In condizioni di salute non proprio sfavillanti – causa influenza – ho passato il venerdì sera a casa. Un evento che non accadeva da diverse ere geologiche: andava celebrato con un vino prelevato direttamente dallo scaffale più basso della riserva personale. Ero un po’ raffreddato, certo, ma non tanto da non considerare l’idea di un grande cabernet sauvignon, uno dei miei vitigni preferiti. E così la mano è scivolata sul Maestro Raro di Felsina, anno 2004.  Lo avevo preso in enoteca da Antonio, forse già nel 2008 e lui, al momento di pagare, sornione mi disse “… mettilo in cantina e dimenticalo…

Ed in effetti me ne ero proprio dimenticato!
Catturato dalla irrefrenabile voglia di trattarmi bene ho preparato la mia pasta preferita: pasta e fagioli. Un piatto popolare, forse, troppo popolare per il vino che avevo selezionato, ma ho arricchito la mia tavola di altre piccole prelibatezze, tra cui alcune tartine al tartufo: ero influenzato ma affamato! Cosa mancava? 

Un po’ di musica giusta: la scelta della playlist è caduta su We all love Ennio Morricone, l’album tributo al compositore del 2007.
Maestro Raro ha un bel colore rubino, ravvivato da riflessi violacei che rivelano tutta l’energia di cui dispone. L’incontro con i suoi profumi è molto piacevole: note distinte di ribes e prugna, poi sigaro, cuoio e terra. Poco o nulla dei tratti vegetali che ci si potrebbe aspettare; in bocca è energico, dritto, affusolato, nonostante il tannino forte e centrato. C’è una equilibrata partecipazione tattile nel sorso di questo vino, che si completa con ritorni di cioccolato e rovere. Possiede un accattivante finale amarognolo che mi ha fatto dire, a più riprese, “me ne verso ancora un po’“.
Maestro Raro è un gran bel vino ed è stato il mio paracetamolo, perché sabato mattina mi sono svegliato in ottime condizioni, desideroso solo di finire a pranzo la bottiglia aperta la sera prima.