Per noi sommelier AIS il Congresso nazionale è sempre una occasione importante non tanto – o non solo – di aggiornamento professionale quanto per rivedere vecchi amici, farsene di nuovi e scambiare le proprie impressioni sugli argomenti più disparati (mi verrebbe da dire diraspati, ma è una battuta che vi risparmio). Per fare un esempio è come ritrovarsi con i compagni di università, provenienti da tutta Italia e dalle storie personali molto diverse l’una dall’altra, ma uniti dal denominatore comune costituito – in questo caso – da mamma AIS. 



Quest’anno, in occasione del 48° congresso nazionale, noi di Appunti di degustazione non abbiamo partecipato in alcun modo ai lavori e nemmeno alle degustazioni speciali, limitandoci a fare due giorni di banco assaggi a Palazzo Carignano, proprio per godere al massimo dello spirito goliardico e insieme professionale che si instaura in circostanze come queste.

Cosa ci è piaciuto:
1) la location, nella componente estetica e facilità di individuazione. Palazzo Carignano rappresenta egregiamente l’architettura barocca ed ospita attualmente il Museo Nazionale del Risorgimento italiano;
2)  i posti di ristoro con acqua minerale e grissini, numerosi e sempre forniti. Indispensabili per degustare per più di due ore e rimanere freschi di spirito;
3) i formaggi in degustazione compresi nel ticket d’ingresso. Uno più buono dell’altro.

Cosa non ci è piaciuto:
1)la location, limitatamente alla accezione pratica dell’evento: in alcuni momenti della giornata del sabato era molto difficile avvicinarsi ai banchi degustazione e muoversi agevolmente lungo i corridoi, specie nella zona ove vi erano due file di banchi, uno di fronte all’altro. Noi a qualche evento ci siamo stati e vi assicuro che la densità di popolazione del sabato pomeriggio era superiore a quella sotto il palco della Notte della Taranta a Melpignano. Le cose sono andate molto meglio, invece, la domenica;
2)l’ingresso consentito anche ai non soci: non vogliamo che l’associazione sia elitaria e chiusa ai più, ma vorremmo anche evitare di scorgere tra i banchi persone – certo non soci – giunte al chiaro scopo di tracannare quanto più possibile per rientrare del costo sostenuto per accedere all’evento. Per il futuro l’ideale sarebbe di riservare una giornata ai soli soci; 
3)banco di assaggio di grandissima qualità, certo, ma settario. Anche se erano presenti le migliori espressioni di Barolo, Barbaresco, Roero, Nebbiolo e Nizza beh, due giorni di solo Piemonte – quindi per di più senza uno spumante che sia uno – possono stancare più facilmente di un banco magari un po’ meno nobile ma più variegato.
Bando alle ciance, vediamo cosa abbiamo provato! Otto aziende scelte tra i nostri… appunti di degustazione!

Cascina Garitina

Una sorpresa piacevole, questa azienda a conduzione familiare. L’attività è indirizzata alla valorizzazione della barbera, in un territorio – quello di Nizza Monferrato – particolarmente vocato. 

Nizza 2011 Neuvsent: barbera in purezza, fresca e piacevole. Sgomita ancora un po’ ma si assesterà. L’annata calda non la favorisce ma tra qualche mese sarà godibilissima.
Nizza 2010 Neuvsent: raffrontandolo al fratellino più giovane si dimostra – ca va sans dire – maggiormente pronto e completo. Il naso è innervato da sentori nitidi di frutta fresca rossa e fresca è anche la bocca, ben strutturata, agile e al tempo stesso di corpo. Due esempi di barbera come piace a me: fresca, agile, quasi vinosa, per nulla intrisa di toni boisé. Barbera genuina. 

G. D. Vajra

L’azienda, a conduzione familiare, ha coniugato perfettamente passione e risultati, senza scivolare nelle produzioni grossolane – nel numero e nella qualità – e anzi sposando una filosofia estetica e sostanziale al tempo stesso: la bellezza può migliorare il mondo. Siamo d’accordo!
Barolo Bricco delle Viole 2010: denso e concentrato, offre al naso un ampio ed intenso ventaglio di aromi di viola, susina, tabacco, legno di cedro e vaniglia. In bocca si esprime da par suo: pugno di ferro in guanto di velluto.
Ravera 2010: potenza e gentilezza in perfetto matrimonio. Espressione aromatica intensa quanto affascinante e gusto in perfetta corrispondenza. Strutturato sena perdere dinamismo, come solo i grandi barolo sanno essere.

Ceretto

Barolo Bricco Rocche 2006: da vigne nell’omonimo cru nel Comune di Castiglione Falletto, dove si trova la maggiore eterogeneità dei suoli di tutto il comprensorio. In virtù di tale ampiezza di possibilità i Barolo di Castiglione possono essere molto diversi tra loro e tuttavia hanno in comune un tratto distintivo equilibrato, potente e fine allo stesso tempo. Bricco Rocche 2006 ha classe e struttura, profilo olfattivo intenso e mai arrogante, fine e dinamico. In bocca conquista spazio senza sgomitare ma facendosi rispettare con un tannino energico ma composto, spalleggiato da freschezza integra e mineralità ben percepibile. Barolo vero.

Alberto Voerzio

Una piccola azienda a La Morra, quattro ettari, ma con grandi prospettive. Alberto ha idee chiare, grande entusiasmo e sguardo ben puntato verso il futuro. La sua filosofia è sintetica, quasi disarmante nella sua essenzialità: il vino si fa nel vigneto e senza un grande vigneto non si può fare un grande vino. Ineccepibile. Proviamo il Barolo La Serra 2010, balsamico e speziato, con un tocco boisé appena accennato. Migliorerà ancora quando il tempo levigherà alcune spigolature avvertibili al palato anche se è già pienamente godibile oggi. Barolo promessa.

Matteo Correggia

I terreni del Roero sono sabbiosi e poveri di argilla; vini come questo sintetizzano le qualità dei prodotti roerini figli di quei terreni e fondati più sulle sfumature che sulla potenza. Matteo Correggia ha avuto il merito di dare il via alla rinascita del Roero e quello di restituirgli una identità propria priva di soggezioni nei confronti delle vicine Langhe. 
Roche d’Ampsej 2010 ha un bel vestito rubino lucido, con il quale precede un naso intenso ma elegante. Sfumature, appunto: sentori di fiori rossi e tutto un campionario di frutta in confettura, dalla ciliegia alla mora, passando per il mirtillo e la prugna. Contemporaneamente si avvertono note di cannella e tabacco, cioccolato e foxy. Il gusto non delude restituendo vigoria varietale, certo, ma fornita di una certa agilità e scioltezza che lo caratterizzano. Figlio del territorio.


Damilano

Torniamo in ambito Langa con il Cannubi 2010, una espressione fedele di uno dei cru più famosi di Barolo, se non il più famoso. La composizione del terreno a Cannubi sembra disegnata appositamente per conferire eleganza al bouquet e struttura al palato dei vini che vi si producono. E Damilano ha saputo trasferire nel vino l’equilibrio naturale del territorio: naso ampio, in cui la componente fruttata è completata da quella speziata ed eterea. Sorso goloso, croccante, fresco e potente. Allungo poderoso e di gran classe, verso un finale di straordinaria intensità. Fuoriclasse.

Cascina Chicco

L’azienda di Canale d’Alba ha fatto del rispetto della tradizione la propria filosofia, a partire dal nome che si è data, derivante dall’affettuoso nomignolo dato in passato dai compaesani alla famiglia Faccenda e che continua a tramandarsi di generazione in generazione. Essere fedeli alla tradizione non significa però assestarsi su posizioni statiche: Cascina Chicco guarda anche in avanti, adottando moderni sistemi di vinificazione, idonei a dare a i propri vini la personalità che gli appartiene. Valmaggiore Riserva 2010 è un nebbiolo senza fronzoli, diretto ed espansivo al naso con sentori puliti di more e lamponi, connotati da piacevole speziatura. Succoso al gusto, con tannini ancora leggermente in evidenza, destinati ad assestarsi e a comporre un sorso dinamico e completo.


Paolo Scavino

Concludiamo la carrellata con i vini di Paolo Scavino, produttore di cui vi abbiamo già parlato in questo post. Proviamo tutti e tre i vini proposti in degustazione ma è sul Bric del Fiasc 2007 che ci soffermiamo. L’annata 2007 in Langa è stata calda e generalmente ha dato vini opulenti ma non per questo meno pronti anche giovani. Non una annata eccezionale, certo, ma pur sempre una annata convincente ed aderente agli standard qualitativi del Barolo. Bric del Fiasc è un cru storico ed è stato tra i primi ad essere vinificato per ottenere un Barolo da singolo vigneto, secondo una felice intuizione di Enrico Scavino. L’annata 2007 di questo Barolo impressiona per la intensità dell’impianto olfattivo, pur senza cedimenti nella finezza. Viola e more, accenni balsamici e ferrosi conducono a un sorso largo eppure teso, col tannino giustamente forte, dall’alcol avvertibile e in linea con la sensazione generale di un vino completo, armonico e nobile. Barolo applauso.