Lo ammetto, non conoscevo questa azienda. Ne ero all’oscuro fino a circa un anno fa quando, girovagando nello sterminato sito
online di un’enoteca irpina, ho indirizzato la mia ricerca sui fiano 2010, grande annata per il bianco di punta della Campania.
Il
Fiano di Avellino di
Rocca del Principe mi ha colpito per il prezzo estremamente conveniente (meno di undici euro), perché era l’ultima bottiglia disponibile e perché, non mi vergogno ad ammetterlo, era segnalato come premiato con i
Tre bicchieri Gambero Rosso.
Di solito questi riconoscimenti non mi influenzano più di tanto nella scelta di un vino, ma l’insieme dei fattori sopraccitati mi ha convinto ad acquistare questa bottiglia.
Alla vista è giallo paglierino, impatto olfattivo agrumato notevole; in bocca persiste la nota citrica, di cedro appunto, ma il sorso si espande e si completa con una morbida carezza floreale di ginestra. Il gusto ci svela una vivida acidità oltre a una notevole presenza alcolica, ben bilanciata, seguita da un ritorno contraddistinto da presenza di profumo di pesca.
Accompagnano piacevolmente la beva belle note di pino e muschio.
La sapidità non è esasperata, anzi si presenta a sorso ultimato, il che lo rende un fiano leggermente fuori da quei canoni di mineralità ai quali ci siamo abituati negli ultimi anni.
L’altitudine del vigneto dal quale proviene (550 metri slm) probabilmente gioca un ruolo importante nella composizione del vino, imprimendogli una complessità olfattiva davvero notevole.
Ca va sans dire: questo fiano può ancora evolversi e migliorare, è un vino che gioca molto sulla varietà di profumi e un po’ meno sulle durezze del vino, rimanendo comunque estremamente beverino, ma questo è uno dei tanti punti di forza del fiano, uno tra i più grandi vitigni a bacca bianca d’Italia.
Come detto, si acquista a meno di undici euro, un rapporto qualità prezzo davvero straordinario. Segnatevelo nella lista dei futuri acquisti.
Ha collaborato alle ricerche e alla degustazione Gianpaolo Arcobello Varlese.
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