Gli uvaggi nero d’avola e vitigno internazionale, generalmente, mi fanno pensare ai vini siciliani degli anni ottanta, quando ancora non si sentiva la necessità di valorizzare gli autoctoni. In quegli anni la tendenza, in Sicilia come altrove, era di stemperare gli eccessi di taluni vitigni – spesso indigeni – attraverso il carattere morbido di altri – spesso alloctoni.

Quando il vitigno autoctono incontra quello internazionale, inoltre, spesso si storce il naso travolti dal pregiudizio che relega questo tipo di vini nella categoria dei “morbidoni” o “marmellatoni”. Nel caso del Maldafrica 2008 dell’azienda agricola Cosblend di cabernet sauvignon, merlot e nero d’Avola – ogni timore può tranquillamente essere lasciato da parte. Non c’è traccia di ammiccamento in questo vino, figlio di uve coltivate in biodinamica, in una azienda che si sta ritagliando spazio e consenso crescente.  
Le due anime di questo vino – quella autoctona e quella internazionale – coabitano nell’aspetto, luminoso e vivo; si completano nel bouquet raffinato, preciso ed intenso, dove la componente vegetale del cabernet oscilla perfettamente tra le note fruttate e speziate del nero d’Avola. Le diverse percezioni, infine, si esaltano in un sorso goloso, tridimensionale e mai gravoso, vellutato e appagante. 
Internazionale ed autoctono possono convivere nello stesso calice e Maldafrica dimostra – senza alcun dubbio – che l’unione può essere di grande qualità.