L’Hotel Michelangelo di Via Scarlatti, a Milano, ha ospitato martedì 12 novembre “I vini della Toscana“, evento Go Wine divenuto ormai tradizionale nel circuito degli eno appassionati milanesi.

Quando giungiamo la sala non è ancora affollata e possiamo approcciarci ai banchi di degustazione con i tempi giusti.

Castello di Modanella, a Rapolano Terme, nel Senese, ci propone Poggio Bianco 2012, viognier in purezza: giallo ancora giovane, naso minerale e vegetale, con aromi di glicine e frutta gialla fresca, a cui si accoda una piacevole nota iodata. Sorso semplice, nervoso ed agile, comunque piacevole, darà il meglio di sé tra qualche mese.







Il Poggio l’Aiole 2007 è un canaiolo in purezza difficile da capire, ottenuto dal vitigno Osteria a 320 metri sul livello del mare: profumi vegetali, acidità non molto equilibrata in contesto pienamente fruttato e a sfondo speziato. 

Tocca al Poggio Montino 2007: merlot in purezza di grande espressività, naso ricco e complesso in cui spiccano note di cuoio e tabacco; al gusto è caldo, avvolgente come solo un merlot può essere, equilibrato eppure dalla struttura poderosa. Davvero ben fatto

Il Campo d’aia 2006 è un sangiovese, proveniente dal vigneto Montino; naso ricco e complesso, spiccano note di cuoio e tabacco, caldo, avvolgente, equilibrato, struttura poderosa. Un compagno perfetto per pappardelle al sugo di lepre.

A chiudere Le voliere 2004, un cabernet sauvignon proveniente da quattro diversi vigneti, il più vecchio dei quali ha impianti di più di trent’anni. Naso complesso fra sentori vegetali e sfumature di cuoio, struttura ed acidità decisamente in evidenza, finale con caratteristico ritorno erbaceo. 

Poggio Foco ha una storia alle spalle, sin dai tempi dei Saraceni, fatta  di storie di persone che, seguendo l’indicazione dei fuochi giungeva in territorio sicuro, quello di Poggio Foco, lasciandosi il mare e i suoi pericoli alle spalle. Francesco Kovarich non ha paura di osare, di percorrere sentieri in salita; dal 2000 amplia la propria azienda agricola e di allevamenti impiantando le prime vigne. Ci fa provare due prodotti lontani dagli schemi produttivi classici: il Sale il Sole 2012, un cabernet sauvignon rosato, rosa antico molto tenue, il cui naso lieve colpisce per aromi di frutta bianca, agrumi e mineralità, cui corrisponde importante salinità in bocca e giusta tensione gustativa.

A seguire Alba Chiara 2012, sangiovese rosato dal colore ambrato, offre aromi di rosa, frutta gialla fresca ed erba di montagna. Il gusto è piacevole ed estremamente fresco, dalla buona corrispondenza gusto olfattiva. Entrambi da provare e far provare.

In sala l’affluenza inizia ad aumentare così decidiamo di provare i prodotti di Felsina, una brillante realtà produttiva, esempio luminoso di qualità e tradizione; l’azienda, nonostante sia impegnata nella conversione al biologico, non ha perso di vista neppure per un attimo la rotta verso la creazione di vini di valore assoluto. Il primo vino ce lo dimostra ampiamente: I Sistri 2011, chardonnay in purezza, è vinificato ed affinato per un anno in barrique non nuove e l’apporto del legno risulta squisitamente equilibrato. Giallo paglierino con riflessi dorati, ricordi lievi di acacia, frutta tropicale, scorza di pompelmo, pesca sciroppata, vaniglia; al gusto è fresco e giovane, carnoso e rotondo eppure equilibrato da mineralità e sapidità, verso un finale ammandorlato e dalla lunga persistenza. Una bella sorpresa, almeno per me che non lo avevo mai provato.

Subito dopo tocca al Chianti Classico 2011: rosso rubino luminoso, naso di rosa, prugne, amarena, melograno, spezie dolci. In bocca è sapido, netto e pulito, il finale vira su toni speziati e terrosi. Piacevole e genuino, senza orpelli.

Il Chianti Classico Rancia Riserva 2009: rubino impenetrabile e consistente, regala aromi di frutta scura matura, marasca e prugne, seguiti da vena di inchiostro e rabarbaro, leggera nota aromatica. Sorso coerente e piacevole, appagante e fresco, fondato su tannini ben sostenuti da alcol integrato, in un complesso anch’esso privo di fronzoli. Un piacere che trova un lungo e gradevole finale.  

Infine ci congediamo provando Fontalloro 2009: rosso rubino dalla luminosa tonalità, impatto olfattivo fine di viole e prugna poi note fruttate, lamponi soprattutto, che precedono una impennata verticale di mineralità, cenere, sottobosco, cuoio e speziatura da legno. Il sorso non è da meno: si scioglie con facilità in tutto il palato, con generosità salina e minerale, tannino centrato, freschezza ancora giovanile. Un lungo finale completa la sensazione di appagamento.

Prima di lasciare la sala, decidiamo di provare ancora una azienda e la nostra scelta cade su Fattoria di Gratena. Proviamo Siro, ottenuto con uve gratena in purezza, una varietà autoctona per la quale è in atto il riconoscimento nel registro ampelografico. Rosso rubino con sfumature porpora, naso intenso con sensazioni vegetali e fondo di cuoio; in bocca è asciutto e diretto, freschezza bilanciata dalla struttura pura e corposa. Per chi va alla ricerca di chicche.

Ha collaborato a ricerche e degustazioni Patrick Malvezzi, che ringrazio di cuore per l’aiuto prezioso.