In quell’anno Marco Pantani vinse il Giro d’Italia e il Tour de France. Zinedine Zidane, dopo aver sollevato la coppa del mondo con la Francia, vince il Pallone d’oro.
Sempre in quell’anno nasce ufficialmente l’euro, Larry Page e Sergej Brin fondano Google Inc, Rifondazione Comunista ritira l’appoggio al governo Prodi sulla manovra finanziaria: il governo cade e nasce il primo governo D’Alema.
Gli Aerosmith cantano I don’t want to miss a thing mentre in Italia Alex Britti impazza con Solo una volta (o tutta la vita).
Al cinema corriamo a vedere Tom Hanks in Salvate il soldato Ryan, Jim Carrey in The Truman Show o Cameron Diaz e Ben Stiller in Tutti pazzi per Mary (uno dei film più divertenti che mi sia mai capitato di vedere).
Sembra una vita. Ma stiamo parlando del 1998, neppure vent’anni fa. Un’annata che fu ottima quasi in tutta Italia, specialmente in Langa. Qui la produzione fu leggermente inferiore rispetto all’anno precedente, ma con le stesse caratteristiche qualitative. Riportava il comunicato del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero:
…ci attendiamo vini bianchi e rossi di pronta beva di ottimo livello qualitativo, con una buona capacità di resistere al tempo, ma d’altro canto ci pare legittimo sperare in vini rossi di medio e lungo invecchiamento con grandi strutture e con una dotazione qualitativa molto prestigiosa…
Sulla mia tavola di qualche cena fa un amico generoso ha messo una bottiglia di Barbaresco Gaja del 1998. Ben mascherata, me ne ha offerto un calice per un primo assaggio. Alcune cose si percepivano subito: che fosse un nebbiolo non giovane e che avesse ancora nerbo, tanto nerbo, per esempio.
Altre le ho capite dopo qualche minuto, a bottiglia ancora coperta: mentre il naso esplodeva in numerosi altri profumi, il sorso galoppava veloce e appagante, per nulla intimorito dall’ossigeno e dalle rotazioni nel calice.
Le ultime cose mi sono apparse come eventi mistici quando abbiamo tolto il cappuccio alla bottiglia: non arrivo a comprendere il prezzo che questa bottiglia può raggiungere, perché sopra una certa soglia entrano in gioco variabili che prescindono dalla qualità del prodotto, lo sapete.
Ma capisco perché Angelo Gaja ha una fama che lo precede, che lo illumina e lo rende un extraterrestre del mondo vinicolo: perché fa vini così, capaci di sfidare il tempo e restare fedeli al territorio, senza concessioni – neppure una – alla ruffianeria.