È interessante notare come alcuni nomi, spesso di fantasia, riescano a trasmettere al nostro cervello un’immagine evocativa che porta la mente ad immaginare un concetto che da astratto prende forma in qualcosa di più concreto, un’associazione di idee identificabile ora con un oggetto ora con un ricordo e cosi via.
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Le parole sono importanti ma i nomi di più. “Azzeccare” il nome di fantasia di un vino può fare la differenza fra l’anonimato e la perpetua memoria.
In questi giorni estivi assolati mi trovo nella mia Sicilia. Sono le 13 e dato che devo, fra virgolette, accontentarmi di un approvvigionamento di fortuna, zero enoteche o produttori di interesse nel raggio di 5 km dal mio pranzo, mi tocca sperimentare con prodotti da supermercato. Come, forse, avrete avuto modo di leggere nei post più vecchi, non mi sono mai lasciato spaventare dal mostro della Grande Distribuzione Organizzata… e poi siamo pure in paese e più di una volta nel recente passato ho avuto qualche sorpresa molto gradita.
Dopo la passeggiata obbligatoria al bancone del pescato, freschissimo, la scelta è ricaduta sul Kebrilla 2014 IGP di Cantine Fina.
Forse mi ripeto quando dico che il grillo è sicuramente nella mia top 3 delle uve preferite.
La scelta è stata guidata da un pregresso assaggio di un syrah, sfuso (ah! il male in terra), che mi lasciò stranamente colpito.
Grillo dicevamo, che senza dubbio per la sua gloriosa storia legata al marsala rappresenta un simbolo importante di sicilianità.
Versatile e profumata, ha un carattere inconfondibile e in questa espressione di Fina mostra pure un tratto aromatico forte, quasi dominante sia al naso che al palato che personalmente mi conquista.
Al naso parte snello, ma è solo un attimo; le intense note floreali di zagara, margherite, scorza di limone e pesca gialla quasi si affannano come volessero arrivare prime al traguardo dei miei recettori. È questione di istanti… Qualche decimo di grado in più ed entrano a gamba tesa toni squisitamente marini e balsamici di erbe officinali come origano e salvia su uno sfondo dove la frutta, più esotica adesso, ananas e susina bianca, trovano libero sfogo.
Il 2014 al palato è veloce, al limite del guizzante.
Dotato di buona acidità e di grande sapidità è anche un vino di buon corpo sostenuto da un apporto alcolico che non passa affatto inosservato. Nonostante i 13,5 gradi si fa bere piuttosto bene se servito ben fresco a 8-10 gradi (specialmente se fuori di gradi ce ne sono 37!), soprattutto in abbinamento ai primi piatti di mare della tradizione siciliana come pasta con le vongole o bottarga o ricci ancora o tutt’e tre assieme va.
Che dire ancora? Sarà il cielo blu accecante delle 15 di pomeriggio, sarà il nome evocativo ma il Kebrilla (che magari in arabo avrà anche un significato che ignoro) è un bianco molto siciliano. Un vino con l’idea del sole e del mare dentro.