Non ero mai stato a TerroirVino, nonostante quella di quest’anno sia già la decima edizione dell’evento organizzato dalla commissione degustatrice di TigullioVino. Chi vi partecipa? Solo i migliori produttori di vino e di olio, selezionati dalla stessa commissione dal 2000 ad oggi. Il claim dell’evento è “Vino, persone, web” e l’incontro – tenutosi domenica e lunedì scorsi a Genova – è l’occasione per un confronto tra produttori e addetti all’informazione enogastronomica, specie coloro che operano sul web. A succoso contorno sono state organizzate anche delle degustazioni “dal basso”, basate sull’assaggio e sul racconto del vino senza fronzoli o tecnicismi, in un contesto di convivialità. Quello che il vino dovrebbe sempre essere.
Noi siamo stati ad una verticale d’autore, ma ve ne renderemo conto con un post separato.
La location di TerroirVino è suggestiva e facilmente raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Piazza Principe: il Centro Congressi presso i Magazzini del Cotone affacciano sul Porto Antico e dalle ampie finestre si possono scorgere yacht meravigliosi e navi da crociera così alte da sfiorare il cielo. Per la prima volta l’evento si articola su due giorni, anziché su uno come negli anni scorsi.
Due ampi saloni al secondo piano del modulo numero 8 ospitano più di cento produttori di vino, olio, formaggi e l’immancabile pesto genovese. Tra le aziende vinicole più di qualcuno mette in vendita i prodotti direttamente, come spiegato sul sito dell’evento, anche se non tutte le aziende contrassegnate dal carrellino hanno poi realmente effettuato vendita in loco.
I locali sono spaziosi, l’aria condizionata spinge più di quanto – forse – non sarebbe necessario, il tempo di un’occhiata alla mappa consegnataci all’ingresso e… via!
La prima azienda che proviamo è
Arcari+Danesi, creatura di
Giovanni Arcari e
Nico Danesi. Il primo era un agente di commercio e comunicatore del vino; il secondo un enologo. Hanno deciso di unire le proprie esperienze e produrre per conto proprio, seguendo un canovaccio filosofico promosso dal blog
Terrauomocielo, abbracciando nel tempo anche altri produttori, tra cui Colline della Stella e SoloUva.
Il Dosaggio zero è uno chardonnay in purezza sboccato a novembre 2013, dopo ventiquattro mesi sui lieviti; profilo olfattivo non intenso ma fine, manifesta buona corrispondenza gusto olfattiva, in un contesto di fiera bevibilità. Il Dosaggio T zero riserva 2006 deve il nome alla volontà di celebrare la nascita del figlio di Nico, Tiziano. Settantadue mesi sui lieviti, sboccato marzo 2012, mette in evidenza effervescenza fine ed inesauribile, naso complesso, con sentori assolutamente puliti di lievito, fiori bianchi e scorze di agrumi. In bocca ha un buon volume carbonico che precede un sorso affilato e di struttura. Piacevolmente tagliente.
Di
Colline della Stella avevamo già parlato
in questo post: più di un anno fa siamo anche andati a trovare
Andrea Arici a Gussago, dove abbiamo avuto occasione di conoscere la sua famiglia, e capire di più del suo lavoro. In occasione di TerroirVino abbiamo provato il
Dosaggio zero 2008. Linea olfattiva di camomilla e fiori bianchi, al gusto è nervoso ma non quanto ci si potrebbe aspettare da un vino di questa tipologia: possiede infatti una componente vellutata che non intacca tuttavia l’anima minerale del vino. Anomalo ma non spiacevole ritorno amaro ed effervescenza ritagliata perfettamente al corpo. Da tenere e conservare.
SoloUva è la prima sorpresa della giornata:
Andrea Rudelli ci tiene molto a sottolineare l’interpretazione del proprio vino. Parte da lontano, ma arriva velocemente e lucidamente al punto: predilige la maturazione fenolica dell’uva, anche se il prodotto finale richiede acidità. In fase di tiraggio aggiunge solo lieviti e per il dosaggio soltanto mosto della stessa partita precedentemente conservato alle giuste temperature. Niente zuccheri aggiunti, quindi, con la dichiarata intenzione di eliminare orpelli tecnici che distolgono il consumatore dalle caratteristiche organolettiche territoriali e varietali. Solo uva, appunto. Degustiamolo: chardonnay in purezza. La bollicina fine anticipa un profilo olfattivo audace e sinceramente inedito: fruttato più di ogni cosa, dona sferzate floreali e minerali. In bocca si dispone generoso e rapido, l’approccio è personale e mi sorprende. In bocca sembrano alternarsi caoticamente spigoli e carezze, ma il finale è di classe e spiazza per lunghezza e tipicità. Da ritrovare e riprovare assolutamente.
Subito dopo proviamo un prodotto di
Camossi, in particolare l’
Extra Brut, 80% chardonnay e 20% pinot nero, almeno trenta mesi sui lieviti di affinamento. Tutto si può dire fuorché sia un vino incoerente: bel naso, bella acidità e bella profondità! Complessità olfattiva ben scandita da una successione di frutta gialla, agrume ed erbe aromatiche. Al gusto si esprime con equilibrio studiato tra le componenti, con freschezza sugli scudi: invita alla beva e ben si presta a mio parere ad accompagnare anche piatti grassi come misto salumi o risotti mantecati, grazie anche ad una struttura volutamente non gracile. Spumante Jolly.
Dopo una breve pausa a contemplare il Porto vecchio, ricominciamo con una chicca di Cascina Gentile: Daniele Oddone ci fa provare da una magnum l’Extra Brut Barbabianca 2011, ottenuto nientepopodimeno che da uve barbera. In effetti, pensando alla perenne vena acida dei vini ottenuti da questo vitigno c’è da chiedersi perché non vi siamo più produttori a vinificarne spumanti. Rosato molto luminoso ed effervescenza fine, presenta un naso diretto e fine di rosa e scorza di arancia. Il gusto è piacevole, molto: è naturalmente strutturato ma non rischia neanche un po’ di essere stucchevole per via di una freschezza comunque ben controllata. Ampio e rinfrescante è il compagno perfetto per pranzetti estivi in terrazza o fuori porta. Esuberante con brio.
Cantine Barbera è una delle aziende che non volevamo mancare: durante il nostro giro un
tweet ci avverte che
Ammàno potrebbe finire. Non l’abbiamo mai provato e non vogliamo farcelo scappare, ci precipitiamo da
Marilena; è uno zibibbo vinificato secco, come molti se ne possono trovare in Sicilia occidentale. L’interpretazione di Marilena è indirizzata a un recupero della manualità, della fuga dagli automatismi e dalle tecnologie inutili o dannose, in un percorso nel quale l’uomo si volge indietro a guardare il futuro.
Dorato e splendente, alla vista non avresti già dubbi sulla provenienza. Naso aromatico di miele, giuggiola, rosa, zagara, ha un sentore di macerazione non allineato, in bocca è altruista, non sbraccia e non gigioneggia ma prosegue dritto come un fuso verso un finale salino. Può accompagnare qualsiasi piatto di pesce purché non troppo sofisticato ed avrei voglia di provarlo con un plateau royal. Mediterraneo e sfaccettato.
Il territorio di Boca ha una tradizione vinicola che non devo cerco ricordare o spiegare, nonostante ci siano soltanto dieci aziende sul territorio. Una di queste è
Podere ai Valloni: circondata dal Parco Naturale del Monte Fenera, produzione di seimila bottiglie l’anno, con nebbiolo (qui chiamato spanna), vespolina e uva rara (qui chiamata bonarda novarese).
Vigna Cristiana 2005 si veste di un rosso granato luminoso ed invitante, al naso è energico e balsamico, violetta e spezie soprattutto; bocca espressiva ed esuberante, minerale e ancora tannico, dimostra molta longevità. Molto interessante.
L’
Azienda Gulfi è da sempre espressione di territorio e filosofia: può contare su settanta ettari nella Sicilia orientale e sulla collaborazione di Salvo Foti, Re Mida dell’enologia isolana.
Nel 2006 il mio amico Antonio mi fece provare il NeroJbleo 1999 e lo ricordo ancora per potenza ed eleganza. A TerroirVino abbiamo provato il 2009 e vi posso garantire che non ha perso nulla in fatto di espressività: balsamico, salmastro ed ammaliante al naso, in bocca è un matrimonio tra i sentori di macchia mediterranea e la diretta potenza di un tannino avvolgente, su uno spartito fresco ed appagante. Applauso.
Dopo l’ultimo assaggio è giunto il momento di tornare a Milano, siamo stanchi ma soddisfatti:
TerroirVino entra di diritto tra le manifestazioni che non si possono perdere.
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