Una siffatta concezione di champagne produce bottiglie molto variabili: a prestazioni mirabili si alternavano performance deludenti, dovute molto spesso alla rinuncia della solforosa, il che comporta precoci invecchiamenti, qualche volta. L’incognita per certi versi può anche piacere ma può essere anche ciò che disturba il consumatore: non vi si possono ravvisare torti o ragioni, in questo. Tuttavia sembra che ultimamente Selosse stia leggermente correggendo tale imprevedibilità.
Il secondo champagne è di Michel Fallon di Avize, il Gran Cru Ozanne Brut. Michel è stato cantiniere di Anselme Selosse, motivo per il quale lo si considera il suo primo allievo. Vinificato in barrique. Giallo dorato, numerose bollicine ed esuberanti. Impatto olfattivo vanigliato e di biscotti e mandorle; in bocca ha volume, freschezza ed equilibrio, appagante e dotato di struttura piacevole ed insospettabile, forse, per un blanc de blanc. Finale lungo e piacevole.
Chartogne – Taillet si trova a Merfy, sulle montagne di Reims, nella zona probabilmente più fredda dello champagne, il massiccio di Saint Thierry. Heurtebise 2008 è un brut dal dosaggio comunque molto basso, circa 1,5 g/l; si presenta di un bel giallo dorato, perlage continuo. Naso burroso, cui seguono note di canditi e scorza di pompelmo. Al gusto è fresco e piacevolmente sapido, tuttavia ho l’impressioni che sgomiti un po’ nelle componenti energiche, non perfettamente integrate. Antonio ci confida una sua impressione: dei selossiani è quello più tendente allo champagne, che al vino. Un finto alternativo?
A seguire Antonio stappa l’Extra brut Les Roises di Ulysse Collin, sboccatura marzo 2012. L’azienda possiede poco meno di nove ettari nella zona di Congy, nelle Marne, e si tramanda di padre in figlio da molte generazioni. L’impennata qualitativa della produzione è stata resa possibile da Olivier Collin, che fece apprendistato presso Selosse: nel 2003 decise di disdire il contratto di affitto dei vigneti con la Maison Pommery e vinificare in proprio. Giallo dorato intenso, probabilmente frutto di una lunga macerazione; matrice essenzialmente vinosa, con limitata mineralità ed accenno ossidato. Finale in linea con l’assaggio, armonico ed elegante. I miei compagni di degustazione concordano unanimi nell’assegnare alla bottiglia il “Premio estetica” della serata.
Last but not least, si stappa Jacques Selosse Grand Cru Extra brut Lieux dits. Giallo dorato, effervescenza non abbondante eppure persistente. All’olfatto è una sorpresa: il primo impatto è lievemente floreale, tuttavia progredisce verso sentori di funghi porcini secchi, si percepisce una nota ossidativa integrata e dinamica. Lo bevo curioso: freschezza in evidenza, delicato volume carbonico, dinamico anche in bocca, ove progredisce in mineralità, trasformandosi gradualmente da champagne a vino, specie dopo qualche minuto di sosta nel calice.