Aaaaaaah l’estate, la stagione che tutti amiamo, il traguardo tanto agognato da chi si fa il mazzo tutto l’anno per quei dieci, quindici giorni di fuga dal mondo, al mare o in montagna. Tutti noi non desideriamo altro che dimenticarci del nodo alla cravatta e dal tacco 12, abbracciando costume, pareo, t-shirt e infradito. C’è chi riporrà l’orologio in un cassetto, per non correre dietro al tempo, chi si disintossicherà dal guidare l’auto e chi dal proprio capo. Sarà l’occasione per dedicarsi un po’ di più alla propria famiglia, ai figli e agli amici. Per chi si è ammazzato un anno intero in palestra, sarà l’occasione per sfoggiare il proprio fisico nella severissima prova costume.
E come sarebbero dunque tutti questi bei momenti, se non li allietassimo con del buon vino? La redazione di Parole di Vino, che ha a cuore la vostra felicità, e sa che con un calice in mano la si può raggiungere più facilmente, ha scelto per voi i migliori vini per questa estate 2018 quindi, anche se ormai nessuno le usa più, prendete carta e penna e appuntatevi la nostra winelist:
Cococciòla, Tenuta Ulisse: una bella aromaticità, presente ma discreta, mai eccessiva e completata dal frutto a polpa bianca, caratterizza questo bianco autoctono abruzzese. Tenuta Ulisse è stata tra le prime aziende a credere nella Cococciòla in purezza, e i risultati le danno ragione, annata dopo annata. Nel calice sono state preservate tutte le caratteristiche del vitigno, aggiungendo uno slancio sapido e fresco. Bevuto in riva al mare, magari con i piedi nella sabbia, potrebbe far scendere una lacrimuccia di felicità anche ai cuori più duri.
Prosecco Superiore Dry Millesimato Solitario, Dea Rivalta: inutile negarlo, il prosecco in estate ha stessa importanza del sole e del mare, e questo vino sfoggia una eleganza che difficilmente troverete nella rinomata bollicina veneta. Camomilla, crema pasticciera, erba appena tagliata e un sorso morbido e appagante. Nell’inverno appena trascorso, per accertarci della bontà di questo vino, lo abbiamo sottoposto a severi test, abbinandolo a carni bianche, pesce e persino a qualche piatto orientale. Ha superato brillantemente tutte le prove. Lasciamo a voi l’onere di testarlo al mare…
La Sirah, Tenuta Lenzini: c‘è un Gragnano che non è quello più celebre del Napoletano, ma una frazione più piccola e meno nota, del Comune di Capannori, a est di Lucca. Non deve sorprendere un syrah a queste latitudini, rafforzato e personalizzato dalla conduzione biodinamica che Benedetta e Michele hanno voluto dare alla cantina, rilevata poco più di dieci anni fa. L’uva syrah ce l’ha portato la storia, insieme al merlot, all’alicante bouschet e al cabernet coltivati in tredici ettari, di sabbia e argilla, di sole e vento. La Sirah di Tenuta Lenzini non tergiversa in ammiccanti profumi banalmente speziati, non si dilunga in panegirici senza contenuto. Annusato, sorseggiato, goduto, bum. Piace moltissimo, alla redazione tutta, e siamo certi piacerà anche a voi, rendendo un po’ meno amara la delusione di vivere una estate di mondiali senza Nazionale.
Asprinio di Aversa Atellanum, Masseria Campito: “Non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprinio: nessuno. Perché i più celebri bianchi secchi includono sempre, nel loro profumo più o meno intenso e più o meno persistente, una sia pur vaghissima vena di dolce. L’Asprinio no. L’Asprinio profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchezza totale, sostanziale, che non lo si può immaginare se non lo si gusta… Che grande piccolo vino!” erano le parole di un entusiasta Mario Soldati sul bianco aversano, e rendono appieno l’idea di quanto l’accoppiata estate-asprinio sia perfetta, come John e Yoko, come Ginger Rogers e Fred Astaire, come Sandra e Raimondo. Lime e bergamotto nell’impatto agrumato, glacialmente fresco nella sua acidità, ammandorlato nel suo appagante finale. Abbiatene senza riserve su ogni tipo di frittura, sulla pizza e su tutti i piatti freddi estivi.
Cerasuolo d’Abruzzo, Vino della Rosa: bella davvero l’idea di apporre un fiore su ogni bottiglia, un packaging azzeccato e convincente, grazie alla eleganza senza tempo della sua protagonista, la rosa. L’azienda teatina ci propone un cerasuolo sui generis, dove il contatto con le bucce è stato appena accennato. Il risultato, oltre che nel colore rosato tenue, è di un vino che molto si avvicina ai vin gris provenzali, con scatti sapidi e accelerazioni minerali al palato degne del miglior Usain Bolt, e un frutto rosso mai egocentrico, ma perfetto co-protagonista. Accompagnarlo alle crudité di mare sarà cosa buona, giusta e certamente goduriosa.
Prié blanc, Ermes Pavese: paglierino molto chiaro, sbuffi primari di fiori bianchi e succo di agrumi gialli. Non molto impegnativo il sorso (del resto, chi ha voglia di impegnarsi in estate?), si fa preferire per acidità, precisione e appagamento. Perfetto per un aperitivo in spiaggia, ma come quelle vocine superveloci alla fine delle pubblicità dei medicinali, ci sentiamo di suggerirvi anche noi “è un vino estivo, può avere effetti nostalgici, usare in inverno con cautela”.
Piante/Sparse, Ayunta: non siamo così spericolati da proporvi in un articolo come questo improbabili Muller Thurgau o Riesling invecchiati. C’è tempo per quelli, specie per i riesling. L’estate richiede la bevibilità, il vino da cannuccia, senza – ça va sans dire – scadere nella banalità. Basta chardonnay dritti e impersonali, vade retro vermentino ciccioni buoni solo per scorpacciate di pesce fritto. Vogliamo bere, freschezza come se piovesse e generosità di territorio. Filippo Mangione conduce Ayunta con grande rispetto per il passato: di tanto in tanto i vignaioli piantavano “un pedi” di uva a bacca bianca in un vigneto prevalentemente a bacca rossa. Da queste viti a macchia di leopardo nasce Piante/Sparse, un blend di Carricante e Catarratto, naturalmente armonico, un link ancestrale tra uomo e territorio: un vino la cui ricetta è costituita solo da uve e tempo, cento anni fa come tra cent’anni.
Fieno di Ponza Rosso, Antiche Cantine Migliaccio: trovare un vino rosso che si presti ad accostamenti con preparazioni di pesce non è mai impresa facile. Se il vino in questione è peraltro recensito come ideale compagno di carni rosse, l’azzardo rischia di sconfinare nel suicidio enogastronomico. Eppure, non c’è nulla di più soggettivo del vino, e ogni bottiglia ce lo conferma. Le Antiche Cantine Migliaccio di Ponza sono ben note per la loro Biancolella, retaggio del lascito borbonico, per cui il Fieno rosso rischia di passare in sordina. Tuttavia, la sua pronta beva, una freschezza esuberante (che però non è immaturità), la mineralità che è la somma di mare e pietra, unitamente a passaggi non invasivi in cantina, ci donano un prodotto fortemente espressivo senza essere eccessivamente strutturato, quasi delicato. Queste caratteristiche lo rendono un valido partner per una tagliata di tonno appena scottata, il suo bouquet assortito di fiori e frutti rossi e neri, elegantemente accompagnati da sensazioni di freschezza potranno essere ben apprezzati nell’estate alle porte.
Chambave Muscat, La Crotta di Vegneron: ebbene sì, un altro vino valdostano per l’estate al mare. Sì perché la roccia e i pendii assolati della più piccola regione italiana, con gli esuberanti aromi del vitigno, ci donano un perfetto compagno per i nostri aperitivi estivi, un’esplosione di fiori bianchi e gialli, con note di frutta gialla mediterranea e tropicale che possono perfettamente accompagnare entrèe in un buffet al mare. Possiede inoltre sentori più erbacei, che ci evocano i prati falciati della Val d’Aosta, e una chiusura non eccessivamente ammandorlata. Se siamo a corto di bollicine, possiamo virare senza troppi rimpianti verso questo vino per dare il via ad un pranzo estivo.
Chimbanta Badde Nigolosu, Tenute Dettori: …e se un giorno dovesse piovere? Se volessimo scappare dalla calura delle spiagge per l’arietta della collina? In supporto al piano B arriva l’incredibile vulcanicità di una bottiglia come il Chimbanta, espressione dell’autoctona uva Monica tra le più pure e cristalline che esistano, da far tornare sui propri passi anche un astemio appena convertito. La bottiglia vibra di vitalità, l’energia che possiede chiama in causa tutti i nostri sensi. E’ un rosso potente, di grande struttura e complessità. Ma non necessità di un’evoluzione infinita, le note giovanili sono parte importante per la sua riuscita e gli aromi fruttati anche. Ideale per accompagnare una serata a base di carne, dove la pecora in umido è la protagonista. È un vino uguale a nessun altro, il vigore non è mai austero, l’essenza mediterranea con le sue mille erbe aromatiche è ben presente e armonizzata e lo connota indubitabilmente. Il calore che possiede è importante (oltre i 15°). Non esiteremmo troppo neanche a valorizzarlo come vino di meditazione, a tutto pasto così come dopo pasto. Purché ci sia.
P.S. Avremmo volentieri scritto di tanti altri vini che meriterebbero di essere bevuti in questi mesi caldi, ma se la vostra sete…di scoperta non dovesse essere passata, potete consultare il nostro calendario degli eventi. L’Italia, soprattutto in estate, è piena di manifestazioni, piccole o grandi, che di certo troverete qualcosa nelle vicinanze della vostra località vacanziera!