Perché torniamo a Summa, ogni anno che Bacco manda in terra? Spiegarlo è facile e difficile allo stesso tempo. Facile nella componente puramente estetica dell’evento, nei nomi dei produttori, nella filosofia stessa di Summa, incentrato alla raccolta di vignaioli di alta qualità. Più impervio è il percorso che porta alla descrizione dello spirito e dell’atmosfera che circonda la manifestazione. Un green event, solidale e ipnotico, giunto alla 21ª edizione, incastonato come gemma preziosa nel gioiello dolomitico di Magrè sulla strada del vino. La location vera e propria, divisa tra Casòn Hirschprunn e Palazzo Tòr Löwengang, è storia allo stato puro, con le sale e le magnifiche stufe a legna in ceramica.
Sin dalla nostra prima partecipazione, ormai quattro anni fa, percepimmo in Summa un’energia vitale che non abbiamo riscontrato in nessun altro evento, e mi sento di poter dire, difficilmente troveremo altrove. Gabriele lo ha definito “un grande Luna park” ma non solo: al luna park ci si diverte. A Summa si sta bene, certo, ma soprattutto si riflette, gli spunti sono innumerevoli, si respira una energia costruttiva, tipica di quella effervescenza che precede le grandi idee. In questo luogo magico è più facile entrare in sintonia con i vignaioli, quest’anno oltre ottanta e provenienti da Italia, Francia, Austria, Germania, Slovenia, Australia, Kazakhstan, Nuova Zelanda.
I seminari che erano dedicati alla sperimentazione e all’innovazione, temi molto sentiti in casa Lageder, attraverso degustazioni come “We are not ready yet”, dedicata alle prove di botte e “Oops! Error. Wine mistakes”, riservata a quelle situazioni che a volte accadono, anche nelle cantine più moderne ed efficienti.
Tante anche le verticali, come la classicissima di Lageder, con i trent’anni del Cabernet Löwengang o il tasting di Tenuta Terre Nere dedicato al San Lorenzo. I momenti gastronomici a Summa non mancano, anche quest’anno a cura del catering Hannah&Elia – che ha fatto incetta di commenti positivi da parte di stampa specializzata e pubblico – e il pastificio trentino Monograno Felicetti.
Summa è anche attenzione per i meno fortunati: anche quest’anno è stata raccolta una bella cifra da destinarsi alla Casa della Solidarietà di Bressanone, che da oltre quindici anni aiuta aiuta persone in difficoltà. Bene, bravi, bis.
Non potevamo tacere, infine, di qualche ottimo assaggio anche se diffusamente, a cominciare dall’ottimo champagne Pol Roger, specie nella versione millesimata 2009.
Subito dopo a volo di gabbiano sui vini di un’azienda che ben conosciamo, ma della quale è difficile stancarsi. Emidio Pepe e il suo Pecorino 2014 nel quale un minimo di riduzione iniziale non inficia nel giudizio complessivo di vino di grande affidabilità. Al naso non si esprime immediatamente, sembra introverso ma in bocca si riscatta. Non il pecorino che ci si aspetta, non è per tutti, ma è campione di gran classe per i palati più esigenti.
E il Montepulciano 2001: rubino che brilla e incanta, anche qui lieve riduzione iniziale, cui seguono sentori di cuoio, foxy, corteccia. In bocca c’è grande equilibrio, che accompagna tutto il sorso durante il lungo percorso che traccia.
Alla prossima edizione!