L’inverno è ormai alle porte; occorre prepararsi psicologicamente, specialmente ora che siamo tornati all’ora solare. Anche per la scelta del vino vale, secondo me, questa regola di massima.
Con le dovute eccezioni, naturalmente (vedi Barbera Cascina Francia).
Devo ammettere pure che Ottobre è stato decisamente il mese in cui credo di aver, diciamo, “degustato” (bevuto sarebbe il termine adatto ma fa molto ubriacone…) di più da un pò di tempo a questa parte.
Come credo molti altri, anch’io sto cercando di farmi una cultura vinicola il più possibile varia, Italiana e non, cercando di scovare prodotti con un buon rapporto qualità/prezzo.
Ci vuole anche un certo tempo per quanto mi riguarda.
Ce la sto mettendo tutta ;)…
Ora, questo Q/P, è un concetto molto relativo, lo capisco, che varia in relazione al presunto potere d’acquisto personale. Ciò che per me rappresenta un buon compromesso fra spesa e qualità può risultare insufficiente per qualcuno con maggiori possibilità economiche o, al contrario, fin troppo esagerato per qualcun altro.
Dove sta la verità? Bho. Per me, per ora, sta dalle 10 alle 16/18 Euro circa; ogni tanto qualcosa in meno, ogni tanto qualcosa in più.
Ho notato (bella scoperta eh?) che in questa fascia si trova una enorme scelta con punte elevatissime di Q/P restando mediamente su una buona qualità. Vini che viene voglia di ricomprare insomma, anche spesso, dato il prezzo ampiamente abbordabile.
Tante volte infatti non è il vino di punta dell’azienda che conquista, ma il “base” o quello di mezzo che, anche grazie alla grande distribuzione, penetra il mercato trasversalmente dando l’opportunità a tutti (non solo appassionati o 100% enotecari) di provare un buon/ottimo prodotto ad un prezzo fisicamente e moralmente (e si!) accessibile.
Ce n’è per tutti i gusti, “dall’Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno”.
Molti dei vini recensiti fino ad ora in questo blog appartengono a questa fascia di prezzo.
Giusto per citarne qualcuno: Grammonte Cottanera, Brut Saten Monzio Compagnoni, Peppoli Antinori, Collio Russiz Superiore…e altri ancora in attesa nella mia piccola cantina da 18 pezzi.
Poi, chissà, se potessi permettermelo probabilmente berrei solo Masseto, Krug o Sassicaia in Magum.
Sarebbe immorale? Moltissimo…
Poi, chissà, se potessi permettermelo probabilmente berrei solo Masseto, Krug o Sassicaia in Magum.
Sarebbe immorale? Moltissimo…
Quello che in definitiva voglio dire è che non è necessario spendere (o investire secondo un diverso punto di vista) grosse cifre per bere bene, anzi, alla grande in alcuni casi.
Per come la vedo io occorre principalmente tempo (e qualche risorsa certamente) da dedicare alla ricerca del proprio “gusto”.
Pensate che una volta in enoteca mi è capitato di sentire un tipo chiedere un “bianco” e, una volta consigliato declamare gravemente :“no, guardi, io bevo SOLO vini che conosco […]”.
Scusa? In che senso? Ed esattamente come hai iniziato? Ci siamo fatti una risata per fortuna…
Pensate che una volta in enoteca mi è capitato di sentire un tipo chiedere un “bianco” e, una volta consigliato declamare gravemente :“no, guardi, io bevo SOLO vini che conosco […]”.
Scusa? In che senso? Ed esattamente come hai iniziato? Ci siamo fatti una risata per fortuna…
A questo punto vorrei capire il vostro punto di vista sulla questione.
P.S.
Una curiosità…
Ho iniziato a scrivere questo post pensando alla recensione del Valtellina Superiore Valgella di Fay ma mi sono reso conto di aver divagato un pò troppo e ho deciso di cambiare argomento.
La questione della ricerca del proprio gusto è vecchia e perennemente irrisolta, specie se incrociata alle valutazioni di tipo economico. Ci sarebbe da parlare per ore (preferibilmente davanti ad un ottimo calice); la mia esperienza si basa su un concetto fondamentale, tra i primi che il mio mentore Antonio mi ha trasmesso: il gusto cambia, si evolve col tempo e la linea di progressione (se di progressione in senso stretto si può parlare) varia in relazione a quanto bevi ma soprattutto a cosa bevi. Quando mossi i primi passi nel mondo del vino “ragionato” (quelli del vino bevuto e basta sono parecchio precedenti), andavo matto per i sangiovese, per i Chianti, per i vini grassi ed opulenti; non mi piacevano i vini eleganti e poco strutturati, non mi piacevano le bollicine. Oggi, non posso più bere amarone o gewurztraminer, il vitigno preferito è il pinot nero e necessito di almeno un calice di champagne a settimana. L'esempio della persona che orgogliosamente dichiarava di bere solo vini che conosceva mi offre solo la possibilità di appurare che vi sono su questo pianeta dei “morti viventi”, enologicamente parlando. Uno dei libri must che ogni amante del vino dovrebbe leggere è “Vino al vino” di Mario Soldati, dove si evidenzia il principio cardine dell’enoappassionato: il vino è ricerca. È fin troppo facile spendere cento euro e comprare un Pergole Torte per sorprenderci e sorprendere gli amici; più difficile – ma immensamente più appagante – spenderne venti per comprare il Val di Pietra di Tenuta Maddalena.