Nell’ampio panorama ampelografico italiano, il winelover può facilmente – e fatalmente – perdere di vista pezzi importanti tra le uve coltivate nel nostro Paese. È una fortuna, poter contare su tanta varietà, ce la invidiano in molti, specie i nostri cugini transalpini (che, beninteso, non lo ammetteranno mai).
Faccio questa piccola premessa, forse un po’ banale ma necessaria, per introdurre una degustazione a cui siamo stati giovedì scorso, organizzata da Gowine e tenutasi all’Hotel Michelangelo di Milano. Il protagonista era il ruchè di Castagnole Monferrato, vitigno dalle buone potenzialità, la cui unica “colpa” è quella di insistere su un territorio dove di uve rosse – tutte importanti – ce ne sono già tante.
La denominazione ha un’estensione davvero minuscola: appena 110 ettari, divisi in sette Comuni dell’Astigiano, per cinquecentomila bottiglie l’anno. Le origini sono incerte: potrebbe essere stato importato dalla Borgogna dai monaci del convento di San Rocco. Anche sul nome non ci sono certezze: potrebbe derivare da “rocche”, sulle quali il vitigno era coltivato.
DOC nel 1987 e DOCG nel 2010, il Ruché di Castagnole Monferrato non è un vino per tutti: la produzione infatti è limitata ed è un vero peccato, perché a dirla tutta il Ruchè non se la tira per nulla. Riconoscibile, tipico, versatile, ha tutte le caratteristiche per essere un buon compagno a pasto, specie accanto a piatti della tradizione piemontese, arrosti e cacciagione.
Il primo assaggio è per Primordio 2017 di Livio Amelio. Appena imbottigliato e… si sente. Rosso porpora, naso timido non ancora del tutto espresso, che insiste sui sentori tipici varietali come il geranio, la ciliegia sotto spirito e l’albicocca. Il gusto è coerente, ancora “verde”, ma fa intravedere belle potenzialità. Promettente.
A seguire il Ruché 2017 di Crivelli. Altra bottiglia, altro stile. Di colore rosso luminoso, vira con facilità su nuance rubino davvero interessanti. Anche in questo caso abbiamo a che fare con un giovanotto, la cui anima fresca è intatta e piacevole. Profumato di fragoline di bosco e spezie, ha un bel corpo e bevibilità senza confini. Complice.
Tenuta dei Re presenta il suo 2016. L’anno in bottiglia in più si percepisce nitidamente, per corrispondenza gusto olfattiva, lunghezza, complessità, armonia complessiva. Ready to drink.
Ultima degustazione per Privilegi 2016 La Fiammenga che offre un prodotto leggermente più evoluto. Rubino, piacevoli profumi di rosa, terra bagnata, corteccia. Il bouquet ha già abbandonato ogni espressione vegetale, in favore di componenti fruttate molto precise. L’alcol – che spesso nel Ruchè ha un’impronta importante – è ben integrato e il tannino è ugualmente centrato.
Se leggendo queste righe vi è venuta voglia di provare qualcuno di questi vini, non perdete l’occasione di partecipare alla undicesima Festa del Ruchè a Castagnole Monferrato, per tutto il prossimo fine settimana.
Buon vino a tutti!