Non è sempre facile capire i vini di Montalcino. Ancora meno facile, spesso, è interpretare la rotta che l’annata traccerà loro. Il tempo regala sorprese, in questo senso.
Mercoledì scorso sono stato invitato al Ristorante VUN del Park Hyatt Milano e non ho timore a dire che la degustazione dei vini Ciacci Piccolomini d’Aragona, tenuta da un Luca Gardini più espressivo che mai, mi ha colpito.
Vi sintetizzo il perché: con l’annata 2014, per esempio, ritenuta difficile, pessima o orribile a seconda della latitudine, Ciacci Piccolomini ha creato un Cru di Rosso di Montalcino davvero delizioso. Certo, non neghiamolo: non ha la profondità né lo stile delle annate più fortunate, ma vi assicuro che era un bel vino. Pulito, preciso, beverino. E vogliamo parlare dell’annata 1999? Annata calda, ritenuta “cotta” da più parti: eppure “il manico” ed il terroir hanno reso il vino tutt’altro che materico e marmellatone.
“Ciacci è Ciacci“, esordisce Luca, presentando Paolo Bianchini, ex ciclista professionista, erede della famiglia che dal 1985 conduce la storica azienda. Paolo ci racconta che il padre, scomparso nel 2004, gli ha lasciato un’azienda che tutt’oggi è ancora a conduzione familiare, con 42 ettari su Montalcino e 13 su Monte Cucco. Con Bianchini interviene Paolo Vagaggini, l’enologo, a cui Bianchini riconosce il merito di essere giunto in azienda e di aver subito interpretato un ruolo di squadra, lontano da individualismi: “Il ciclismo mi ha insegnato che puoi essere forte quanto vuoi ma senza la squadra non vai lontano.”
Ed ecco sinteticamente le note di degustazioni di Luca Gardini, essenziali e geniali, addirittura tranchant, in certi casi:
Rosso 2014: polverosità di lampone, in questo vino non parliamo di intensità ma di profondità; frutta a polpa gialla, poi arriva il floreale, una rosa delicata, un po’ di spezie. Punti di forza del Sangiovese: acidità e tannino. A Castelnuovo dell’Abate il punto di forza è il sale, il sale di Cervia. Tannino un po’ magro, per via dell’annata.
Rossofonte 2014
Siete i primi a berlo. Up-e-down di acidità e dolcezza, fragolina, si sente la vigna, che c’è una selezione differente. La parte floreale è importante: polverosità e naso fresco, quasi balsamico. Tannino croccante e sorso ammandorlato: si percepisce che questo vino proviene dalla parte più assolata delle vigne perché il sole addensifica, ricordatevelo!
Brunello di Montalcino 2011
Annata dell’immediatezza: nei primi anni dà il meglio ma tiene anche col tempo. Pesca gialla, spezia e sapidità, balsamico e un bell’aroma di china. Spezia dolce e piccante, zenzero: pulito, verticale.
Brunello Vigna di Pianrosso Riserva S. Caterina d’oro 2010
Un grandissimo vino. Piogge perfette, escursione perfetta. Eleganza data dalla visciola zuccherina, parte fresca dell’alloro, tanto sale ed eucalipto, ha un open di apertura. Di grande espressività.
Brunello di Montalcino Vigna di Pianrosso 1999
Annata molto calda, grande maturazione, annata in cui è stato difficile trovare il momento giusto per fare la vendemmia. Naso di torrefazione, di salamoia, oliva nera, in bocca c’è ancora il sale, è evoluto: ricordate che l’annata calda omogeinizza prima il tannino.