La magia del Natale si può fare bottiglia, se vuole. Specie se proviene da una zona particolarmente vocata, meglio da un lieu-dit celebre in tutto il mondo. Ancora meglio se l’annata è tra le migliori mai registrate. A casa mia il Natale è arrivato prima quest’anno. Solo una decina di giorni. Forse vuol dire che sono stato bravo, che durante l’anno ho bevuto poco, e bene. Il Santa Claus inviato da Bacco, di origine monzese, mi ha portato questa chicca. Non è passato dal camino e meno male, perché questo Barolo avrebbe rischiato di sciuparsi. E comunque il camino non ce l’ho.

Capisci la grandezza di un vino quando hai la fortuna di provare bottiglie di questo tipo. Vigna Rionda è sinonimo univoco e inconfondibile dei Barolo di Serralunga d’Alba, la quintessenza dell’austerità, figlia di un terroir storico, anzi leggendario.

Versato in un calice Zalto, felice a sua volta di ricevere cotanto vino, si è espresso con toni aranciati, ma per nulla vicini a quelli di un vino stanco. E stanco non lo era per nulla, non al naso dove i profumi fruttati erano presenti, certamente accompagnati da effluvi speziati e finanche terziari, classicamente intrisi di scatola di caffè, tabacco biondo, cacao e tamarindo. Di stanchezza non c’è traccia al sorso, energico e lunghissimo, col tannino perfettamente armonizzato, a braccetto con la trama glicerica, a formare una texture di grande appagamento.

Non potevo sperare di meglio, dopotutto. Il Natale, con un po’ di anticipo,  mi ha sorriso allegramente.