Domenica scorsa siamo stati a un ventesimo compleanno, non potevamo mancare. Il festeggiato non era un giovane sommelier rampante e nemmeno un delfino dell’enologia nazionale.
A compiere gli anni era il Buttafuoco Storico, un rappresentante importante della realtà vitivinicola dell’Oltrepò pavese, ancora poco conosciuto – se vogliamo – ma di prospettiva.

 

La ricorrenza è di quelle speciali ed il Club del Buttafuoco Storico, il consorzio che unisce i vignaioli che lo producono, ha inteso farlo con un paragone quasi irriverente. Il partner della festa è stato nientepopodimeno che il Bordeaux, con tre eccellenti rappresentanti importati in Italia da Sagna.
A Canneto Pavese, presso la sede del Club, abbiamo trascorso un paio d’ore in compagnia di Francesco Beghi, che ha moderato un dibattito animato da Luisito Perazzo, sommelier AIS già Miglior Sommelier d’Italia nel 2005 e Sommelier dell’anno nel 2006 e nel 2013, Giulio Fiamberti, Presidente del Club del Buttafuoco Storico e Tomaso Mazzonis, in rappresentanza di Sagna.

L’intervento di Michele Rossetti

 

Dopo gli interventi di Francesca Panizzari, sindaco di Canneto pavese e del professor Alberto Vercesi presidente del GAL Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepo Pavese, il saluto di rappresentati di Fisar e di Onav (a proposito, AIS dov’era?) e quello del presidente del Consorzio di tutela dell’Oltrepò Michele Rossetti, il dibattito è entrato subito nel vivo. Beghi, preannunciando che tutto sarebbe stato fuorché un dibattito autoreferenziale, afferma subito che di strada da fare per il Buttafuoco ce n’è. Vediamo perché.

 

Luisito Perazzo ha lodato i viticoltori per aver creduto nelle potenzialità del territorio, sottolineando che per molto tempo il Buttafuoco era ancora la versione secca del Sangue di Giuda, anche se ora le cose sono cambiate. Luisito traccia alcune analogie con il Bordeaux: i produttori hanno puntato sulle uve del territorio. Anche in Bordeaux abbiamo due vitigni primari e due complementari, come per il Buttafuoco. Il territorio è simile ed il clima vanta caratteristiche favorevoli per viticoltura.
Una differenza sostanziale, invece, tra il Bordeaux ed il territorio del Buttafuoco sono i pendii che nel Buttafuoco sono molto più presenti. Perazzo fa una considerazione importante che genererà una riflessione fondamentale: il terroir del Buttafuoco oggi non marca un riconoscimento deciso, forse bisognerebbe uniformare tra le cantine alcuni aspetti.

 

E ancora, un aspetto tecnico che mi trova d’accordo: tutti i Buttafuoco hanno bisogno di tempo per poter essere apprezzati al meglio, tuttavia nonostante questo profilo non si può accettare che abbiano troppo energia nei primi anni di vita, troppo austerità.

 

Tomaso Mazzonis di Sagna afferma che più che di confronto tra Bordeaux e Buttafuoco si dovrebbe parlare di gemellaggio e traccia un affascinante percorso storico della viticoltura francese, in particolare di quella bordolese, che parte da Enrico II Plantageneto e la consorte Eleonora d’Aquitania, ai quali va dato il merito di aver impresso incisività al commercio delle uve. Fino a giungere alla celebre classificazione ufficiale del 1855.
Nel Buttafuoco, nota Mazzonis, sta avvenendo proprio questo, anche se ha solo venti anni di vita: la prospettiva di una crescita che senz’altro ci sarà magari con qualche accorgimento tecnico.

 

Infine il contributo di Giulio Fiamberti, che sottolinea come ideologicamente il Club persegua due obiettivi: il raggiungimento della massima qualità e la creazione di un vino destinato a durare nel tempo. E nell’ottica di migliorare il Club ha ideato il vino consortile, “I Vignaioli del Buttafuoco Storico” gestito da un enologo esterno e destinato a far conoscere con più rapidità il prodotto nel mondo.
Vogliamo puntare all’eccellenza – dice Giulio – sappiamo che ogni vendemmia, ogni stagione andranno fatti dei passaggi differenti, nella consapevolezza che quello che andava bene dieci anni fa non va bene oggi. Il Club da questo punto di vista ci aiuta a mettere insieme più esperienze e accorcia i tempi, un vantaggio assoluto per tutti“.
Luisito Perazzo chiede come mai si è deciso, nella vinificazione, ti cogliere uve così diverse tutte insieme. La risposta di Giulio Fiamberti è molto indicativa:  “Raccogliere insieme e vinificare insieme è un marchio di fabbrica di questa zona, è stata a lungo la via della DOC solo recentemente modificata: noi siamo Buttafuoco storico e vogliamo continuare a mantenere la tradizione“.
Ultimo intervento, significativo, del direttore del Club Armando Colombi: “Nuovi vigneti ed altri produttori entreranno a far parte del progetto, siamo una realtà giovane ma decisa a fare sempre meglio. E siamo incentivati da un dato importante: il mercato ci sta premiando, il Buttafuoco Storico è un vino di successo.
Allora Buon Compleanno Buttafuoco Storico, mille di questi giorni!