Appuntato sulle agende dei sommelier di tutta Italia già da mesi, atteso da più parti come l’Evento con la “E” maiuscola, il 49° Congresso AIS è arrivato velocemente e – purtroppo – altrettanto velocemente se ne è andato.

Della presentazione della Guida Vitae 2016 abbiamo già parlato in questo post, non resta che darvi conto – come si dice quando ci si vuol dare un certo tono giornalistico – dei due giorni di congresso vero e proprio.

Le prime parole -parole di elogio brillante – sono obbligatoriamente per il palcoscenico che ha ospitato le Enozioni  dal 13 al 15 novembre scorsi. La Diamond Tower, nel cuore della City, della Milano 3.0 come la abbiamo ribattezzata noi: splendidi gli spazi al 24° piano, dove si sono tenuti la presentazione, i convegni e i momenti istituzionali e The Mall, 25 piani più in giù, che ha ospitato il banco d’assaggio.

Servono numeri? eccoli serviti: i visitatori sono stati oltre 6.000, 400 iscritti alle degustazioni speciali tenutasi al Westin Palace in Piazza Repubblica, 300 aziende vitivinicole, birrifici e distillerie  hanno animato il banco d’assaggio; 1.500 gli operatori del settore intervenuti.

Andrea Galanti

I momenti enozionanti sono stati diversi: i lavori congressuali veri e propri, aperti con l’intervento del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il convegno di Giuseppe Scaratti, Docente di Psicologia Applicata e Lavoro all’Università Cattolica di Milano e Vincenzo Russo, Professore Associato di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni alla IULM, che hanno illustrato i temi di una ricerca effettuata con l’AIS sul rapporto tra emotività e vino. 

Le consegne dei premi Surgiva alla Delegazione di Napoli e delle borse di studio Bonaventura Maschio, a Davide Ganci, Federico Massimi e Riccardo Marangon. Infine, ultimo ma non ultimo, il concorso per il miglior sommelier d’Italia, premio Franciacorta vinto da Andrea Galanti, a cui noi piccoli sommelier di Appunti di degustazione facciamo i più effervescenti complimenti. 
Il dramma delle vigliacche azioni terroristiche di Parigi ha certamente influenzato il clima dei tre giorni di lavori. AIS ha scelto di non fermarsi per la paura ma di andare avanti nel nome del coraggio. Antonello Maietta, presidente nazionale, ha espresso in poche un concetto incontrovertibile: “AIS è il simbolo dell’integrazione“.

Molte volte abbiamo sottolineato il ruolo del vino come strumento di unione tra gli individui: mi sembra evidente che la veste del sommelier non possa che essere pacifica, interprete quotidiano di armonia e riflessione, su tutte le tavole del mondo.

Chiudiamo con una breve selezione dal banco d’assaggio: The Mall si è rivelato uno spazio funzionale, moderno, accogliente. Finalmente tanto spazio tra un banco e l’altro e tra una fila e l’altra. Voto 10.
Sarebbe stato facile parlarvi di Barolo celebri e pluripremiati. A noi piacciono le vie impervie, invece, e quindi dal banco dei grandi nomi vi segnaliamo qualche nome che forse grande non sarà, ma i vini che producono, sì. Il Mompissano 2012 di Cascina Ca’ Rossa, per esempio, nebbiolo in purezza tipico del Roero, fresco e minerale, di grande bevibilità ed altrettanto grande appagamento.

Un salto al sud col il Carricante 2014 di Calabretta,  un vino plastico, di intensa mineralità al naso ed anche al palato, gran bella sapidità, non disgiunta dal corpo sinuoso. Certamente ancora giovane ma assolutamente promettente. Un nome da tenere d’occhio.

Eccoci al Syrah 2011 di Michele Satta, prodotto a Castagneto Carducci, cuore di Bolgheri e patria di molti dei più grandi tagli bordolesi italiani. In questo Syrah non troverete il Rodano, no. In questo vino troverete caratteristiche varietali tipiche sì, ma decorate dal territorio e dal manico. Aspetto luminoso, naso speziato classico di pepe e nota mentolata, sottofondo terroso. Gusto muscoloso e tannino energico. Grande equilibrio ed allungo da campione.

Di Tenuta Sarno 1860 proviamo il Fiano 2011: invitante giallo oro, bella nota evoluta basata su note nocciolate e di amaretto di Saronno, gesso e zolfo, polvere da sparo. Sorso pieno eppure agile, non scivola e non invade, caratterizzato da un equilibrio lodevole. 
È il vino che dimostra le grandi potenzialità del vitigno.

Ultimo assaggio per un piccolo grande passito, lo Sclins 2011 di Fossa Mala: da uve traminer coltivate in quel di Fiume Veneto, in provincia di Pordenone. L’appassimento viene effettuato in parte in pianta e in parte sui graticci. La carezza olfattiva, ve lo garantisco, è affascinante: l’anima aromatica è lieve, quasi si deve cercare per ritrovarla, impreziosita da sentori speziati, esotici, camomilla e incenso. Il palato è più fedele al vitigno e sorprende per la lunghezza e il dinamismo. Un gran bel vino.