzo. Non lo abbiamo mai provato, ma abbiamo sentito commenti appassionati: impianto olfattivo di grande classe, gusto equilibrato e fiero, grandi potenziali in termini di longevità. San Lorenzo, aspettaci che stiamo arrivando!
Podere La Regola: Stand B2. Le uniche regole del Podere La Regola, a Riparbella in provincia di Pisa,  le detta la natura. Parola di Luca e Flavio Nuti, proprietari dell’azienda – già appartenuta al bisnonno – dal 1990. Ci piace il loro taglio bordolese, a cui è stato dato il nome La Regola: cabernet franc in larga parte, merlot e un pizzico di petit verdot. Intenso e volitivo, perfettamente adatto per gli abbinamenti ai piatti della cucina locale, come la carne di mucco pisano.
Castello di Volpaia: Stand D4. I vini di Radda in Chianti, non ce ne vogliano le zone limitrofe, hanno una marcia in più. E a Castello di Volpaia  hanno raggiunto risultati eccellenti con il Contassala Riserva, da più parti definito come la quintessenza del Chianti Classico. Da agricoltura biologica, of course.
Salvioni – La Cerbaiola: Stand C10. Volevate un Brunello? Eccovi accontentati. Il Brunello di Montalcino di Giulio Salvioni è tradizionalmente, fedelmente, splendidamente tipico della Val d’Orcia. Raccolta a mano, rese davvero minime e pochissime bottiglie in commercio: trovate il tempo per assaggiare questi vini, vi prego!
I Balzini: Stand A15. Il nome è internazionale. Anche i vitigni lo sono. Ma il carattere di questo vino è tutto toscano. Stiamo parlando di Black Label, cabernet sauvignon e merlot in parti uguali. Al naso è un campione per varietà e intensità. Energico e materico, eppure agile, scattante. Gran corpo, gran vino.
Duemani: Stand C4. Ancora da Riparbella. Quasi una celebrità, il vino che porta il nome dell’azienda, pur essendo prodotto in poche migliaia di bottiglie: Duemani è un cabernet franc in purezza, potente e profondo, balsamico e, naturalmente, lunghissimo.
Nota aggiuntiva: certificato Demeter.
Capezzana: Stand B1. Chiudiamo il giro al padiglione 9 con il Vin Santo di Carmignano, da uve trebbiano e verdea. Quello di Capezzana è molto ben interpretato e da anni rappresenta un riferimento per questa tipologia. Come tutti i grandi passiti che si rispettano, il Vin Santo ha profumi affascinanti e sorso ben sostenuto dalla freschezza. Affinato per cinque anni nei classici caratelli.  
Padiglione 10:
Borgo Maragliano: Stand O4. In Piemonte è facile mettere un dito a caso sulla mappa e trovare un grande vino rosso. Meno facile trovare un bianco dello stesso livello. Ancora più difficile individuare uno spumante secco. Ma se il dito punta Borgo Maragliano di ottimi spumanti ne troviamo due: Giuseppe Galliano Brut Riserva, pinot nero e chardonnay e il Francesco Galliano Blanc de blancs, chardonnay in purezza. 
Claudio Mariotto: Stand I2. Se il timorasso è tornato ad essere un vino ricercato e premiato dal mercato, parte del merito va a Claudio Mariotto, vignaiolo in Vho. Provate senza indugio il suo Derthona; apprezzate con i dovuti tempi il Cavallina. E se ne avete la possibilità gioite con i sensi degustando Pitasso
Antoniolo: Stand E3 – 3.9. Alzi la mano chi non conosce Osso San Grato, un Gattinara di rara potenza ed espressività. Se qualcuno ha alzato la mano si segni questo stand: rimarrà stupito dalla personalità minerale dei vini Antoniolo, da uve coltivate su terreno vulcanico. Per chi lo conosce, beh… non c’è bisogno di aggiungere altro!
Scarpa: Stand L4. Antica Casa Vinicola Scarpa, per essere precisi: è stata fondata nel 1854, mi sembra che “Antica” è un aggettivo che si merita pienamente. Merita anche la loro La Bogliona, barbera d’Asti che rientra di diritto tra le nostre preferite: legno sì ma senza eccessi. Vigore, freschezza varietale intatta, progressione da centometrista. Da provare. E riprovare. 
Giuseppe Cortese: Stand G2. Capitolo barbaresco, uno dei (tanti, per fortuna) grandissimi vini della produzione piemontese. E il Rabajà Riserva ne scrive un cap

itolo con inchiostro intriso nella storia. Provato solo una volta diverso tempo fa, ne ricordiamo ancora la precisione stilistica, il fervore, il lungo finale. Occorre ravvivare il ricordo e provvedere ad assaggiare le nuove annate.

Cavallotto: Stand M3. Un barolo nella nostra lista di consigli, almeno un barolo ci doveva essere. È stato difficile scegliere quale ma alla fine ha vinto lui: Bricco Boschis Vigna San Giuseppe. Ok, è già super affermato e probabilmente non vi sveliamo una novità assoluta, ma l’architettura perfetta di questo vino, la nobiltà dei suoi profumi, la raffinatezza tipica dei più grandi vanno premiate. Non perdetelo.   
Orsolani: Stand L2. Finiamo in dolcezza e finiamo divinamente. Ci piace l’idea di segnalarvi un grandissimo vino passito, vinificato in purezza da erbaluce, uno dei più eclettici vitigni italiani. Il Sulé vi farà innamorare e se non lo avete mai provato e vorrete darci fiducia sappiamo con certezza che ci ringrazierete.