E’ innegabile: i vini rosati in Italia godono di buona considerazione ma, spesso, non ancora conforme alle reali potenzialità di molti produttori. Oggi vi citerò un caso piuttosto eclatante: quello del Grayasusi 2010, nella versione “etichetta rame“, gaglioppo in purezza prodotto da Ceraudo.
L’Azienda agricola nasce per volontà di Roberto Ceraudo, che nella frazione Dattilo di Strongoli, nel Crotonese, rileva alcuni terreni già nel 1973, impiantando ulivi e vigne. Attualmente la Casa può contare su circa venti ettari coltivati a gaglioppo, pecorello e magliocco, con una parte dedicata ai cosiddetti vitigni internazionali. Il terroir è particolarmente favorevole e beneficia dell’influsso marino; le vigne non sono ad altitudine particolarmente elevata, ma questo non sembra aver penalizzato il buon lavoro della famiglia Ceraudo.

Il gaglioppo caratterizza da sempre la storia vitivinicola calabrese: considerata a torto una regione tra le meno nobili del panorama nazionale, la Calabria paga lo scotto, un po’ come la Puglia, di aver a lungo interpretato il ruolo di serbatoio per vini da taglio a favore di altre regioni. Eppure al gaglioppo, e a tutta la regione, non manca nulla per imporsi sul palcoscenico enologico. 

La prima volta che il gaglioppo viene menzionato risale al 1240 in occasione di un ordine scritto da parte di Federico II che ne richiedeva per sé cento barili. Sembra che il nome gaglioppo abbia origine greca (non ci sarebbe da meravigliarsi in quanto proprio i Greci lo hanno impiantato in Calabria), derivante da Kalos Podos, che significa “buon grappolo”.

La storia genetica del gaglioppo è sorprendente: recenti studi hanno dimostrato che è parente stretto del sangiovese e potrebbe derivare da un incrocio naturale dello stesso sangiovese con il mantonico bianco, altra varietà tipica calabrese. Non lo sapevate, vero? Più nota, infatti, è l’affinità genetica che il gaglioppo ha con il frappato.

La varietà è presente in tutto il versante orientale del sud Italia, fino all’Abruzzo, tuttavia è in Calabria che ha trovato il microclima migliore, ed in Calabria – non a caso – che dà i risultati migliori: resistente al gelo e alla siccità, dona ai vini struttura e fine eleganza e si presta alla vinificazione in rosato.

Grayasusi Etichetta rame, Ceraudo
Versato nel calice  il Grayasusi etichetta rame manifesta limpidezza attraverso un bel rosa chiaretto, consistente: nessun dubbio, già alla prima occhiata, che sarà un vino di struttura. L’impatto olfattivo è lieve, con spartito fruttato di pompelmo rosa e arancia sanguinella cui segue la successione floreale di violetta e geranio, sferzate di erba fresca. Seducente, sembra dire “Bevimi, presto!”. Detto fatto: al palato si nota immediatamente l’equilibrio, con una buon apporto in morbidezza a sostenere una gran bella sapidità. La corrispondenza gusto olfattiva è buona, se proprio devo trovargli un difetto individuo un finale non rispondente alle aspettative e che risulta un po’ troncato: la valutazione finale non ne risente. Si può abbinare con successo a primi piatti con pesce e sughi.  
Si trova intorno ai 12 euro, ed è una cifra che tranquillamente si può spendere per un vino così, fidatevi.  
76/100