E’ la mia prima orizzontale lo ammetto ed è stata entusiasmante.
Certo, non parliamo di annate storiche e bere una 2008 di Barbaresco potrebbe essere considerato un crimine… ma queste avevamo e queste tratteremo. E cara grazia aggiungo!
A questo punto il dubbio è “l’ordine di servizio”.


NO PANIC!

Abbiamo la fortuna di avere una traccia di Ivy, Master Sommelier di Hong Kong se non ho capito male, che ha degustato questi stessi vini della medesima annata lo scorso Settembre.

Una botta di c… fortuna.
E allora ecco l’ordine proposto in trance da tre.
Pora – Rio Sordo – Asili
Pajè – Ovello – Muncagota
Rabajà – Montefico – Montestefano
Ci tenevo ad aggiungere che come accompagnamento non ci siamo fatti mancare proprio niente…Lardo, salami vari, focaccia, pane rustico casalingo al lievito madre, mortadella e altro ancora mi pare.
La serata si fa serissima. Siamo in 7. Avviniamo.
Tensione palpabile, salivazione a zero, fame tanta.
Annata eccellente dicono, la 2008. Tre nevicate, primavera piovosa con temperature sotto la media ad Aprile , quindi caldo a Maggio e di nuovo freddo a Giugno. Poi caldo fino a Settembre.
Raccolta iniziata il 4 Ottobre, in linea con le annate classiche e quindi meno zuccherina ma ricca di tannino e ottima acidità.
E’ il momento e i calici sono pieni.
Pora
Limpido rosso granato e consistente (questo vale per tutti comunque con lievissime variazioni di tonalità). Viola al naso all’inizio, poi pout-pourri; si spegne col passare dei minuti. Poco complesso in generale.
In bocca il tannino è elegante ma sovrasta un’acidità non altrettanto importante che tra l’altro sembra abbandonare il sorso di netto.
Il meno pronto fra tutti.

Rio Sordo

Più intenso ed espressivo, sa di cioccolato al liquore, caffè e foglia di tabacco; molto chiuso in principio abbiamo dovuto attenderlo per parecchi minuti .
Al palato mostra una bella struttura; in generale morbido ed abbastanza equilibrato presenta un tannino sempre sopra le righe ma ingentilito dalla glicerina. Decisamente più pronto ed armonico del Pora.
Asili
Molto intenso al naso avverto frutta rossa e nera, erbe aromatiche in genere seguite da nota balsamica e speziata al tamarindo.
Lungo all’assaggio e decisamente superiore sotto tutti gli aspetti. Il tannino è più fitto, lungo e meno “glicerinoso” del Rio Sordo. Ottima anche l’acidità che sostiene e lega il tutto.
Unisce equilibrio, dinamismo e lunghezza gustativa.
La Master Sommelier la sa lunga in fatto di successione…
Giusto il tempo di assaporare le cibarie e il secondo lotto è già in tavola.
Pajè
Di colore granato più evoluto e permeabile mostra un naso croccante, invitante, intenso ed elegante. Una macedonia di frutti rossi e neri appena tagliati, poi viola con cenni eterei.
Al sorso è lungo, elegante e gustoso su note fruttate, cioccolato e spezie. Molto femminile mostra un tannino più integrato e molto fitto. Una giusta proporzione fra rusticità giovanile e futuro suadente.
Fra i miei preferiti.
Ovello
Simile al Pajè per espressione integra del frutto è addirittura più fine fine nei profumi di tabacco anche se più lineare.
Lungo in bocca ha una grandissima bevibilità.
Muncagota
Molto espressivo e ricco al naso si presta a sentori di ribes sotto spirito, amarena, arancia sanguinella accompagnati da una fresca nota balsamica di contorno. Fresco e sapido è ben bilanciato e di lunga beva.
E’ chiara anche in questo caso la scelta di accostamento determinata della facile beva di questa seconda batteria.
Finiamo quindi con quelli che dovrebbero essere i più carichi, strutturati e longevi.
Rabajà
Granato scuro appena permeabile, al naso sa fortemente di mora, amarena ed erbe aromatiche (nota di frutta cotta col passare del tempo).
Al sorso risulta molto equilibrato fra bellissima acidità e tannino fitto; china e cuoio fanno da contorno.
Pronto già oggi sarebbe perfetto se non avessimo avvertito uno strano cedimento sul finale.
Montefico
Naso molto intenso e invitante, croccante e tondo. Carruba, tamarindo, frutti neri sono ben fusi in un’estrema eleganza olfattiva. Eccezionale.
In bocca mostra l’acidità più spiccata fra tutti gli assaggi, sostenuta da un tannino altrettanto importante ottimamente integrato con l’alcol. Sapidità che conferisce lunghezza ed estrema piacevolezza sul finale.
E’ inutile dire che è risultato il migliore all’unanimità.
Montestefano
Contende al Montefico la vetta della classifica. Impatto olfattivo nitido e deciso come un pugno su spezie dolci e frutta rossa/nera. In generale presenta una struttura maggiore del Montefico, adeguata a sostenere l’esuberanza giovanile del tannino; purtroppo sembra anche evidente una punta d’alcol scomposta che compromette il risultato finale. Lungo anch’esso sarebbe da riprovare il giorno successivo.

Dunque tirando le somme e al netto di punteggi che come vedete non ho riportato, la mia classifica personale vede il Montefico in cima seguito con una certa distanza da Pajè e Montestefano (possiamo dire a pari merito) quindi Rabajà, Ovello, Asili, Rio Sordo e Pora.

Una serata eccezionale, che chiudiamo con un altrettanto super Tokaj “4 puttonyos” (qualche info in più qui), per la quale ringrazio soprattutto Valentina Vago dell’enoteca “Bottega dell’arte del vino” per l’organizzazione e il recupero delle bottiglie.