Che confusione in Piazza Duomo questa domenica!
Il sole ha fatto nuovamente capolino anche a discapito di un forte vento e si faceva quasi fatica a muoversi fra la gente.
Il sole ha fatto nuovamente capolino anche a discapito di un forte vento e si faceva quasi fatica a muoversi fra la gente.
Bottiglie aperte è la manifestazione pensata da FISAR e Blend per tutti gli amanti del vino, “curiosi e intrepidi, pigri e peccaminosi” che si svolta per il terzo anno a Palazzo Giureconsulti, nel cuore di Milano.
Tre sono i piani dove hanno trovato posto i desk di degustazione, non senza qualche punto da rivedere. Almeno secondo noi.
Siamo passati, ad esempio, da un primo piano affollatissimo di banchi e quindi di visitatori intenti a intrattenersi degustando, ora in pace il proprio calice, ora approfondendo i più svariati argomenti con i produttori, al secondo con una densità decisamente inferiore di desk e di persone, in una sorta di semi-desolazione.
Come nota positiva, al desk di accoglienza veniamo invitati alla degustazione privata di Perrier Jouet, ma di questo ne riparliamo fra un attimo, giusto il tempo di rinfrescarci.
Proviamo il Lessini Durello DOC Etichetta Nera Riserva. Metodo classico da 100% durello sosta 5 anni sui lieviti i quali, insieme al territorio, conferisco una piacevole salinità naso-bocca e intensi profumi di pera e mela. Bolla di media grana. Rinfrescante.
Le Fracce
Non potevamo mancare il Landò (di cui abbiamo una degustazione a questo indirizzo), 100% resling renano. Dalla vigna a circa 220 metri di altitudine il Landò mostra un naso su note di montagna, fresco ed al comtempo estivo. Al palato si nota principalmente la frutta gialla ed un buon equilibrio glicerico che dona giusta struttura. Sapido come mi aspettavo al naso, rimane un buon riesling oltrepadano.
Collalto
Sono incuriosito dal Rosè VSQ da Incrocio Manzoni (Raboso Piave e Moscato d’Amburgo).
Prima annusata… Interessante.
Nuance di fragola fresca croccante e carbonica fine per questo Metodo Charmat. In bocca ha una nota dolciastra da zucchero d’uva che ne bilancia la freschezza. Lungo, piacevole, da bere con la cannuccia. Altra validissima alternativa al prosecco.
Conosciamo già Cabochon e Sansevè e quindi sta volta ci concediamo il Pas Dosè Coupé.
Naso ricco di crema chantilly e farina da evidente apporto dei lieviti in un perfetto mix di ampiezza gusto-olfattiva ed espressività. Bocca in linea dove frutta matura e confettura di pesca regalano rotondità.
Evidente l’impronta del produttore.
Grande grande!
Ed eccoci pronti per il Perrier-Jouet non senza una breve critica rivolta all’organizzazione
Sala appartata ok, bene, e nulla da dire sulle bottiglie in abbondanza ma… tavolini per poggiare calici e/o quaderni? Mmm niente, e sedie anch’esse sprovviste di tavoletta. Una sala cinema insomma. Menomale che uso il cellulare…
Speriamo che il prossimo anno questi piccoli problemi vengano risolti.
Stefano non ci ha fatto mancare un secondo e anche un terzo assaggio. |
Stefano lavora per Marchese Antinori, distributore Italiano del marchio Perrier Jouet.
La cantina nasce nel 1811 dall’incontro delle due famiglie. A Epernay sulla Rue du Champagne dove si trovano molti fra i grandi nomi delle bollicine francesi si utilizzano i tre vitigni classici Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier. La produzione di champagne si compone generalmente di 350 milioni di bottiglie ma la stragrande maggioranza la commercializza Moet Chandon con ben il 10%.
Ad oggi si sono susseguiti solo sette “Chef de Cave” in Perrier Jouet e indubbiamente questo aspetto ha garantito un filo conduttore di “stile” e quindi una riconoscibilità dei vini prodotti attraverso gli anni.
Iniziamo con il Gran Brut
Blend classico dei tre grandi vitigni stravolto nelle percentuali con quasi il 50% di Pinot Meunier. Una rarità.
Essendo la più sensibile fra le uve della cuvée dato che non si presta molto all’invecchiamento, il Meunier è però la spalla perfetta in quanto regala molta rotondità al risultato finale. In questa veste è considerato l’ingresso alla Maison e come tale va consumato subito.
Eleganza, freschezza, pronta beva e mineralità sono le caratteristiche principali del Gran Brut.
Naso molto floreale sui toni della camomilla, poi agrumi. Al palato semplice, diretto e rotondo con media persistenza dei sapori.
Versando il Blason Rosè, Stefano ci racconta un po’ di storia specificando che Perrier Jouet ha di fatto “regalato” all’umanità il primo champagne secco per venire incontro alle richieste inglesi.
Non finiremo mai di ringraziare…
50% Pinot Nero e permanenza di un mese sulle bucce conferiscono un colore molto particolare simile all’arancia tarocco.
Ma è il naso che stupisce. Melograno su tutto, poi piccoli frutti rossi freschi e rosa. Mineralità sottile ma molto elegante. Chiude molto pulito e fresco.
Vorrei che in Italia si facessero più rosè di questa levatura…
Chiudiamo con la semplicità e concediamoci il meglio della Casa.
Ovviamente parliamo di Belle Epoque, inno all’idea di florealità a tutto tondo e al Giappone che all’epoca, veniva considerato dai francesi un “relax elegante”… vedessero oggi lo stress poco elegante!
La bottiglia, disegnata nel 1902 dal fondatore dell’Art Nuoveau Emile Gallet (lo stesso delle pensiline della metropolitana di Parigi), scompare e solo dopo molti anni se ne trovò un originale che nel 1964 l’allora Chef de Cave decise di usare per il vino di maggior prestigio. Oggi siamo nel 2014 e non è cambiato quasi nulla.
Il Belle Epoque in degustazione è il millesimo 2006, a base Chardonnay.
Un naso suadente, sexy quasi che abbraccia uno spettro ampio di sentori che vanno dalla frutta fresca, ai toni secchi di noce e mandorla, alla crema pasticceria.
Bocca polverosa, se ne avverte quasi la trama, di gesso, farina e infine albicocca.
Grandissimo Champagne!