Come si fa a non amare il Giappone
Chi c’è stato non vede l’ora di tornarci e chi non l’ha mai visitato sogna di poterlo fare!
Io appartengo alla prima fortunata categoria e mi sono innamorata del Giappone, delle sue tradizioni e della sua cucina.

Se poi si deve sperimentare come i piatti del sol levante si abbinano al vino… beh… ci “sacrifichiamo” più che volentieri!
Ecco perché io e Gabriele giovedì 14 luglio eravamo in pole position al bancone della nuova vineria Tut a Post, di Milano per la serata “Bollicine e cucina casalinga nipponica”, in collaborazione con Casa Masa.

Lo chef Masaaki proponeva i seguenti piatti, composti da diversi, curiosi assaggi:

1) giappocaprese (pomodoro, mozzarella, avocado con salsa di soia e wasabi), rotolini di bresaola con crema al caprino e wasabi, pinzimonio di verdure con salsa di yogurt e miso (condimento derivato dai semi di soia gialla)
2) spiedini di cetrioli e ravanelli con umeboshi (condimento a base di prugne salate), insalata di rucola  e germogli di barbabietola in salsa di sesamo, daikon (ravanello giapponese) agrodolce
Entrambi in accompagnamento a onigiri (palline di riso) grigliati.
Che dire, un menù dai sapori molto particolari, intensi e persistenti. Proprio per questo, scandagliando gli scaffali,  io e Gabri abbiamo deciso di provare l’abbinamento con vini dai profumi intesi e aromatici, nonché dotati di una certa struttura.

La nostra prima scelta è ricaduta sul Sauvignon Vigna Petrussa.
Il naso è nervoso, teso, classico sauvignon italiano dell’Est dove le note di peperone, di pomodoro verde, di spezie aromatiche e pesca gialla sono tutte lì, tutte pronte, tutte a disposizione. Un classico insomma. Bocca pronta e, se servito alla giusta temperatura, ovvero appena più caldo del normale, ne prende in equilibrio gustativo. Fresco ma sostenuto da un adeguata struttura.
Estremamente sauvignon. 
Per il secondo calice siamo andati in Alto Adige con il Gewurztraminer di Laimburg.
Naso dai profumi caratteristici, ma delicati; litchi, fiori bianchi, una nota quasi amarognola e sul finale anche sentori vegetali. L’ingresso in bocca è piacevole, vellutato e sapido. La chiusura è meno fine per via di un alcol un po’ sgraziato, che l’acidità non riesce a bilanciare.

Proviamo entrambi i vini in abbinamento con i piatti. La battaglia è davvero ardua per i vini che in quasi nessun caso riescono ad armonizzarsi e smorzare i sapori forti dei piatti giapponesi, in particolare con il daikon con la buonissima, ma inabbinabile salsina agrodolce e “agliosa”.

In ogni caso le sfumature vegetali del sauvignon si abbinano piacevolmente con gli spiedini di cetrioli e ravanelli e con il pinzimonio di verdure.
Il gewurztraminer, invece, servito ad una temperatura un po’ più alta de normale in modo da esaltarne le morbidezze,  lo serviremmo con l’insalata di rucola e germogli di barbabietola in salsa di sesamo o con gli onigiri. 

Insomma una cucina con piatti che danno del filo da torcere.
Ma l’abbinamento perfetto c’è eccome, ed è quello per tradizione… con cosa?
Ma con il Sake!!! Che amalgama tutti i sapori, lasciando la bocca pulita e appagata.
L’abbinamento migliore è con gli onigiri… mi scappa un commento: riso su riso è la morte sua!!

Sayonara!!!