Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, che abbiamo noi prima andare a Genova … Genova per noi che stiamo in fondo alla campagna e abbiamo il sole in piazza rare volte e il resto è pioggia che ci bagna…

La colonna sonora del nostro viaggio verso il Palazzo della Borsa di Genova sede del Vinnatur 2016.
Qui contrasteremo tutta quest’acqua dal cielo e dal mare con il dolce tintinnio dei calici!
Il vino naturale, protagonista della manifestazione tenutasi dal 7 all’8 febbraio, ormai non ha più bisogno di cappelli apripista, spiegazioni o introduzioni, è entrato ufficialmente nel mondo enologico, dividendolo tra chi lo “ama” a chi lo “odia”.
Ci aggiriamo tra i banchi già affollati fino a quando scorgiamo il nome di Angiolino Maule, presidente dell’associazione Vinnatur. Tanta curiosità e alte aspettative ci accompagnano nella degustazione dei vini della sua azienda, La Biancara, di cui un terzo è totalmente votata alla sperimentazione.
Iniziamo con Masieri 2015, 80% garganega e 20% trebbiano di soave. Il colore è giallo scarico, mentre non si può dire altrettanto dei profumi, un’intensa fragranza di fiori, agrumi e mela. In bocca la sapidità quasi astringente, si amalgama poi con le morbidezze del vino. Buona persistenza con un allungo amaricante. Per essere un vino base ha il suo carattere!
A seguire Sassaia 2011 prodotto con uve selezionate dei vigneti intorno alla cantina, 95% garganega e 5% trebbiano. Cambiano le percentuali dei vitigni presenti, con un risultato nei profumi nettamente differente. Qui ci tuffiamo in un mazzo di erbe aromatiche, basilico e menta, seguiti da pungente sbuffo balsamico. In linea la bocca, ma c’è qualcosa in più… ah ecco sì è lui, il rosmarino! Bello il sorso, pieno e tondo; più evoluto, caldo e morbido rispetto al vino base.
Mi ricordo montagne verdi e le corse di una bambina…
Dal Veneto al Friuli il passo è breve. Siamo da Terpin, dove il simpaticissimo produttore, che ricorda più un gigante buono che un “talebano del vino” come qualcuno lo definisce, ci inizia alla degustazione con Jakot 2009. Volete sapere di cosa si tratta? beh prendete una bottiglia e guardatevi allo specchio! La lunga macerazione seguita da un anno di botte e tre in bottiglia, esaltano al massimo il bouquet floreale, al quale si aggiungono litchi, menta e basilico. In bocca il tannino è percepibile, ma ripulito da una grande freschezza. Finale caldo e amaricante. 
Unico rosso, Sialis Rosso 2009, merlot in purezza, è un inno alla frutta rossa polposa e matura. Scivola nel bicchiere come sciroppo alla ciliegia e poi stuzzicando l’olfatto con punte vegetali. In due parole: semplice e piacevolissimo. La bocca è un po’ ruffiana, ma freschezza e il tannino compensano bene zuccheri e alcoli, rendendolo tutt’altro che stucchevole e pesante. Con i secondi sembra sempre di aver appena addentato una mora matura. 
Lasciamo lo stand con la promessa di assaggiare con calma i numerosi vini bianchi prodotti con lunghe macerazioni, per apprezzarli meglio in ogni loro sfumatura e diversità e andare oltre i sentori tipici degli orange wine macerati che li accomunano.
E se son pallida come ‘na strassa vinassa, vinassa e fiaschi de vin!
Andiamo ora in Sicilia… passando per la Spagna. Sì perchè abbiamo assaggiato i vini dell’Azienda Agricola Dos Tierras. Beatriz spagnola, Pierpaolo siciliano decidono di provare a fare qualcosa di nuovo, producendo vini ottenuti da blend di vitigni autoctoni siciliani e vitigni tipici della Spagna. Producono infatti il rosso Dos Tierras e il Temprano, da nero d’avola e tempranillo e, dopo anni di sperimentazione, il Grillo Verde, da grillo e verdejo. Fermentato naturalmente e lasciato sulle bucce per 5-10 giorni, pestato e pressato coi piedi, successivamente stoccato in botti francesi e ciliegio per 6 mesi prima dell’imbottigliamento. 
Abbiamo assaggiato in anteprima il 2015, che sarà in commercio a marzo. Il verdejo, agrumato e fruttato si combina bene con il grillo, moderandone l’alcolicità in equilibrio perfetto. Naso davvero intenso e quasi aromatico: frutta tropicale, arancia candita ma anche brodo vegetale. Abbastanza fresco, sapidamente marino e minerale, persistente in ottima corrispondenza gusto-olfattiva.
¡Ay! ¡ay! ¡ay! ¡ay!, ¡canta y no llores!
Porque cantando se alegran,
cielito lindo, los corazones.
Per finire torniamo a nord, in Trentino, per un’azienda che ci ha colpito davvero: Cantina Furlani. Abbiamo degustato tutti i vini che ci sono sembrati veramenti unici e piacevoli, grazie all’impiego di vitigni autoctoni come la verderbara, la nosiola per il Sur Lie Alpino, la negrara, la pavana, la turca e la rossara per il Rosso Alpino. 
Su tutti il Metodo Interrotto Brut 2004: uno di quei vini che non dimentichi. 80% Chardonnnay e 20% Pinot per questo spumante metodo classico che affina per 36 mesi sui lieviti. Senza dégorgement, senza aggiunta di solforosa, né di liquer d’expedition, è venduto sui lieviti, qui selezionati, quindi con tappo a corona. Il naso intenso e originale ci porta il profumo dello pasticceria, della banana ma anche di agrumi canditi. Al gusto piena corrispondenza, grande freschezza e acidità, un ottimo equilibrio e una gradevolissima mineralità. Lo stesso produttore è entusiasta dell’incredibile evoluzione e longevità di questa annata, 12 anni e non sentirli. Una gran bella bollicina!!!!
Libiam ne’ lieti calici!
Che dire in generale della manifestazione? La scelta è piuttosto ampia: più di 60 espositori, l’Italia ben rappresentata e ci sono diverse proposte straniere interessanti. Tra queste segnaliamo Nathalie Gaubicher, Loira. I suoi vini hanno etichette e nomi sempre fantasiosi, ma estremamente efficaci e raffinati, prodotti con Chenin blanc, Melon de Bourgogne e Pineau d’Aunis, il più antico vitigno documentato della regione, favorito da Enrico il Plantageneto, chiamato impropriamente anche Chenin Noir (ma i due vitigni sono geneticamente totalmente differenti).

Peccato non tutti i produttori fossero presenti. Parlare con loro è sempre interessante.

Un’unica annotazione di servizio. Come si fanno a giudicare i colori dei vini… dopo un po’ la stratificazione nel bicchiere è tale che davvero ci siamo rifiutate di commentare…
da una British Genoa (in fondo il calcio italiano è nato qui da un gruppo di inglesi!), le due WaterWine Pink girls Emma e Anna