Puntuali e fedelissimi, anche quest’anno al VinItaly abbiamo avuto il piacere di partecipare a Young to Young, l’iniziativa che vuole promuovere il contributo dei wineblogger nella comunicazione del vino. Young to Young è un contest e pone l’accento su un link tutto giovanile: la comunicazione web, tipicamente smart, fruibile, dinamica e la produzione vinicola affidata a giovani viticoltori.
Un ponte per il futuro, verrebbe da dire. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un post nel quale anticipavamo la nostra partecipazione e spiegavamo i dettagli.
Iniziamo con la Fattoria del Pino. L’azienda nasce nel 2000 nella zona di Montosoli, il Cru più famoso di Montalcino sul versante senese della collina ilcinese, su terreno galestroso, ricco di argille calcaree arenacee.
I Brunello di quest’area sono solitamente più longevi ed eleganti, dotati di maggiore complessità. Jessica non nasce vignaiola, nella sua “vita precedente” si occupava di tessuti: “Ho cambiato forbici – dice sorridendo – è evidente che nella vita dovevo creare qualcosa, con le forbici e le mie mani”.
La filosofia di produzione di Jessica è fondata sui metodi tradizionali, la fermentazione alcolica è innescata da lieviti indigeni e la chiarifica avviene con metodi naturali. Jessica è mossa innanzi tutto dalla passione, lavora instancabilmente dieci ore al giorno, è un’integralista della tradizione, la fattoria conta quasi sei ettari per 6300 bottiglie all’anno.
Il suo Brunello 2011 si veste di un bel rubino non molto concentrato, il primo impatto olfattivo è elegante e nitido. Si svela con lentezza, facendo apprezzare gradualmente aromi delicati di violetta e amarena, cui seguono leggere speziature. Il sorso è appagante, instancabile poiché sempre fresco. Sfuma in un finale davvero molto lungo.
Le vigne, a dire il vero, non sono tra le più celebri a La Morra, forse perché troppo vicine alla sponda del Tanaro. Eppure i nostri tre appassionati viticoltori hanno colto la sfida, con lo spirito tipico della gente di Langa: mai arrendersi alle prime difficoltà. Non solo: hanno rilanciato sul tavolo delle scommesse, puntando sull’agricoltura biologica, potendo contare su otto ettari vitati per circa 35.000 bottiglie.
Negli occhi di Nicola traspare la voglia di farcela, l’impeto giovanile, lo slancio di chi ama il proprio lavoro. Ci parla del vigneto che ha la fortuna di vedere ogni giorno, Rocche dell’Annunziata, a La Morra.
“Vinificare è una sfida, su dieci anni tre sono pazzeschi da un punto di vista qualitativo ma per gli altri sette bisogna faticare duramente. Anche la scelta del biologico è una sfida nella sfida, eravamo circondati da scetticismo ma penso che non si possa giudicare senza prima aver provato“.
Noi il suo Barolo 2012 lo abbiamo provato stamattina: sentori classici seguiti da qualche cenno di terziario già nitido. In effetti col passare dei minuti il bouquet si amplifica, si espande su note minerali e terrose molto piacevoli. Al palato manifesta comprensibile lieve ruvidità, che ne certifica una buona longevità.
Gabriele Righetti è figlio d’arte, appartenente ad una famiglia che si erge a strenuo difensore dell’identità territoriale non attraverso l’amarone ma con il Valpolicella Superiore.
Chi è Ettore? “Ettore è mio nonno, ha lavorato nelle cantine di Negrar, iniziando come sguattero fino a diventarne presidente – ci dice Gabriele – oggi l’azienda ha sette ettari, parte dei quali impiegati per la produzione di vini IGT, non per creare una linea inferiore ma per avere più libertà con il disciplinare“.
Chi tende a criticare l’Amarone, in questo caso potrebbe ricredersi: l’opulenza c’è ma non soffoca uno stile pulito e piacevole. Rubino profondo, materico. Naso complesso di frutta matura e mallo di noce che precede un sorso strutturato ma acido e senza concessioni alla adulazione organolettica.
Terminata la degustazione, nel breve dibattito che è seguito si è trattato un tema molto caro a tutti i presenti: le nuove forme comunicazione, individuate come indispensabili per farsi conoscere al grande pubblico, specie per i giovani produttori. Noi ne conveniamo, certo, ma possiamo aggiungere una cosa senza timore di essere smentiti: oggi abbiamo provato tre bei vini, e questa è la prima forma di comunicazione per un vignaiolo.
Con la qualità si costruisce il presente, pensando al futuro. Young to young a tutti!