Ci sono vini che meritano di essere bevuti almeno una volta nella vita, vini che popolano l’immaginario collettivo di molti bevitori, sia occasionali, sia habitué o addetti al settore.
Ornellaia rientra a pieno titolo tra i vini di questa élite, non soltanto per l’aspetto meramente qualitativo – di per sé sufficiente a risiedere stabilmente nell’Olimpo enologico italiano – ma anche per una sorta di genesi aristocratica dell’azienda, che ne ha amplificato le già importanti qualità, assegnandole quasi il titolo di predestinata.
Tenuta dell’Ornellaia infatti nasce nel 1981 per volontà del marchese Lodovico Antinori, desideroso di lanciare un grande vino italiano che potesse competere con i francesi, sfidandoli sui vitigni che ne hanno determinato la fortuna, quelli dell’uvaggio bordolese. Quattro anni dopo si avrà la prima vendemmia che entrerà in commercio nel 1988.
Nel 1999 Rober Mondavi acquisisce una quota di minoranza dell’azienda e tre anni dopo la totalità della stessa, cedendone in seguito il 50% alla Marchesi de’ Frescobaldi che nel 2005 conseguì a sua volta l’intera quota sociale.
Dal 2009 e con l’annata 2006 viene lanciato il progetto Vendemmia d’Artista, con il quale si vuole rafforzare il connubio Vino – Arte (non abbiamo sempre detto che fare vino è un’arte?!). Ogni anno un artista di fama mondiale interpreta il carattere unico della vendemmia di Ornellaia attraverso un’opera ed etichette esclusive che vengono firmate personalmente e numerate.
Alla bottiglia viene dato un nome composto da una sola parola, in grado di sintetizzare la caratteristica dell’annata. Nel 2006 abbiamo avuto l’Esuberanza, nel 2007 l’Armonia, l’Energia nel 2008, l’Equilibrio nel 2009, e la Celebrazione nel 2010 per onorare nel migliore dei modi il venticinquesimo anniversario dalla fondazione dell’azienda.
Particolarmente ricercate sia da collezionisti di vino che di arte contemporanea, alcune di queste bottiglie vengono battute in occasione di speciali aste benefiche, i cui ricavati sono devoluti a favore dell’arte. Pensate che una bottiglia di Celebrazione, firmata da Michelangelo Pistoletto, è stata venduta ad un’asta da Sotheby’s per ottantamila sterline, pari a circa centocinquemila euro, stabilendo l’invidiabile record per la più cara bottiglia italiana venduta ad un’asta.
Ornellaia Vendemmia d’Artista 2011 è stata presentata a Milano lunedì scorso presso lo splendido Hotel Principe di Savoia di Piazza Repubblica.
Luca Bellomo e Sergio Di Loreto hanno intrattenuto i trenta fortunati partecipanti, esponendo brevemente la storia di Tenute dell’Ornellaia e l’origine del progetto Vendemmia d’Artista.
Tra le molte cose dette una mi ha particolarmente colpito: la collezione Ornellaia sta diventando una galleria d’arte. Durante la presentazione si è messo l’accento su un particolare: Tenute dell’Ornellaia ha raggiunto i risultati che tutti conosciamo grazie alla combinazione unica di territorio, quello di Bolgheri “compreso tra cielo e mare” e attenzione quasi maniacale al dettaglio. Per fare Ornellaia, nulla si lascia al caso. Al riguardo, non avevo dubbi.
Quest’anno la galleria d’arte, quindi, si arricchisce di un altro prezzo pregiato firmato da Rodney Graham e che prenderà il nome di Infinito. Già, Infinito: perché l’annata prima ed i primi assaggi del vino in seguito, hanno manifestato tutti i segnali per credere che Ornellaia 2011 avrà una longevità senza precedenti, in grado di protrarsi, appunto, all’infinito. Il vino – dice Sergio Di Loreto – è contraddistinto da un patrimonio polifenolico immenso e tuttavia privo di asperità nonostante una grande massa tannica.
Nel corso del pranzo al Ristorante Acanto abbiamo avuto modo di provare Poggio alle gazze 2012, blend di sauvignon e viognier: giallo dorato luminoso, naso caratteristico di sauvignon, complesso, spazia da note fresche erbacee e salvia a frutta candita, mango, felce, burro e pan brioche. Fresco e dalla componente alcolica ben in evidenza ha un finale non lunghissimo, caratterizzato da ritorni di amaretto e mandorla.
In seguito, ci è stato offerto Serre nuove 2011: è il second vin della Casa, taglio bordolese a maggioranza merlot. Rubino intenso, naso nitido di frutta rossa, ferroso, spezia da legno e chiodo di garofano, carruba, cannella. Bocca terrosa, sbraccia un po’ l’alcol, si intravede la stoffa ma non emerge il potenziale che questo vino senza dubbio possiede.
Con l’ingresso del secondo piatto è giunto ai nostri tavoli Ornellaia 2011: siamo in presenza di taglio bordolese, questa volta a maggioranza cabernet sauvignon; rubino luminoso, naso aristocratico, piccola frutta rossa in particolare mora selvatica, speziato, poi carne macinata e liquirizia. Espressione olfattiva di gran pregio, laddove le note speziate non si slegano dal frutto ma au contraire lo avvolgono. Trama tannica importante ma già armonizzata che trasmette una grande partecipazione tattile, ben sostenuta da acidità viva e piacevole. Finale lunghissimo lievemente amaro. Davvero Infinito.
Guest star: Ornellaia 2006, rubino appena permeabile, naso suadente ed invitante di spezie dolci, cannella, rabarbaro, polvere di caffè, chinotto, noce moscata, prugna e ciliegia sotto spirito, sbuffi di crema pasticciera, ritorno perfettamente corrispondente. Si dispone in bocca con eleganza, esprimendo personalità senza perdere il tocco vellutato, integra sapidità e finale interminabile. Un grande vino.
Il dolce è stato accompagnato dalla vendemmia tardiva Ornus 2009, da uve petit manseng, vitigno originario della zona dello Jurançon: giallo molto luminoso, naso teso, nettamente minerale con note di lime e di oliva nera; fresco e piacevole risulta fine e molto beverino, senza dubbio grazie ad una acidità perfettamente in linea con la dolcezza.
Relativamente ai due Ornellaia, a fine pranzo i commenti tra i partecipanti erano grosso modo univoci: il 2006 ha espresso la nobiltà che solo i grandi vini possiedono. Difficile dire se il 2011 tra cinque anni avrà la stessa armonia del 2006: la trama tannica è fitta eppure ben levigata, la stoffa c’è e senza dubbio ha un lungo futuro davanti. Ha tutte le carte in regola per sedere, come i fratelli più grandi, nell’Olimpo dei grandi vini. Mi piacerebbe riprovarlo.
In ogni caso – siatene certi – vi farò sapere.
Stay tuned.