Vi è mai capitato che una visita inattesa, quella non pianificata, dell’ultimo minuto, quella su cui ti metti d’accordo con la telefonata dei cinque minuti prima, riservasse una bella sorpresa?
Era da un po’ che non andavo a trovare Vincenzo nella sua enoteca. 
Un colpo di telefono, la voglia di fargli provare due vini di un amico produttore, ed in 10 minuti eccomi sul posto. Come tornare a casa.

V:“Quando ripassi che li beviamo insieme? Adesso prendi qualcosa? Quand’è l’ultima volta che hai provato il Terre Silvate?”

Io:“Non so nemmeno cos’è a dire il vero…”
V: “Bene, ne ho giusto un paio di calici che riservo solo a chi sa apprezzare… sai è uno di quelli biologici, biodinamici, ecc.”
Io:“Grande! Proviamo subito!”



Il Verdicchio dei castelli di Jesi Classico superiore Terre Silvate 2012 La Distesa nasce nel territorio marchigiano di Cupramontana da tre vigneti differenti coltivati a verdicchio con piccole quantità di malvasia e trebbiano.

E’ un vino che stupisce a 360 gradi.
Bellissimo il colore. Un giallo brillante che va ben oltre il dorato, profondissimo e dalle calde sfumature.
Il naso come ci si aspetterebbe è di quelli da interpretare e con un pizzico di pazienza, ma nemmeno troppa, vien fuori anche facilmente. E’ un vino colloquiale nel senso che accompagna la chiacchiera, o almeno ha accompagnato il mio piacevole quarto d’ora.
Giri e annusi, annusi e giri, poi un sorso, poi una parola, poi un ulteriore sorso e così via in una spirale che purtroppo si esaurirà troppo velocemente insieme al vino.
Indubbiamente bello, intenso e cangiante, ora esce la polpa di frutta gialla, ananas, pompelmo rosa, ora intensi profumi floreali; sapete quei fiori troppo intensi che se stai troppo vicino sembrano puzzare?
Poi ancora esce una nota verde di raspo. Si proprio il raspo della vite che mi da quella sensazione a metà fra erba e legno fresco. E poi la fragranza dei lieviti, la citronella e perfino una puzzetta appena accennata che potrei accomunare alla carruba (la carruba secondo me non profuma…).
Eppure in bocca non è cosi estremo come al naso. E’ provvisto di buon equilibrio e sicuramente la bassa temperatura sugli 8-9 gradi secondo me ha aiutato a bilanciare qualche scompenso. E a me sta bene così.
Ampio l’ingresso e fin da subito si spande a tutta bocca. Ma attenzione questo vino ha due facce.
Occorre ossigenare bene il palato per aprire la gabbia del gusto; pena forte cedimento sul finale. 
Solo così facendo infatti il Terre Silvate esplode e impatta con violenza le mucose regalando equilibrio, freschezza, sapore e giusta sapidità.
Piacevole assai e persino beverino è l’esempio lampante che un vino fatto bene non deve esser per forza tecnicamente perfetto. Anzi…