Châteauneuf-du-Pape Michel Chapoutier

Di tanto in tanto Gabriele si riscopre talent scout illuminato e si presenta a casa mia con bottiglie a me sconosciute che si rivelano di tutto rispetto. È quello che è successo ieri, quando dal suo zaino delle meraviglie ha tirato fuori una bottiglia di Châteauneuf-du-Pape 2016 di Michel Chapoutier, Collection Bio. Lui – Gabriele – sembrava fin troppo entusiasta di provare questo vino ben prima di averla stappata, quasi sapesse a cosa stesse andando incontro. Sesto senso? Paraculaggine? Non lo saprò mai.

Châteauneuf-du-Pape è una A.O.C. storica sulla quale ci sarebbe molto da dire. È la denominazione del Rodano dalla superficie più estesa, e vi si produce sia vini bianchi che rossi. Deve il nome al fatto che Giovanni XXII vi fece costruire una fortezza divenuta residenza papale estiva durante la cattività avignonese. Citando la Settimana enigmistica, non tutti sanno che… il sistema delle A.O.C. francesi deriva in gran parte dall’opera del barone Pierre Le Roy de Boiseaumarié, che nel 1924 istituì un sindacato dei viticoltori di Châteauneuf-du-Pape. Lo scopo dell’organizzazione, che si era dotata di un regolamento interno per la vinificazione, era quello di tutelare la produzione vinicola regionale, flagellata dalla fillossera, dalle frodi e dall’azione di alcuni viticoltori poco onesti che per aggirare le difficoltà si facevano inviare le uve dall’Occitania. Le A.O.C. presero vita all’inizio degli anni trenta, sul canovaccio legislativo ideato dal barone, che prevedeva la definizione geografica, ampelografica e tecnica del vino prodotto.

Il vino di Chapoutier, è il prodotto di una linea biologica, ottenuto – in controtendenza con la stragrande maggioranza dei vini del Rodano – da solo grenache. Mi ha colpito per la pulizia al naso, basata su una dicotomia sensoriale rossa (frutti di bosco freschi, ribes su tutti e prugne) e una nera (pepe nero, tabacco, grafite). In bocca è esattamente quanto ci si aspetta dopo averlo annusato, con sapidità bilanciata, una bevibilità assoluta e un finale in progressione. Insomma, un gran bel vino: se vi capita tra le mani… non lasciatevelo sfuggire.