I francesi lo chiamano ugni blanc. I californiani Saint Emilion. In Italia è talmente diffuso che per distinguerne le varietà derivate dal ceppo principale si è ricorsi all’appellativo territoriale: c’è il toscano, il romagnolo, l’abruzzese, il modenese e poi quello di Soave, il giallo e lo spoletino.
E’ la seconda uva più coltivata in assoluto nello Stivale, la prima tra le bianche. Si adatta facilmente a diverse condizioni climatiche ed ha una resa molto alta, il che lo rende appetibile ai produttori in cerca di quantità prima ancora che di qualità.
Lo avrete capito, stiamo parlando del trebbiano, la cui origine è incerta ma si pensa sia originaria del periodo etrusco, durante il quale si diffuse in Toscana e sui Colli Romagnoli. Plinio il Vecchio (non manca mai) nel suo Naturalis Historia cita il trebbiano come vino trebulanum.
La sua forza e la resa abbondante hanno finito col tempo per penalizzarlo, relegandolo a lungo ad uva da commercio.
Francesco Paolo Valentini, di Loreto Aprutino, ha iniziato a lavorare insieme al padre Edoardo nel 1981 ed oggi ne segue la strada tracciata, un percorso produttivo che egli non definisce biologico o biodinamico ma semplicemente artigianale. Difesa fitosanitaria affidata al rame e al zolfo, fermentazione spontanea a temperatura non controllata, nessun ricorso alla stabilizzazione o alla filtrazione: vinificazione tradizionale quindi, che ha garantito ai vini Valentini una meritata fama di vini longevi senza perdere l’impronta territoriale.
Gianpaolo aveva voglia di bere qualcosa di importante e mi propone di dividere il Trebbiano 2008 di Valentini in una pausa in pranzo: non gli nascondo il mio entusiasmo, nemmeno per un attimo. Prepariamo un piatto ciascuno di crudo di spada e salmone e stappiamo.
Giallo dorato intenso, luminoso, non completamente limpido; naso intenso di pesca gialla, funghi secchi e crosta di pane, indefinibile nota floreale di fiori gialli, bocca vivace, lieve pizzicore forse dovuta a residua anidride carbonica e freschezza integra che per associazione di idee e sensazioni mi rimanda a quando partecipai alla festa popolare del ballo della pupa a Caramanico, durante la quale la “pupa” saltella vivace nella piazza del paese sparando fuochi d’artificio. Il trebbiano di Valentini – però – non è un fuoco di artificio, somiglia più a un razzo di segnalazione, luminoso e persistente, con nitidi aromi minerali e di cioccolato bianco, che virano verso più complessi sentori di idrocarburi. Il gusto è croccante, di perfetta corrispondenza gusto olfattiva, stoffa raffinata e retro olfattivo di mandorla. Finale lungo e piacevole, invoglia a gustare il sorso successivo.
Grandioso. Davvero una espressione di trebbiano come non te la aspetti.
Buona recensione! Di sicuro, il vino è delizioso e vale la pena di provare almeno una volta.