Si scrive Douja d’Or e si legge “duia dor” come la ‘nduja calabrese ma senza il piccante iniziale.
Ho letto di vini premiati, di eventi a rotazione, di un’enoteca dove acquistare.
Siamo ad Asti a Palazzo Borello. Varcato il cancello vedo tavolate nello spiazzo centrale e sotto il porticato una piccola area food con banchetti e produttori; oltre, due capannoni dedicati allo spumante Asti e all’abbinamento cibo-vino.
Mi ha dato, come dire, l’impressione di una sagra paesana. Poca la gente nel pomeriggio di domenica 13 settembre forse perché sono tutti all’altra sagra, quella vera, nella piazza poco distante dove si può mangiare e bere senza soluzione di continuità.
Ma sono venuto per il vino e quindi mi dedicherò solo ad esso.
L’accredito è fantastico; ti regalano il calicino! Ah e poi sono incluse anche due, dico due, grasse degustazioni (leggi due calicini) da €1,50 cadauno.
E sì perché ci sarebbero anche gli altri “tagli” da 2,50 e 3,50 euro per i vini seri. Olè.
Ah dimenticavo, c’è anche l’opuscolo con tutti i vini in degustazione.
Ok vediamo…“ahh interessante questo barolo! Segna segna! E quest’altro?! Non possiamo mancarlo ma…” Ed è qui che la perfidia dell’organizzazione prende il volo verso orizzonti inesplorati. La guida non ti dice mica quali vini appartengono a quale categoria… e no troppo facile! Ordine alfabetico, se no che piacere c’è!
Devi andare vicino al tabellone, sopra le casse, e tramite un calcolo matriciale ricavare il risultato. Va beh andiamo a vedere, anzi no! Non mi piegherò a questa pratica! E poi non ero bravo in matematica alle superiori…
Ho un’idea migliore; mi farò consigliare! Sì, andrò al bancone a chiedere cosa c’è disponibile a €1,50… Sono sommelier anche loro, avranno sicuramente provato qualcosa…
Spavaldo, no di più, tronfio col mio “pizzino” in mano comincio.
Assaggio 1
Io: “Buonasera! (segue piccolo seguito di convenevoli) Ho un ticket da 1,50. Vorrei una bolla per favore”
Lui: “Moscato? Piemontese?”
Io: “Una bolla secca grazie.”
Lui: “Ecco a Lei un bianco di…”
Io: “Mi perdoni mi sono espresso male vorrei una bollicina, cioè uno spumante secco.”
Lui: “Ahhh Valdobbiadene!”
Io: “…Veramente…” ok adesso mollo. “…si facciamoci il Valdobbiadene grazie…”
Non c’è granché da scrivere e non è il caso di infierire ulteriormente con la degustazione… mi sento particolarmente buono oggi.
Cambio persona, non gli devo esser stato troppo simpatico se mi ha servito quel “coso”.
Assaggio 2
La difficoltà a trovare qualcosa di appetibile è massima. Consulto il libretto, vado al tabellone, “una penna!”, compilo la matrice e incrocio i risultati.
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Devo aver sbagliato…
Mi scervello e dopo vari tentativi andati a vuoto (tutti i vini di minimo interesse erano almeno a €2,50) ecco che mi si propone il bianco Leukotéa di Lunae Bosoni da uve albarola, vermentino, greco e malvasia.
È un vino piacevole e divertente, da pasto sulle note vinose di pesca e albicocca. Sapido quanto basta, per sua stessa natura, scende tipo acqua.
Un decilitro e nemmeno. Non ci siamo.
Basta faccio un giro, la matrice mi ha sfiancato e mi è anche passata la sete.
Conclusione
Mancano i produttori ergo manca la poesia. Ambiente asettico. Un igloo vuoto sarebbe stato più accogliente.
Chi può indirizzare il cliente se manca il produttore? Chi può illustrare questo o quel vino (a parte leggere l’etichetta). Dove sta il confronto? La scoperta? Sono confuso e ho addosso una sensazione di inconcludenza fastidiosa.
Mi pare di aver sentito di sfuggita che i fondi necessari per una manifestazione “a regola d’arte” siano diminuiti contribuendo di fatto alla trasformazione da evento da enologico puro a sagra paesana (!) con tanto di banco di degustazione comune e tavolate all’aperto.
Ah si c’era anche l’enoteca per carità…
Ho fame e mentre vado a cercare rifugio verso la sagra vera, penso che forse, anche con pochi fondi sarebbe stato meglio, far partecipare i produttori e fare tipo una tessera ricaricabile a piacere invece dei ticket singoli oppure il caro vecchio biglietto d’ingresso con un tot di assaggi inclusi. Voi che dite?
Caro Gabriele, la formula è quella da sempre: concorso nazionale e "banco d'assaggio" dei vini presentati e ritenuti meritevoli. In passato ha dimostrato una certa attrattiva, ma gran parte dei visitatori sono locali, i "foresti" ci arrivano un po' per caso attratti da altre cose. Da piccolo produttore credo che i risultati di promozione territoriale, turistica ed enoica siano molto modesti. Ma a quanto pare l'ente organizzatore (Camera di Commercio) non ha alcuna intenzione di cambiarla.
Meglio Vinissage, la rassegna di Maggio organizzata dal Comune di Asti, anche se riservata ai produttori bio.
Gianluigi Bera
Buongiorno Gianluigi
Il tuo commento calza a pennello e dimostra che purtroppo occorrerebbe rivedere le fondamenta di un evento che vorrebbe essere di promozione ma che in fin dei conti attira solo i locali (che il territorio lo conoscono almeno discretamente).
Forse un piccolo produttore da solo non avrà la forza di smuovere le acque ma se la camera di commercio è "sorda" e non si ha un ritorno sufficiente, si potrebbe fare gruppo. Magari non dal prossimo anno ma da quello successivo le cose potrebbero migliorare.
Un caro saluto
Gabriele
Non avevi letto qui?
http://www.doujador.it/quanto-costa/
A dire il vero no. Mi aspettavo una formula diversa. Chissà magari l'anno prossimo…
Fossi in te, non m'illuderei.